15. Aspecto

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POV:[T/N]

Non sapevo nulla dell'amore, ma quello che avevo visto in cucina mi era bastato.
Mi era bastato a capire come fosse facile fare certe cose per le persone.
Certe cose così intime, che fossero baci o carezze.
C'ero rimasta male.
Tornai in salotto, ogni passo mi sembrava pesantissimo e il cuore nel petto era un macigno.
Avrei dovuto prendere le pillole.
<Scusatemi... mi sento poco bene, devo tornare a casa.>
Esmeralda si alzò, venendomi incontro, i capelli neri e morbidi raccolti in una treccia, gli occhi verdi che mi fissavano scontenti.
<Se vuoi ti accompagno!>
Scossi il capo.
<Siete state gentilissime, sarò lieto di... di avere la vostra lista di torte e-e potete passare dal dolce forno in qualunque momento.>
Sentii i passi di Camilo.
<A-adesso devo proprio andare. È stato un piacere.>
Sentivo il cuore battere come un tamburo sconclusionato nel petto, non ne potevo più.
Ripensavo a quello che avevo visto, alle loro labbra, alla mano di Bernarda sul cavallo dei suoi pantaloni.
Imboccai il corridoio e, una volta davanti la porta, Casita me la sbarrò.
Rimasi interdetta, perché non potevo uscire da quella casa?
Sentii le voci discutere e passi verso di me, dove mi sarei potuta nascondere?
Dove...?
Mi si gelò il sangue nelle vene quando mi sentii afferrare da due mani e tirare giù.
Quasi urlai, fin quando non mi trovai con la schiena sul pavimento, sopra di me Bruno mi fissava coi suoi grandi occhi castani e il poncho verde logoro.
Strizzai gli occhi, mentre mi faceva segno di non parlare.
Lentamente mi misi seduta, in preda ai sudori freddi e mettendo una mano dentro la tasca, presi un pillola e la mandai giù.
Tutto ciò sotto gli occhi di Bruno, che ora mi stava offrendo un bicchiere d'acqua.
Rimanemmo a fissarci, io senza fiato e lui in silenzio.
<Stai bene?>
Mi chiese preoccupato, sembrava sincero.
Si mise seduto di fronte a me.
<Scusami se ti ho fatta spaventare... pensavo volessi una mano.>
Sentii la fitta al petto scemare e lentamente mollai la presa dalla camicia, sospirai.
<Come sai che sono una ragazza?>
Bruno sbattè le palpebre un paio di volte e poi arrossì.
<Oh... me lo sono fatto scappare...>
Alzai un sopracciglio, anche se poi mi misi a guardare intorno.
Quel luogo fra le pareti della Casita era debolmente illuminato e vi erano delle poltrone, sembrava un rifugio.
<Stai bene?>
Mi richiese e fui di nuovo con gli occhi sui suoi, si era fatto molto più vicino.
<Si.>
Gli risposi e lui sospirò sollevato, si era preoccupato veramente?
<Dove siamo?>
Il suo sguardo si illuminò e prendendo le mie mani, si alzò, trascinandomi insieme a lui.
Con le gambe ancora deboli finì diritta sul suo petto e cascammo entrambi su una delle poltrone.
<S-scusami... sono un po' maldestro.>
Alzai lo sguardo.
<L'ho notato.>
Stavo cercando di mantenere la calma, ero sola con Bruno, lo stesso Bruno che aveva albergato i miei incubi quando ero bambina, eppure ora... mi sembrava solo un uomo goffo.
Lentamente mi alzai e Bruno sgusciò via dalla poltrona, lasciandomela libera per farmi accomodare.
Non esitai e accettai di sedermi, subito dopo lui prese uno sgabello e si sedette di fronte a me.
<So che sei una ragazza perché... ti ho vista in una delle mie visioni.>
Trattenni il fiato.
<E cosa hai visto?>
Bruno abbassò lo sguardo.
<Non credo che dovrei parlare delle mie visioni, le persone poi capiscono male e mi danno la colpa.>
Lo guardai curiosa, sembrava così indifeso... proprio come lo ero stata io quando mio fratello mi aveva abbandonata.
Gli posai una mano sul ginocchio.
<Non preoccuparti, se non è una cosa di vitale importanza... non lo voglio sapere.>
