ATTIMO

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Era passato diverso tempo da quando io e Silvia ci eravamo seduti sul bancone. Le birre si erano moltiplicate a dismisura e sentivo ogni grado salire lentamente nel mio corpo, ero mezzo sbronzo. Tuttavia avevo ancora la capacità di valutare la situazione e ciò che stava accadendo: io e lei continuavamo a ridere e ogni momento mi sembrava idoneo per baciarla. Venivo però preso da un'insicurezza velata che mi rendeva l'azione poco istintiva. Più tempo ci pensavo, peggio era. Il rischio di farsi prendere dai pensieri era tanto. Ciò nonostante mi sentivo libero e leggero come una piuma e le ansie entravano ed uscivano dalla mia testa ad intermittenza. Lei stava molto meglio: il gonfiore dei occhi era sparito e da diverso tempo aveva spento il telefono per evitare ulteriori inconvenienti . Erano passate circa due ore, ed erano volate. Il bar manteneva la sua normale capienza ed io mi sentivo come se tutti ci guardassero, come se fossi il protagonista principale di cui tutti ammiravano ed osservavano le gesta. Convinto, decido di spingere il discorso in un luogo più intimo:

NATHAN"Se avessi la bacchetta magica, cosa desidereresti in questo momento?"

Io ovviamente strapparti quei vestiti di dosso.

SILVIA"Non ho un'idea precisa adesso, perlomeno non lucida. Vorrei sicuramente evadere e sentirmi me stessa per un attimo, per un solo secondo, senza farmi abbindolare dalle circonvenzioni sociali a cui quotidianamente devo sottostare. Amo l'unicità delle cose e assaporare la naturale essenza. Amo gli attimi, quelli puri e sinceri che in questo momento della mia vita, in particolare, non sto vivendo."

Che profondità, io che la consideravo una ragazzina tutta fisico, zero cervello. D'altronde i pregiudizi che spesso sentenzio, sono il male nel mondo e del mio. Quello che sto vivendo oggi mi sta permettendo di elasticizzarmi e di non vedere le cose perennemente in bianco e nero. Continuo a cavalcare l'onda del discorso:

NATHAN"Comprendere e amare l'unicità di un periodo o di un semplice attimo ci rende completi, spiritualmente parlando. Molte volte non ci rendiamo conto della bellezza delle nostre azioni genuine, finiamo per trovare tutto monotono e ripetitivo. Non siamo mentalmente superiori per capire quanto è importante vivere l'attimo nella sua unicità. Il fatto che tu disponga di questa qualità, o perlomeno sei predisposta ad ottenerla, ti rende una persona umanamente superiore."

SILVIA" Ed io che ritenevo i giornalisti persone meccaniche prive di qualità logiche!"

Sicuramente se ti trovassi nuda in un letto, le mie qualità logiche andrebbero a farsi fottere.

NATHAN"anche tu pecchi di pregiudizio."

Il discorso era sottile e interiore allo stesso tempo, mi sentivo al massimo della mia sicurezza, non ci sarebbe stato nulla che avrebbe fermato il mio intento.

Quello di portarmela a letto.

Ormai non potevo nascondermi, avevo percepito le mie pulsazioni e la possibilità di rendere quella serata unica era cocente. Improvvisamente, sento la portiera sbattere violentemente e mi giro di scatto. Vedo un uomo sulla trentina, ben piazzato fisicamente con una camicia di gran manifattura, macchiata di nero nella zona lombare sinistra, un jeans azzurro ben attillato che metteva in risalto le possenti gambe. Infine, un paio di scarpe che a prima vista parevano delle Balenciaga. Al primo impatto, si palesa subito quanto fosse sbronzo. Si dirige verso di noi con una certa goffaggine nel passo. Silvia si alza immediatamente dal suo posto e va nella sua direzione. Per quanto alcol avessi in corpo, in un micro-secondo capisco immediatamente chi è il personaggio in questione: il suo ragazzo.

