Capitolo 9

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È l'alba di sabato 11 novembre 1628 quando i tre viaggiatori giungono sull'altra sponda del lago dove li attende un barroccio che li conduce a Monza. Dopo aver mangiato Renzo a malincuore parte per Milano mentre le due donne si recano dal padre guardiano a cui fanno leggere la missiva di Fra Cristoforo. Il cappuccino decide quindi di accompagnarle dalla Signora. La Monaca di Monza, una donna di circa venticinque anni il cui padre è il più importante signore della città, appare alle due donne bella ma sfiorita e, dopo aver accettato di ospitarle, chiede di essere lasciata da sola con Lucia. A questo punto Manzoni si interrompe sostenendo che piuttosto che narrare il confronto tra le due, preferisce raccontare ai lettori la storia della Signora. Gertrude, questo il suo nome di battesimo, è stata cresciuta da sempre con la convinzione che prendere i voti fosse il suo destino, per questo i suoi giochi avevano lo scopo di ricordarle la vita nel chiostro e a sei anni era stata rinchiusa nel monastero. Scoperto ben presto di non essere adatta a quella vita, la ragazza scrive al padre senza però ricevere alcuna risposta e, tornata a casa per un breve periodo, viene stata trattata come un'indegna. Durante questo tempo soltanto un paggio le mostra gentilezza. Proprio a lui Gertrude si decide a scrivere un biglietto che, però, viene scoperto e ha il solo effetto di causare il licenziamento del servo e la sua reclusione in una delle stanze del palazzo. Sola e minacciata di venir ulteriormente punita in seguito, la ragazza scrive di nuovo al padre implorando il suo perdono.

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