☽ 𝗶 𝗰𝗼𝗿𝘃𝗶 𝗰𝗵𝗲 𝗻𝗼𝗻 𝘀𝗮𝗻𝗻𝗼 𝘃𝗼𝗹𝗮𝗿𝗲 ᵏᵃᵍᵉʰᶦⁿᵃ

xɪx - sɪᴅᴇ sᴛᴏʀʏ | ɪᴡᴀᴏɪ

Il cielo è limpido stasera, le stelle formano un arco luminoso sopra di me, quando arrivo alla macchina parcheggiata davanti al burrone.

Da quando Iwaizumi è diventato un corvo, la maggior parte delle serate le passiamo insieme, se non in macchina qui, nel mio appartamento dietro al distretto.
Iwaizumi è silenzioso, con le dita si massaggia il braccio, su cui si intravede il tatuaggio guarito, quello del corvo del Karasuno, che si è deciso a fare prima di Natale.
Non me ne parla, ma credo che risenta di questo cambiamento nella propria vita, da quando Ukai è stato ucciso. Non ha mai avuto una famiglia, oltre Kageyama e Tsukki, ma entrambi sono legati a qualcun'altro, non posso badare al fratello insicuro che mi sta davanti. Perché Iwaizumi è la persona più fragile che conosco, e anche se non sa ammetterlo a se stesso, io vedo chiaramente la delusione e la paura che lo logora da settimane, alla sola idea di rimanere da solo per sempre.
Iwaizumi è sulla soglia dei trent'anni, come qualsiasi essere umano cerca un po' di conforto. Credevo l'avesse trovato in me.. adesso, con un sacchetto di birra e dei tramezzini del combini, non sono sicuro che possa definirmi come il suo futuro.
Io ho sedotto Iwaizumi, per i suoi occhi scuri, le labbra carnose che immagino di vedere posate sulle mie, le mani ruvide pronte ad accarezzarmi il collo e qualcos'altro. Io ho giocato con il suo cuore, la sua mente, le sue stesse decisioni per uccidere quel figlio di puttana di Ukai.

Io non sono un santo, io ho saputo giocare bene le mie carte.

E adesso, non riesco ad ammettere di essermene innamorato. Il suo animo freddo, quello sguardo infastidito e carico di malizia, che mi dedica sempre, prima di strapparmi i vestiti di dosso per farmi gemere ad alta voce il suo nome, tra le mie stesse lenzuola sfatte.

Salgo sul cofano, a fianco ad Iwaizumi, che alza lo sguardo dal telefono, sulle labbra un sorriso divertito nel mentre che posiziona il sacchetto della cena di lato.

Infilo la mano tra i suoi capelli, per attirarlo verso di me. Non mi bacia, mi respira addosso, come se fosse senza fiato, la mano stretta dietro la schiena per non farmi sfuggire.

Iwaizumi non va a letto con chiunque, io sono il suo giocattolino preferito da quando ho varcato la porta dell'host club. Io sono la sua scelta, anche se i suoi occhi lo tradiscono e chiedono io ne valgo la pena? a quella stessa persona che si è innamorata di lui, ma a cui non sa dichiararsi per la paura di soffrire.

L'amore è sempre sembrato una meta irraggiungibile, dal primo momento con cui mi ci sono scontrato.

È stato Shoyo a farmelo scoprire una notte, appena finiti a letto insieme, da ubriachi, senza rendermene conto mi aveva già travolto. Ci sono volute settimane per bloccare le mie mani, che cercavano di sfiorarlo, ore passate davanti a pub per cercare una puttana con cui passare la notte insieme e passare oltre.

Noto Iwaizumi allontanarsi dalle mie labbra, con le dita stringo il colletto della sua camicia. Mi guarda perplesso, d'istinto sorrido e sussurro piano.

«Non me lo dai il bacio del bentornato? È da tutto il giorno che non ci vediamo.»

«Non stiamo insieme, Oikawa.»

«Io voglio stare con te, Iwa-chan.» Ammetto a bassavoce, e forse me lo lascio sfuggire perché questo vomito di parole non riesco più a trattenerlo, dopo essermi fatto girare come un calzino da lui la notte scorsa. «Tu non vuoi stare con me?»

Iwaizumi ancora sorride, lentamente abbassa la testa all'altezza del mio viso, mi prende quest'ultimo tra le mani, per strofinare piano il naso sulla mia guancia arrossata dal freddo.

Stringo le braccia dietro la sua schiena, quando sale a cavalcioni su di me, di proposito per strofinarsi sul cavallo dei miei pantaloni già gonfio.

Non mi ha mai parlato del suo rapporto con Kageyama e Tsukki, ma so tirare le somme e ho capito che non deve essere stata facile. Erano troppo giovani, non ancora in grado di prendersi cura l'uno dell'altro.