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"<Bersaglio puntato> avvisai Yelena mirando una bambina che avrà avuto massimo 10 anni <Ora> urlò Yelena dall'auricolare dandomi il via per sparare ed è lì che io schiacciai quel dannato grilletto.

Mi svegliai col fiatone incredula di quel flashback avuto in sogno, mi alzai dal letto bagnato dal mio stesso sudore e andai in balcone ad accendermi una sigaretta per tranquillizzarmi da quel brutto ricordo. Da quando le mie sorelle, Yelena e Natasha, hanno definitivamente chiuso la stanza rossa e così facendo liberandomi, dei sogni del genere mi capitavano spesso però non ne avevo mai parlato con nessuno, neppure con Yelena o con Natasha, dato che non volevo farle preoccupare per dei stupidi incubi, poi loro avevano troppe cose da fare e di certo non avrebbero avuto tempo per la sorellina impaurita.

Finita la sigaretta, mi preparai per una doccia calda, intanto avevo tutto il tempo del mondo dato che era la vigilia di natale, avrei usato tutto il giorno per rilassarmi e guardare qualche film cine panettone, ma a rovinare i miei piani fu una chiamata.

<Pronto> dissi io rispondendo alla chiamata
<наконец-то (era ora)> sbuffò una voce tanto familiare
<Lena?> domandai io verificando se era lei
<Se no chi? Mi devi fare un favore, apri la porta di casa> ordinò lei
<Per quale motivo saresti davanti alla mia porta di casa?> domandai facendole, volutamente, perdere tempo
<Victoria, apri!> urlò lei esasperata come se la stessi facendo aspettare da ore. Sentii un tonfo provenire dalla porta il che mi dava la conferma che era proprio dove mi aveva detto di essere, così mi arresi in silenzio.

<Ciao sorellona> le sorrisi io con ancora il telefono in mano
<сучка (stronza)> borbottò lei entrando in casa e chiudendo sia la porta che la chiamata dato era ancora rimasta accesa, proprio in quel momento il mio caffè fu finalmente pronto così mi catapultai a prenderlo.

<Vivi in questa topaia?> criticò Yelena girando per il mio piccolo monolocale, accenai un debole sì tra un sorso e l'altro di caffè.
<отстойный (fa schifo)> la insultò
<Dimmi il perchè sei qui> cambiai discorso finendo il caffè e mettendo la tazzina vuota nel lavandino
<Oh giusto, mi dovresti aiutare o meglio devi andare da questa Maya Bishop, in questa serata, che sarebbe oggi, a prendere dei soldi per un lavoro che finirò proprio questa sera> mi spiegò Yelena
<No, vacci tu, inoltre non mi hai manco detto di che lavoro si tratta> dissi accasciandomi distrattamente sul divano. <Devo uccidere un tizio e se tu riscuoterai i soldi te ne darò una parte> cercò di convincermi <Quanto?> chiesi di sicuro molto più interessata
<Cinque mila> sparò lei
<Venti> aumentai sfidandola
<Sette mila?> cercò di farmi accontentare
<Dieci mila o niente> controbattei
<Andata> sbuffò mentre mi strinse la mano con gli occhi rigorosamente al cielo.

...

<Mettiti questo> mi supplicò Lena qualche ora dopo tenendo fra le mani un vestito decisamente scollato <Fa troppo freddo per metterlo> declinai cercando qualche altro vestito nell'armadio
<Mettiti un cappotto> risolse il problema Lena <Visto che quando vuoi sei intelligente> scherzai io raccattando il vestito <Smettila. Piuttosto, Nat dov'è?> chiese curiosa Lena mentre io mi incominciavo a vestire <In una missione con gli Avengers, arriverà questa sera a New York... Non ti ricordi dovevamo andare a mangiare tutte e tre insieme> la informai io occupata a cercar di chiudere la zip del vestito.

<Gli avengers si sono riuniti?> domandò, anche se la risposta era piuttosto ovvia, mentre mi risolse il problema chiudendo lei la zip
<Sì, da quando: il dio del boh ha tagliato la testa all'alieno pazzo,  le nazioni unite hanno ritirato gli accordi di Sokovia> spiegai io indossando finalmente quel vestito che ammetto essere meraviglioso.
<Oh, bene. Possiamo andare?> chiese sviando il discorso, annuii.

Secret love || Kate BishopDove le storie prendono vita. Scoprilo ora