L'orologio segna le due e mezza del mattino, il ticchettio è fastidioso, ma non quanto i miei stessi pensieri.
Percorro il breve tratto dal tavolo alla porta della cucina, con le dita accarezzo la testa di Andy, il nostro labrador di appena tre mesi, che dorme nella sua cuccia da un'ora.
Di solito, non aspetto mai Asahi quando deve fare dei turni notturni al distretto con Oikawa. Ad eccezione di oggi.. per colpa della mia stessa paura di dormire tra le coperte sfatte del nostro letto.
Il rumore della chiave che gira nella serratura, i passi pesanti dietro la porta.
Mi avvicino per sporgermi dallo stipite, lo osservo sfilarsi le scarpe con lo sguardo basso, i capelli castani rinchiusi in un codino basso, tenuti saldi dalla fascia bianca al di sopra. Il viso è stanco, come ogni giorno, da quando Hinata l'ha promosso di livello per lavorare anche con il Nekoma, le ore di lavoro sono aumentate e il tempo da passare insieme è diminuito.
È da quasi tre settimane che non passiamo ore a rotolarci nelle coperte, non solo a fare sesso, anche se ammetto che mi mancano parecchio le sue mani su di me. È sempre stanco quando torna a casa, dopo le ore pomeridiane al distretto, io non sono poi così sveglio da riuscire ad avere le forze per ribattere e mi addormento senza rendermene conto, perfino se gli prometto di aspettarlo.
«Ma... sei ancora in piedi?» Sussurra piano, prima di accarezzarmi la guancia con un dito, il suo viso all'altezza del mio. «Andy non ti faceva dormire?»
Allungo le braccia dietro al suo collo, e Asahi sembra comprendere a pieno quel gesto. Mi prende da sotto le cosce, per tirarmi sul suo corpo. Mi lascio cullare dalle sue carezze, nel mentre che incastro il viso contro la sua guancia, su cui percepisco l'accenno della barba.
È questo che mi piace di Asahi. Per tutti, è come un adulto fin troppo cresciuto, ma per me rimane un bambino a cui aggrapparmi quando le mie energie giornaliere terminano.
«Ho fatto un incubo.» Ammetto sottovoce, prima di stringermi ancora di più al suo collo, per nascondere il rossore sulle guance. «Non sono più riuscito a prendere sonno...»
«Ti sei addormentato sul divano?»
Asahi mi conosce perfettamente, la sua è una domanda retorica, perché mi tiene stretto maggiormente quando incomincia a dirigersi verso al bagno del piano inferiore, quello con la vasca, in cui ci rifugiamo la domenica sera dopo cena. È una tradizione.. per stare insieme.
«Perché non parli con Hinata per prendere appuntamento da una psicologa?»
«Sai che i miei incubi non... non hanno senso.» Mormoro piano, a testa bassa, non appena mi fa sedere sul bordo della vasca e con la mano libera apre il rubinetto dell'acqua calda. «O forse dovremo cambiare il divano.» Azzarda Asahi, dopo avermi dato un bacio sulla testa. «Deve essere maledetto quel divano.»
È da sette anni che ci siamo trasferiti in questa casa, ma ancora non mi sono abituato a stare tra queste mura con Asahi.
Da quando mio nonno è morto... è tutto cambiato. Non sono riuscito a fargli conoscere Asahi, per paura di poterlo deludere, se solo otto anni fa fossi riuscito a dirgli di essere.. quello che sono.
Non mi definisco, so solo di amare Asahi come non mi è mai capitato con altre persone. A malapena è entrata una ragazza nel mio letto, tranne Asahi che ha saputo fare più di questo. Di lei.. ricordo solo.. il nome.. Kyoko. Di Asahi, mi ricordo tutto. Il suo colore preferito, il dentifricio che preferisce, la sua spezia preferita nel ramen che cuciniamo insieme ogni sabato sera.«Non mi ricordo il sogno... di nuovo...» Aggiungo sottovoce, prima di sfilarmi la maglietta del pigiama e i boxer, davanti ad Asahi che si spoglia e infila i vestiti sporchi nella cesta vicino al lavandino. «E se fosse sempre mio nonno... ?»
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☽ 𝗶 𝗰𝗼𝗿𝘃𝗶 𝗰𝗵𝗲 𝗻𝗼𝗻 𝘀𝗮𝗻𝗻𝗼 𝘃𝗼𝗹𝗮𝗿𝗲 ᵏᵃᵍᵉʰᶦⁿᵃ
أدب الهواة➯ ᴋᴀɢᴇʜɪɴᴀ + sɪᴅᴇ sᴛᴏʀʏ ➯ ᴍᴏʙ !ᴀᴜ ➯ ᴄᴏᴍᴘʟᴇᴛᴀ ──── ⋆.•☆⋆.• ──── Hinata Shoyo è l'erede del Karasuno. La sua città, gli affari, i distretti sono le pedine che lo proteggono dai nemici. Sa come usare una pistola, ricava info...