ᴠɪ - ᴄᴀɴ ʏᴏᴜ ʜᴇᴀʀ ᴍʏ ᴠᴏɪᴄᴇ ᴛʜɪs ᴛɪᴍᴇ?

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La festa di Capodanno organizzata da Yaku e Lev è un totale caos. Entro dalla porta principale, con Kenma e Kuroo al mio fianco, mentre Kageyama si guarda intorno incuriosito, le mani nelle tasche dei pantaloni neri.

Nessuno si è vestito come a una festa elegante, questo mi piace. Ci sono ragazze del distretto che ballano sul tavolo, Nishinoya che trascina Asahi verso il tavolo degli alcolici, per mano, prima di bloccarsi e venirci incontro tra le risate. I suoi capelli sono ordinati, la punta bionda spicca tra i capelli castano, quando Asahi si premura di premerlo verso di sé, fianco contro fianco, il viso all'altezza della sua testa.

«Asahi aveva fatto una scommessa con Daichi!» Esclama Nishinoya, che prende per mano Kenma, e poi me, e trascinarci in un angolo della villa affittata. «Mi sa che ha perso.»

Seguo il suo sguardo e noto Daichi, premuto contro Suga, addosso a un muro bianco, tra la folla di reclute del Nekoma che beve, senza curarsene. Intravedo la mano piccola di Suga allungarsi sotto la maglietta nera di Daichi, il suo sorriso estendersi piano, quando si distaccano lentamente per riprendere fiato.

D'istinto cerco Kageyama alla mia destra, lo vedo appoggiato contro una vetrata con la schiena, la camicia azzurra aperta sul petto, l'ombra del tatuaggio. Non sembra prestare particolare attenzione alla conversazione tra Asahi e Kuroo, infatti i suoi occhi blu sono fissi su di me.

Guardami e desiderami, io posso essere tuo vorrei ripetere nella sua testa.

Non abbiamo più parlato di ciò che è successo questa mattina. Si è rinchiuso in camera, è uscito preparato all'ora stabilita che Bokuto gli ha raccomandato da dietro la porta.
E va bene, io non posso pretendere che mi veda oltre Hinata Shoyo. Il muro che mi sono creato è indistruttibile, io sono il boss del Karasuno e non posso rimanere nell'ombra, se lui dovesse diventare la mia arma, non potrebbe essere nient'altro che un bersaglio.
Io ero un bersaglio, mia madre me lo ripeteva sempre durante gli allenamenti. Non sapevo cosa significava, fino a quando non hanno provato a picchiare Nishinoya al porto, durante uno scambio, prima che intervenisse Asahi con Oikawa e Daichi a fermarli.
Nishinoya ne aveva ricavato qualche graffio, un livido sotto l'occhio. Non era ancora pronto per essere sbattutto fuori dalle reclute.
La volta dopo è toccata a Daichi, che è stato costretto a rimanere in ospedale per tre settimane, a causa di un'imboscata all'asta dove ho incontrato Kenma, con Kuroo, il suo nuovo giocattolo, come mi ripeteva, dopo quasi due anni in cui avevamo deciso di chiudere la nostra strana relazione. Non ci credevo a quei tempi, neanche adesso lo faccio, Kuroo non è mai stato il suo giocattolo.
Il turno di Bokuto è arrivato meno di un mese fa, davanti all'host club, quando avevo appena ucciso una spia di Nekomata, per avere delle informazioni. Non è un segreto che sia l'assassino degli host che uccide per degli scambi con i clienti, ma questa volta ho messo a tacere qualcuno del clan contro cui lotto da quando sono appena nato, è un bel traguardo per Hinata Shoyo.

«Che cosa avevate scommesso?» Domanda Kenma, con disinteresse, nel mentre che estrae la switch dalla tasca della felpa, per accenderla. «Che non pomiciavano alla festa?»

Nishinoya scuote la testa, poi indica ancora i due con la testa.

«Avevamo scommesso che Daichi non sarebbe venuto qui a chiedere al capo di sposare Suga.»

Sbatto le palpebre, prima che possa formulare una risposta a quell'affermazione una mano, che ben conosco, mi tocca la spalla.

Incontro gli occhi scuri di Daichi, che si passa le dita tra i capelli corti, la mano libera tiene stretto contro al fianco Suga, le guance arrossate quanto le labbra schiuse, quando il primo prende parola per smorzare l'attimo di silenzio insostenibile.

«Noi ci vogliamo sposare... capo.» Daichi deglutisce, la sua mano si intreccia con quella di Suga. «Vorremmo avere la tua benedizione e vorrei lavorare di più.»

 ☽ 𝗶 𝗰𝗼𝗿𝘃𝗶 𝗰𝗵𝗲 𝗻𝗼𝗻 𝘀𝗮𝗻𝗻𝗼 𝘃𝗼𝗹𝗮𝗿𝗲 ᵏᵃᵍᵉʰᶦⁿᵃDove le storie prendono vita. Scoprilo ora