Bruno alzò di scatto il capo, interdetto.
<È la prima volta che qualcuno non vuole ascoltare una visione che gli appartiene.>
Era incredulo.
Gli sorrisi dolcemente.
<Stavi scappando via?>
Quello che era successo mi aveva distratta, tutto iniziò a sembrarmi più cupo, non appena ripresi a ricordare come Bernarda avesse toccato Camilo.
<Ho visto... una cosa che non avrei dovuto vedere... o voluto.>
<Allora siamo simili!>
Sbattei le palpebre un paio di volte e annuii, che tipo bizzarro.
<Mi sa di sì.>
Bruno mi sorrise, prendendo le mie mani fredde nelle sue, calde e sudate.
<A volte si corre subito a conclusioni affrettate...>
Iniziò titubante.
Portandosi poi le mie mani davanti al suo viso, studiandole.
<Però non dovresti... noi Madrigal siamo... strani.>
Mi annusò le dita e mi venne la pelle d'oca.
Era tutto così strano.
<Ora capisco perché piaci a mio nipote... profumi di torta di mele, il suo dolce preferito.>
Sentii le orecchie diventarmi bollenti.
<E tu che ne sai?>
Ero imbarazzata, non volevo continuare la discussione. Non con lui. Era strano.
<Ho un ottimo senso dell'osservazione!>
<Non è comunque un buon motivo per stare insieme a qualcuno e poi... sembra che sia interessato ad altre.>
Sentii una fitta al petto.
Bruno scosse il capo, accarezzandomi i dorsi delle mani coi pollici.
<Io sono semplice... come motivazione mi basterebbe se qualcuno avesse un profumo addosso che amo... vorrei saperne di più di quella persona, conoscerla...>
I suoi occhi brillarono.
<Non sono poi più esperta di te, ma non mi basta.>
Sospirò, tornando a guardarmi.
<Sono certo che Camilo ci tiene, non l'ho mai visto così... primaverile, somiglia a Isabela quando fa sbocciare i fiori, quando ti ha accanto. Come oggi...>
Pensai a come mi avesse annusato e sentii i bordi delle orecchie diventare caldi.
Bruno se ne era accorto?
<Come ti dicevo, noi Madrigal siamo complicati e forse Camilo lo è più di tutti, sempre a dover prendere le sembianze di altri, da dimenticarsi come è veramente.>
Rimasi sorpresa dalla profondità delle parole di Bruno, era stato così dolce.
<Dagli modo di spiegare.>
Ebbi come l'impressione che avesse avuto una visione di me e suo nipote, dalle sue parole, ma non glielo feci notare.
Sospirai, sotto i suoi occhi speranzosi ed infine mi lasciò le mani, poggiandole sulle mie ginocchia.
<Sei più serena? Hai ancora male?>
Scossi il capo, non dissi nulla su come sapesse.
<Mio fratello mi ha raccontato tante cattiverie su di te... mi dispiace.>
Ero contrita sulla poltrona, lui per tutta risposta si allungò verso di me, poggiando la sua fronte sulla mia, chiuse gli occhi.
Mi sentii in imbarazzo.
Fino a quel momento solo Camilo era stato così vicino.
<E adesso? Ti sei ricreduta?>
Era triste nella voce e contemporaneamente speranzoso.
<Sì.>
Sussurrai.
Bruno aprì gli occhi sorridendomi.
<Visto? Lo stesso vale per Camilo!>
Sbattei le palpebre.
Le sue parole non facevano una piega.
Annuii, sospirando e infine Bruno si allontanò da me.
Un topino raggiunse Bruno, squittendo fra i suoi piedi e subito dopo Antonio spuntò dalla piccola porticina da cui Bruno mi aveva tirato via dal corridoio.
<Il topino mi ha detto dove eravate, Camilo sta cercando Gabriel come un disperato. È preoccupato che possa star male.>
Ci guardammo per un attimo con Bruno e sospirai.
<Non volevo stesse in pensiero...>
<È corso via, pensava fossi andato a casa da solo.
Ha preso mezza torta fatta da Tia Julieta ed è partito.>
Strabuzzai gli occhi e mi passai una mano fra I capelli, il cuore che mi aveva fatto una doppia capriola nel petto.
<Ehm... avete per caso un asino da prestarmi? La camminata potrebbe...>
<Certo!> Mi rispose Bruno prontamente, senza dover spiegare altro.

