ɪɪ - ᴄᴀɴ ᴍᴀᴋᴇ ᴀ ʜᴇᴀʀᴛ ᴏᴘᴇɴ

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Quando usciamo dall'host club, la prima cosa che faccio è avvicinarmi a Sugawara, che ancora in divisa da barman, ad occhi bassi stringe una borsa, con i suoi vestiti, tra le dita.
Indico a Kageyama la portiera della macchina con la testa, ci si infila in silenzio. Mi piace che esegua i miei ordini, anche se viene pagato per questo, i suoi occhi addosso sono una bella sensazione.

«Posso chiamarti Suga?» Azzardo piano, di fianco a quest'ultimo, che accenna un lieve sorriso, ma rimane in silenzio. «Il tuo capo ti ha venduto a me, anzi, a Daichi.» Lo indico con la testa. «Vorrei che tu lavorassi come barman nel mio dipartimento, la casa non hai bisogno di cercarla, ti darò uno dei miei appartamenti e dovrai lavorare sodo. Ci stai?»

Suga annuisce, per la prima volta parla. La voce trema un po', ma i suoi occhi sembrano far trapelare una strana sicurezza nelle parole.

«Prometto di impegnarmi, Hinata Shoyo.» Conferma con la borsa tra le mani, poi guarda Daichi. «Anche con -»

«Non voglio che tu sia la mia puttana.» Borbotta Daichi, con un po' troppa enfasi. «Voglio solo un host, qualcuno che mi faccia compagnia la sera quando sto a casa mia.»

«Mi sembra che abbiamo trovato un accordo, no?» Aggiungo, con voce bassa. «Daichi accompagniamo prima Suga all'appartamento, poi ci lasci alla festa.»

Entro nella macchina, Kageyama sembra risvegliarsi da uno stato di torpore, si alza con la schiena da contro i cuscinetti dei sedili. Non parla, accenna un lieve sorriso.
Chiudo la portiera e distendo le gambe in avanti, quando Daichi fa sedere Suga al suo fianco, il vetro nero mi rinchiude fuori dalla loro conversazione e mi sta bene, non voglio ascoltarli, non con Kageyama che mi fissa incuriosito, le mani nelle tasche del pantalone.
Intravedo l'ombra del tatuaggio sul petto, è un corvo. È identico al mio corvo, quello di Daichi, di Nishinoya.

Era parte del Karasuno?

Ringrazio di avere un vetro nero oltre la testiera dei sedili dove sono seduti Daichi e Suga, prima di prendere la parola.

«Tu eri un corvo.»

«Si, lo ero.» Conferma Kageyama, che sembra essere a conoscenza di tutto, forse anche di chi sono. «E tu sei il loro capo.»

«Da dodici anni.» Aggiungo, con un ghigno. «Non ho mai sentito il tuo cognome.»

«La mia famiglia è stata disconosciuta dopo l'incidente a Tokyo di quindici anni fa.»

Ricordo perfettamente l'incidente di Tokyo, la merce persa per colpa di un ragazzino. Forse, era suo padre?
Mia madre non ha mai avuto spasimanti fissi, ma il suo cognome, la sua reputazione, l'incidente, non possono non essere la causa del motivo per cui è finito a fare l'host.

«Puoi sempre farti riconoscere, se fai il bravo con me.» Azzardo a bassavoce, con la sigaretta elettronica nella mano. «Ti piace l'idea?»

«Non vado a letto con i miei clienti, è la mia regola.» Ridacchia Kageyama, che si appoggia allo schienale di pelle, guarda fuori dal finestrino. «L'ultimo è stato bandito dal club perché continuava a chiedere di potermi comprare.»

«Non è impossibile comprare un host.»

«Ma io sono un host diverso da quelli che conosci, chiunque paga cifre sproporzionate per me.» Ride ancora, i suoi occhi blu scorrono sul mio corpo, mi piace ancora di più. «Il tuo bodyguard ha pagato bene il mio capo.»

«Lo immaginavo, non preoccuparti.»

Daichi lascia Suga al suo appartamento, lo affido alle mani di Yamaguchi. La macchina riparte, ma stavolta verso la villa di Bokuto.
Non mi interessa molto partecipare alla festa, per oggi vorrei non essere solo Hinata Shoyo, e Kageyama mi incuriosisce parecchio.

 ☽ 𝗶 𝗰𝗼𝗿𝘃𝗶 𝗰𝗵𝗲 𝗻𝗼𝗻 𝘀𝗮𝗻𝗻𝗼 𝘃𝗼𝗹𝗮𝗿𝗲 ᵏᵃᵍᵉʰᶦⁿᵃDove le storie prendono vita. Scoprilo ora