L'uomo si avvicina minacciosamente a lei e per un attimo immagino che lui la colpisca con un pugno. Fortunatamente, ciò non accade. Tuttavia, inizia a sbraitare e il puzzo di alcol riecheggia in tutto il bar, era whisky:

X" Inutile che cerchi di nasconderti, posso trovarti in un secondo inutile zitella."

SILVIA" Scusami Nico, avevo il telefono spento, mi sono fermata in questo bar perché ero un po' stanca."

NICOLÒ"Non me ne frega un cazzo di quello che fai, sono tornato a casa e non c'era nulla da mangiare. Tu devi obbedirmi e basta!...possibile che non capisci una minchia di quello che devi fare; ero stato chiaro."

Un arroganza tale non l'avevo mai vista in vita mia, certo l'alcol faceva la sua parte in questo caso ma era incredibile l'odio che gli trasaliva nella voce, negli occhi, nelle braccia e pure i suoi vestiti sembravano seguirlo nell'impeto di rabbia. Silvia sta di nuovo morendo dentro, la posizione del suo corpo indietreggiata con le spalle curvate all'interno lo dimostra, è palesemente a disagio. L'entrata del belloccio ubriaco ha rovinato tutto, il mio pessimismo cosmico è tornato più forte che mai e sto iniziando a sudare, merda. Questo stronzo arrogante sta portando via lei e la sua anima pura, la sta avvelenando con una puntura letale. Non si merita tutto questo.

Roberto, che chiacchierava allegramente con due suoi clienti abituali si gira di scatto ed osserva la scena. Si scusa e corre immediatamente al bancone per avvicinarsi e comprendere cosa stava succedendo. Silvia, dopo aver tentato di sviare il discorso, subisce ulteriormente le grida di Nicolò':

NICOLÒ" Adesso quando torneremo a casa, ti faccio capire io come obbedire lurida stronza!"

Roberto, d'impeto, gli risponde a tono:

ROBERTO"Ti sembra il modo di parlare ad una ragazza?"

In quel esatto momento, Nicolò si gira verso Roberto con uno sguardo spiritato pieno di rabbia e ferocia. La parola "spirito" può avere parvenza sia positiva che negativa, nel suo caso assolutamente quest'ultima. Lo avrebbe sbranato, se solo avesse avuto le capacità per farlo. Di scatto, si avvicina con fare minaccioso:

NICOLÒ"E tu chi cazzo sei per parlarmi così?"

ROBERTO"Sono il titolare del pub e fino a prova contraria esigo ordine e rispetto fra i clienti. Quindi o ti siedi e ti comporti in modo civile o qui non c'è posto per te"

NICOLÒ"Se voglio sto posto di merda lo faccio cancellare entro domani, quindi levati dalle palle"

Roberto indietreggia perplesso, per quanto potesse sembrare assurda come affermazione, riteneva potesse essere veritiera. La sua arroganza probabilmente era proporzionale al suo potere. Silvia tenta invano di pacificare la situazione:

SILVIA"Nico calmati, non ha senso arrabbiarsi così, siediti e ne parliamo con calma"

NICOLÒ" Forse non hai capito bene, adesso torni a casa con me. Perché mai dovrei rimanere? Per conoscere lo stronzo con cui mi tradirai?"

Nella sua estenuante arroganza, un fondo di verità c'era.

SILVIA"Perfavore, sto soffrendo, non voglio tornare a casa"

D'impeto, Nicolo tira uno schiaffo che fa roteare Silvia, facendola sbattere in uno dei sgabelli del bancone. Tutti i clienti del pub rimangono sbalorditi e il tempo si ferma improvvisamente . Come se quei secondi successivi all'accaduto non fossero mai esistiti. Quel silenzio assurdo si poteva tranquillamente barattare in una manciata di secondi immobili. La paura mi scorse dentro le membra.

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