-

POV:[CAMILO]

Ero sudato e morto per la corsa che mi ero fatto. Non la vedevo, non poteva essere stata più veloce di me. E... e se si fosse sentita male sotto il sole bollente del pomeriggio?
Sentii il panico salire, presi un bel respiro.
No... non era possibile, avrei dovuto incontrarla per strada.
Cercai di aprire la porta del dolce forno, ma nulla, era chiusa e io non avevo le chiavi.
Mi accovacciai su me stesso per riprendere fiato.
Dannata Bernarda...
Ero furioso, se avessi perso l'occasione con lei a causa sua io...
<Camilo?>
Alzai il capo e la vidi, sopra un asino.
Sbattei le palpebre, rialzandomi incredulo, andandole immediatamente incontro.
Era tutta intera e sembrava stare bene.
Smontò dall'asino e dopo averlo legato sotto la tettoia rimase a fissarmi, abbassò lo sguardo.
Un rivolo di sudore le scese lungo il collo.
<Mi dispiace... di averti fatto preoccupare. Antonio mi ha detto che sei uscito di corsa per cercarmi.>
Feci un passo verso di lei, e con la mani libera dalla torta, le afferrai un polso, attirandola a me.
<Sì...>
Le sussurrai in un orecchio.
<Ma adesso sei qui. Entriamo.>
Le lasciai il polso, passandole la mano sulla schiena, in realtà non volevo si allontanasse ancora da me.
La sentivo respirare contro il mio petto.
Sapevo di essere sudato e di fare davvero schifo, mi sarei scusato dopo.
<Se non mi lasci, non posso aprire.>
Mi fece notare, la voce bassa e soffocata dall'abbraccio.
Annuii, guardandola subito dopo e la lasciai.
La fissai per tutto il tempo che ci mise ad aprire la porta e quando finalmente fummo dentro e all'ombra fresca, la bloccai fra me e quest'ultima, mentre la richiudeva.
Odiai profondamente avere una mano impegnata a causa della torta di mia zia.
Col viso, mi avvicinai al suo collo, risalendo al suo orecchio. La sentii deglutire.
<Sono io che devo scusarmi, per quello che hai visto.>
Silenzio, le misi la mano libera alla base del collo, gentilmente, accarezzandola.
<Se vuoi la verità... ho avuto una storia con Bernarda, prima del tuo arrivo. Ovviamente non è andata bene e... mi serba ancora rancore. Ma ti giuro che da parte mia, io non provo nulla.>
Scesi con la mano sul suo braccio, accarezzandola.
<Dove sei stata? Ti ho cercato come un disperato mentre venivo qui.>
<Con tuo Tio.>
Mi morsi il labbro inferiore, sentendo la gelosia rimpossessarsi del mio stomaco, no... non potevo essere geloso di lui.
<Non è come pensavo fosse... è dolce e gentile...
Nemmeno tu sei come pensavo che fossi.>
Sentii il panico salirmi addosso e stavolta fui io a deglutire rumorosamente.
Stava per mandarmi a quel paese e ne avrebbe avute tutte le ragioni.
<Io... non ho scusanti. So di essere una persona orribile e... ti prego, guardami.>
Le lasciai un po' di spazio, attendendo che si voltasse.
Lo fece e quando i suoi occhi enormi furono su di me, mi sentii piccolo.
<Non ho detto che sei una persona orribile, Camilo.>
La sua voce era così dolce e calda.
Con una mano risalii sul suo viso e le accarezzai una guancia delicatamente.
<Ti posso giurare che è stata lei a fare tutto.>
<Ma sei stato tu a portarla in cucina, siete rimasti soli...>
Voleva delle spiegazioni.
<...Ho visto come ti guardava, conosco Bernarda, voleva saltarti addosso e la cosa mi ha mandato fuori di testa. Si è resa conto di come ti guardavo e...>
<Come mi guardavi?>
Mi interruppe, una luce interessata le apparve negi occhi, eccola...
Sorrisi.
<Come non ho mai guardato nessun altra.>
Lasciai scivolare la torta incartata sul pavimento e prendendole il viso con entrambe le mani, mi chinai su di lei, baciandola.

Doppelgänger [CAMILO  X READER]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora