xxɪɪ - sɪᴅᴇ sᴛᴏʀʏ | ʏᴀᴋᴜʟᴇᴠ

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Questa è l'ultima one shot della storia.
Ammetto di essere tentata di scrivere una nuova fan fiction, con i Kagehina di sfondo e altre coppie come principali.
Non garantisco nulla, vi invito a tenere d'occhio il profilo.
Buona lettura!
(E grazie ancora per essere arrivat* fino a qui!)

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Percorro il corridoio che porta verso la camera da letto, tra le braccia stringo Ken, il gatto di Lev, che mi fa spesso compagnia quando torno dal distretto, in attesa dell'ora di cena. Sono sempre da solo durante i pasti, ad eccezione del mercoledì sera.

Lev lavora molto più di me, perché è uno dei bodyguard di Kenma, oltre che l'istruttore delle reclute di quest'anno.
Strofino piano il naso contro quello del piccolo micio e d'istinto sorrido, nel mentre che con la mano libera afferro il telefono nella tasca del pantalone, per appoggiarlo all'orecchio.

«Pronto?»

«Piccolo, ma sei sveglio?» Borbotta Lev, con uno sbuffo, seguito dal rumore delle chiavi della macchina che tintinnano tra le sue dita.

«Non dormo alle dieci di sera, Lev.» Accenno un sorriso, con un piede apro la porta della camera da letto, prima di sdraiarmi sul materasso. Accarezzo il micio con un dito, ma quest'ultimo sfugge a quel tocco, d'istinto sbuffo sonoramente. «Hai fatto scappare Ken.»

«Quel gatto non ti sopporta.»

«Non è vero.» Borbotto contrariato, senza rendermi conto di creare un broncio sulle mie stesse labbra. «Hai finito le lezioni di russo?»

Lev non lavora solo per Kenma, da quasi due anni, si impegna per imparare la sua seconda lingua, il russo, di cui conosce solo il dialetto della città della madre.
L'ho conosciuto durante il periodo di addestramento da reclute, al contrario, io conosco il russo perché è la lingua madre di mia nonna, che mi ha cresciuto per anni, prima di lasciarmi nelle mani sicure di Kenma. All'arrivo in Giappone nove anni fa, Lev a malapena sapeva tradurre i commerci con la società russa che Kenma aveva ingaggiato per la droga da vendere nel porto.
Dato che sono stato il suo senpai, per un tempo davvero lungo, si è imposto di voler imparare il russo, con un'insegnante che non fossi io, perché lo distraevo dal suo compito. Non aveva tutti i torti, ad un anno di distanza in cui era entrato nella porta della palestra, è stato impossibile ignorare i miei sentimenti.
Ho passato ore a discuterne con Shoyo, per arrivare alla conclusione che fosse la cosa più giusta. Se non ti vuole, non puoi obbligarlo da amarti, ma almeno ti leverai un peso mi aveva ripetuto la sera precedente.

Da quel giorno.. è come se fosse cambiata la mia intera vita.

Lev mi ha sorpreso, quel pomeriggio, davanti al box che stava colpendo a pugni in palestra, non ha esitato a mollare i guanti sul pavimento per prendermi il viso tra le mani e baciarmi sulla bocca. Un bacio semplice, a stampo, che mi ha fatto arrossire quanto la tuta rossa che indossavo per l'addestramento.

«Settimana prossima... ho il test.» Ribatte Lev, con uno sbuffo. «Non voglio farlo.»

«Lev...»

«Non lo passerò mai... è la seconda volta che lo provo.»

«Ti posso dare qualche ripetizione privata, amore mio.» Sussurro piano, lentamente scendo dal materasso per dirigermi verso il corridoio e scendere le scale, fino ad entrare nella cucina del piano inferiore. «Quando arrivi, ti aspetta il latte con il miele.» Aggiungo pacato, con un tono più dolce, nel mentre che apro il microonde per infilarci una tazza di latte e con la mano libera prendo il vasetto di miele, per infilzarlo con un cucchiaino. «Lev non sei stupido, questa volta l'esame andrà bene.»

 ☽ 𝗶 𝗰𝗼𝗿𝘃𝗶 𝗰𝗵𝗲 𝗻𝗼𝗻 𝘀𝗮𝗻𝗻𝗼 𝘃𝗼𝗹𝗮𝗿𝗲 ᵏᵃᵍᵉʰᶦⁿᵃDove le storie prendono vita. Scoprilo ora