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POV: [T/N]

Se n'era andato.
Mi aveva lasciata sola e in mezzo ai debiti
Gabriel aveva deciso che non ne poteva più: del lavoro, dei debiti, della banca e anche di me.
Aveva fatto le valigie di notte ed era scappato nell'oscurità.
La mattina dopo la sua fuga, mio fratello aveva lasciato sul tavolo una lettera in cui si scusava per aver preso gli ultimi risparmi, che non riusciva a sopportare l'idea di vivere a quel modo, di non potermi vedere sempre a letto a causa della mia salute cagionevole, voleva vivere.
E aveva deciso che per vivere mi avrebbe fatto volentieri morire.
Lui, che per me era sempre stato la luce dei miei occhi, due gocce d'acqua dai lineamenti poco più duri dei miei, stessi occhi, stessi capelli e stesse l'abbra; lo avevo sempre considerato il mio "angelo custode" e adesso... mi aveva tradito, lasciandomi sprofondare in un baratro di disperazione.
Chi si sarebbe occupato di me?
Come avrei fatto a comprare le medicine?
Quanti soldi aveva lasciato?
E la panetteria?
Era stato lui ad avere quell'idea alla morte dei nostri genitori, ma presto c'eravamo dovuti scontrare con la verità che lui, per quel mestiere, non era assolutamente tagliato.
Non sapeva dosare nulla, bruciava il pane, lo lasciava troppo crudo... e così, tutti I clienti che gli avevano dato fiducia all'inizio, pian piano ci avevano abbandonato.
Sconfortata, dopo la sua fuga, avevo passato due giorni a letto e con la febbre alta per lo stress.
Non trovavo alcuna soluzione, fin quando una mattina, sfebbrata e affamata, non avevo deciso di farmi una crostata di albicocche con le cose disponibili alla panetteria.
Avevo letto qualche libro, ma a causa della mia salute, non mi ero mai applicata, inoltre mio fratello non aveva mai voluto che mettessi piede sul posto di lavoro, pensava che la gente, scoprendo che avesse una sorella ammalata, avessero trattato pure lui come un appestato.
Nessuno sapeva di me, della sorella gemella poco in salute.
Una volta che ebbi finito di fare la crostata, aspettai il tempo di cottura; ero stata lenta, mi sentivo sempre senza forze, ma quando finalmente assaggiai la prima fetta, rimasi piacevolmente colpita dal mio lavoro.
Era buonissima!
Ne mangiai due belle fette, sentendomi subito meglio dopo aver messo qualcosa nello stomaco e rimasi lì a pensare...
Se avessi lavorato, avrei aggravato le mie condizioni di salute?
Probabile.
Però avrei avuto i soldi per continuare a camparmi... forse... se avessi deciso di dedicarmi solo ai prodotti dolciari da forno, sarebbe stato tutto più semplice e meno faticoso, se avessi lavorato su ordinazione sarebbe stato tutto più facile.
Ma come avrei potuto fare a risollevare il nome della panetteria?
Sospirando, scesi dallo sgabello del retrobottega e tornando al piano superiore della casa, mi diressi nella mia stanza.
Come panetteria, mezza Encanto sapeva che faceva schifo e l'altra mezza non sapeva nemmeno della sua esistenza, nè della mia, solo di mio fratello.
Alzai lo sguardo e fissando la me sconsolata allo specchio, un'idea che mi sembrò geniale, balenò nella mia testa.
E se avessi preso il suo posto?
Mi afferrai i lunghi capelli, sarebbe bastato tagliarli, fasciarmi il seno, per risultare identico a lui!
Ci pensai un attimo e alla fine, prendendomi di coraggio, presi la forbice sulla mia toeletta e tagliai tutto senza rimpianti.
Una volta terminato, fissai la copia che mi aveva praticamente abbandonata due giorni prima.
Nessuno si sarebbe accorto della differenza.
Presi le mie medicine e forte di questa idea, tornai al piano inferiore.
Quel continuo sali e scendi di scale, mi avevano dato l'affanno, sentivo il cuore tamburelare irritato nel petto.
Avrei dovuto lavorare seduta per tutto il giorno.
Seguendo il ricettario e anche un pizzico della mia fantasia sfornai: torte di mele, crostate di albicocche e ciambelloni al cacao con ganache.
Faceva un po' di caldo, ma bastava che mi allontanassi un pochino per tornare a respirare.
Guardando le mie creazioni, mi decisi ad assaggiare una fettina di ognuno... erano tutte deliziose.
Perché non avevo mai disubbidito a mio fratello? Forse se avessi provato prima, se avessimo scoperto prima questo mio talento, forse lui sarebbe stato ancora con me.
Sentì lo stomaco chiudersi a quel pensiero, forse era tutta colpa mia e della mia malattia.
Mi alzai e lentamente andai alla cassa, era rimasto davvero pochissimo, aveva avuto la decenza di non arraffare pure quei pochi incassi. Aveva in compenso preso la latta con i soldi che io avevo messo diligentemente da parte per le emergenze.
Forse... forse avrei potuto farmi della "pubblicità casalinga".
Presi allora tutte le buste di carta che avevo a disposizione e incartando varie fette di torta, scrissi in bella grafia:
"L'Angelico dolce forno di Gabriel vi aspetta!"
Poi afferrai un cesto e disponendo tutti i sacchettini con garbo, guardai il risultato.
Soddisfatta del mio operato e della mia idea,
con la camicia larga a righe verdi e gialle e i pantaloni marroni di mio fratello, uscì davanti al negozio.
Il sole era davvero caldo ed insopportabile, ma almeno non mi dava problemi di circolazione come per il freddo.
Vidi, da lontano, un ragazzino basso e con la zazzera nera sugli occhi e fischiando con le dita lo chiamai, attirando la sua attenzione.
I suoi occhi neri scintillarono e una volta che fu davanti a me gli porsi il cesto.
<Bussa a più porte che puoi e lascia una busta ad ognuno di loro, mi raccomando, anche alla Famiglia Madrigal.
Quando avrai finito torna qui, ti ricompenserò per il disturbo.>
Forse avevo usato un tono troppo dolce, dato che il ragazzino, che poteva avere si e no undici anni, mi guardò stranito.
Avrei dovuto rendere i miei modi un po' più... mascolini.
Comunque annuì semplicemente, contento dei soldini che avrebbe ricevuto dopo le consegne e afferrando il cesto, sparì subito dopo.
Era l'ora di pranzo, il momento perfetto per convincere qualcuno ad assaggiare le mie creazioni.
Feci per tornare dentro, ma sbattei un paio di volte le palpebre, quando mi ricordai che l'insegna esterna recitava tutt'altro... anche se avessero voluto acquistare qualcosa, i clienti non avrebbero potuto trovarmi, fuorviati dal nome della vecchia panetteria.
Avrei dovuto ripitturare l'insegna, ma solo quando il sole fosse calato.
Così presi un pezzo di carta e scrissi il nuovo nome su di esso ed infine lo applicai alla porta.
Per il momento sarebbe andato più che bene.
Tornai dunque nel retrobottega e risalendo le scale mi riposai in salotto.
Ero già stanchissima.
Avrei riposato un pochino, fortunatamente avevo già mangiato abbastanza dolci, chissà come avrei fatto con quei pochi soldi che mi rimanevano? E l'attività, sarebbe andata bene?
Quando sentii il cuore iniziare ad agitarsi, sospirai pesantemente.
Non dovevo agitarmi o sarei stata male.
Restai così per un'oretta ed infine decisi di scendere nuovamente in bottega, se qualcuno fosse venuto per i dolci, non avrebbe trovato nulla di pronto e avrei fatto una pessima figura.
Scesi così le scale, non le avevo mai fatte così tante volte in una sola giornata e con calma e serenità iniziai a preparare nuovamente ciambelloni, strudel, torte glassate.
Non mi resi conto nemmeno dell'ora, era stato bello e rilassante.
Disposi tutto nelle vetrine e sul bancone e infine mi sedetti attendendo, addentando una mela.
Che cosa avrei mangiato se l'attività non fosse andata bene?
Guardai la mela rossa che tenevo in mano.
Probabilmente mele a vita e forse nemmeno quelle.
Sospirai e quando sentì la porta aprirsi alzai lo sguardo, sbattei gli occhi quando vidi un poncho giallo con dei camaleonti ricamati, due mani che reggevano la mia cesta vuota, l'incredulità che prendeva possesso del mio viso e quando incontrai due occhi verdi, luminosi come le fronde degli alberi attraversate dal sole, la mela mi cadde di mano.
Camilo Madrigal stava reggendo il mio cesto vuoto, davanti la porta del mio dolce forno.
Non riuscì a dire una parola.
Sul suo viso si dipinse un sorrisino divertito e avanzando nel locale, vidi il ragazzino che avevo ingaggiato quella mattina, sbucare dietro di lui.
<Signore, mi ha preso il cesto e ha divorato metà del contenuto della cesta! Non sono riuscito a fermarlo!>
Si lamentò, pensando non gli avessi dato il suo compenso per quella mancanza.
Vidi le guance di Camilo tingersi lievemente di rosso, fu difficile tornare con l'attenzione sul ragazzino.
Aprii dunque la cassa e gli diedi il suo compenso ugualmente.
<Spero vada bene, adesso vai, ci penso io a sgridare questo signore!>
Avevo parlato con un tono di voce il più mascolino possibile.
Tutto contento, il ragazzino afferrò il suo compenso, sgattaiolando via, lasciandomi sola con Camilo Madrigal, che intanto si era avvicinato alla cassa.
Con una mano portò i suoi capelli ricci e lunghi indietro, liberando la visuale, anche se poi ricaddero nuovamente sul suo viso.
Non avevo mai visto un Madrigal prima di quel momento; sempre chiusa in casa, lontano dagli occhi della gente.
Di tanto in tanto mio fratello mi raccontava qualcosa, sapevo tutto della loro storia famigliare e dai suoi racconti sapevo perfettamente chi fosse il ragazzo di fronte a me.
<Hai fatto tu questi?>
Guardò il resto dei dolci esposti, indicandomi con fare curioso.
Annuii.
<Li compro tutti.>
Strabuzzai gli occhi e lui mi sorrise contento.
<Ti... ti sono piaciuti>
<OVVIO! Se ti sto chiedendo di comprarli mi sembra palese! Dove diavolo ti sei nascosto tutto questo tempo? Non assaggio delle torte così buone da anni! Solo mia zia Julieta cucina cose squisite e tu, caro mio, mi hai fatto impazzire le papille gustative!>
Aveva parlato a raffica, gli occhi si erano incendiati e saettavano fra le torte e il mio viso.
Mi afferrò una mano, perennemente fredda a causa dei problemi di circolazione, la sua invece... era bollente.
<Wow, sei gelido! Stai bene?>
Abbassai lo sguardo, cercando di sviare quella domanda.
Mi stava mettendo in imbarazzo e anche se quel contatto fu parecchio piacevole, mi vidi costretta a sfuggirgli.
<Se le compri tutte, non potrò farmi conoscere dagli altri clienti e... come hai intenzione di portartele via?>
Lo vidi sbattere le palpebre stranito e poi lo sentii ridacchiare divertito.
Era davvero un tipo stranissimo e... affascinante, mi faceva provare dei sentimenti contraddittori.
<Per il peso non preoccuparti, Luisa è qui da qualche parte, tu incarta tutto!
Per gli altri clienti... metterò io una buona parole per te. Ti chiami Gabriel giusto?>
Annuii lentamente, come se potessi tradirmi, quel nome non era di certo il mio, avrei dovuto fare attenzione.
Mi afferrò di nuovo la mano.
<Allora davvero molto piacere Gabriel, io sono Camilo Madrigal!>
Di punto in bianco cambiò aspetto, divenendo la mia copia esatta o meglio... la copia esatta di mio fratello.
Il suo calore invase nuovamente il palmo freddo della mia mano, la strinse, continuando a fissarmi negli occhi.
<Ha capito tutto, ha assolutamente capito tutto. Non sono una brava attrice!>
Pensai nel panico più totale.
Quando finalmente tornò col suo aspetto, tirai un sospiro di sollievo.
<Di solito, quando prendo il loro aspetto, le persone sobbalzano spaventate... tu invece non hai fatto una piega.>
Mi scrutò attentamente.
Mi ero tradita.
<Oh... m-mi piace guardarmi allo specchio.>
Camilo sbattè le palpebre un paio di volte, ridacchiando subito dopo.
<Sei un tipo divertente Gabriel... mi piaci!>
Se avessi potuto arrossire, lo avrei di certo fatto.
<Se continui a fare dei dolci così buoni diventeremo di certo amici ed io tendo ad essere davvero appiccicoso quando una cosa mi piace davvero tanto.>
I suoi occhi scintillarono e quando lasciò la mia presa lo guardai inebedita, allontanarsi, per andare verso la porta.
<Fai il tuo prezzo a mia sorella Gabriel, incarta tutto con cura, mi raccomando.
Avrai presto mie notizie!>
Detto ciò uscì dalla porta.
Lasciandomi assolutamente senza parole.

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E sono tornata con una nuova fanfinction su Camilo!
Avevo detto che non ne avrei più scritto e invece... sono un clown🤡
Avrei voluto pubblicare una storia inedita, ma sto cercando di trovare qualche casa editrice interessata, quindi tenete le dita incrociate per me.
Detto ciò, ho deciso di prendermi una pausa scrivendo qualcosa di più leggero e allora perché non una ff sul nostro Madrigal preferito?
Spero vi piaccia e di leggere tanti vostri commenti!

La vostra Beniora.

Doppelgänger [CAMILO  X READER]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora