11. Cumplido

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POV:[CAMILO]

Ci addormentammo l'uno fra le braccia dell'altra, entrambi a petto nudo e coi pantaloni, sotto le coperte leggere di cotone arancioni.
Di tanto in tanto la mia mano vagava sulla sua schiena e accarezzandola, controllavo il suo respiro flebile. Le sue ciglia erano così lunghe... sembrava avere un'espressione beata.
Il suo seno, nascosto fra le lenzuola, mi faceva ricordare quello che avevamo fatto prima di addormentarci.
Ero stato troppo precipitoso?
Avevo scoperto troppo in fretta le mie carte?
Mi spostai i capelli con una mano e sospirai.
Mi sarei dovuto comportare bene con lei, non volevo sembrare un approfittatore, non volevo pensasse somigliassi a suo fratello.
Mentre pensavo quelle cose, la sentii agitarsi nel sonno e quando spalancò gli occhi, strozzando un urlo, mi guardò spaesata.
Il petto che le si alzava e le si abbassava velocemente.
L'abbracciai, sciogliendomi contro il suo corpo e lentamente la sentii rilassarsi.
<Hai bisogno delle pillole o delle gocce?>
Percepii le sue labbra sul mio collo e rimasi interdetto, mentre mi veniva la pelle d'oca.
<Sì... le pillole.>
<Ti fa tanto male?>
Chiesi, rimanendo stretto a lei, le sue labbra fremettero, sulla mia pelle.
<Sì.>
Lentamente mi staccai e allungandomi sul comodino, presi le pillole, porgendogliene una.
Non se lo fece ripetere due volte, dischiuse le labbra e la mandò giù.
<Hai fatto un brutto sogno?>
Le sue mani cercarono il mio petto e poi si accoccolò su di me, annuendo.
<Sì.>
Non riusciva a dire altro.
Le accarezzai il capo, che teneva nascosto sul mio petto, era sudata.
<Qui, con me... in questa stanza e in questa casa, tu sei al sicuro.>
Iniziai dolcemente.
<Di qualunque cosa tu abbia bisogno, non sei sola. Non più. >
Lentamente sentii il suo respiro diventare più regolare e le sue braccia mi cinsero il petto, le sue mani sulla mia schiena.
<È bello sentirselo dire.>
Le sue labbra morbide sulla  mia pelle, sospirai.
Mi confondeva, non volevo che si sentisse preda dei miei istinti, ma così...
Dovevo distrarmi.
<Domani, se ti va, potresti fare qualche dolce insieme alle mie cugine e a mia sorella, sarebbero felici di vederti all'opera.>
Alzò lo sguardo, ubriacandomi coi suoi grandi occhi stralunati.
<Tua sorella Dolores però sa che sono una ragazza.>
Non era una domanda, sapeva perfettamente che aveva sentito tutto.
Annuii, non potevo nasconderglielo.
<Però, Dolores può mantenere il segreto, se la cosa ti fa sentire più a tuo agio.>
Non capivo ancora il perché volesse mantenere l'identità di suo fratello, forse era troppo presto per chiedere.
Il fatto che fosse ancora lì con me però, mi faceva ben sperare.
Annuì, fissandomi, lasciando scivolare lo sguardo sulle mie labbra per un attimo.
Voleva un bacio?
<Se inizio... potrei non riuscire a fermarmi.>
L'avvertii.
Era la verità.
La vidi distogliere lo sguardo e lentamente si voltò, dandomi le spalle.
<Non ti guarderò, ma... potresti abbracciarmi?>
Sorrisi, anche se non poteva vedermi.
Era stata una richiesta tanto dolce quanto... quanto infima.
Era davvero così ingenua o lo faceva di proposito?
Lentamente le cinsi la vita e la abbracciai da dietro, tenendo ben lontano il bacino.
Infilai il naso nell'incavo del suo collo e respirai il suo profumo di mele e pastafrolla.
<Sono contento che sei qui, nel mio letto e con me.>
Affondai le dita un po' di più, era così morbida e liscia la sua pelle.
Sentii il suo corpo fremere, stavo tirando troppo la corda.
Le posai un bacio fra i capelli, sospirando.
<Buona notte.>
Chiusi gli occhi, sentendola sussurrare la stessa cosa e quando infine sentii il suo respiro regolarizzarsi, a causa del sonno, mi addormentai pure io.

-

POV: [T/N]

Mi svegliai tra una carezza e l'altra, sentendo le labbra morbide di Camilo sulla mia nuca e la luce del sole disturbare le mie palpebre.
Che ora era?
Quando sentii le sue braccia stringermi un po' di più, voltai leggermente il mio viso.
<Sono sveglia.>
Lo avvertii.
<Lo so, ti ho svegliato io di proposito.>
Rimasi interdetta. Non dormivo più molto, da quando avevo iniziato a lavorare.
<Ho preso la colazione in cucina, Tia Julieta ha fatto delle crepes e te le ho portate,insieme ad un po' di latte fresco...>
Sul mio viso si fece strada un sorriso inebedito.
Si era preso pena per me, dopo quella notte?
Quando lo sentii allentare la presa mi voltai verso di lui definitivamente con tutto il corpo, lo sguardo nascosto dai suoi bei ricci morbidi.
Allungai allora una mano e glieli scostai un pochino, volevo guardarlo negli occhi per bene.
<Sei sempre così premuroso?>
Gli chiesi, ero genuinamente interessata, volevo conoscerlo meglio.
Mi portai un po' di lenzuola, vicino al petto, ricordandomi di essere nuda sopra.
Camilo sembrò accorgersi del mio imbarazzo e mi lasciò fare, fino a quando non mise la sua mano grande e calda sulla mia.
<Non vergognarti, sei bellissima.>
Mi imbarazzai ancora di più,  chissà che espressione avevo in viso. Allora, lasciai andare la coperta, il seno a vista.
Camilo si voltò per prendere il latte e le crepes, insieme al piatto e mi porse tutto.
Mandai giù un bel sorso di latte fresco e poi diedi due morsi alle crepes, erano buonissime e... sentii la morsa sul mio cuore allentarsi.
<Stavo pensando...>
Iniziai titubante.
<Forse non dovrei chiedertelo, non voglio che pensi che io sia una approfittatrice.>
Abbassai lo sguardo, mandando giù un altro sorso di latte.
Percepii le mani grandi di Camilo sulla mia spalla scoperta, seguita dalle sue labbra.
<Non dire cavolate... fammi tutte le domande che vuoi.>
Presi un bel respiro, guardano la crepes.
<Hai detto che i poteri di tua zia sono più deboli, come mai?>
Le sue dita si insinuarono fra i miei capelli, mentre i suoi occhi vagavano sul suo viso, incatenando infine i miei.
Mi si fermò il respiro e mi ritrovai catapultata dentro una foresta.
Mi fissava così intensamente, mentre le sue dita si muovevano dolcemente, mi confondeva.
<Dopo i fatti della candela, è come se la magia ci volesse ricordare a turno che possiamo essere delle semplici persone, che non dobbiamo fare troppo affidamento suo nostri doni.>
Le sue labbra si poggiarono sulla mia guancia, erano così calde...
<Anche io l'ho provato, è strano, ti senti stanco e debole per un mese, ma poi torna tutto alla "normalità" e riprende il giro.>
Volevo chiedere altro, volevo, volevo...
<Quando a Tia Julieta torneranno i poteri, le chiederò di guarirti.>
Il mio cuore perse un battito.
<Non so se può farlo su questo tipo di problemi, se può guariti completamente o semplicemente alleviare i sintomi, ma... voglio provare.>
Sbattei le palpebre un paio di volte, mi aveva anticipato, non potevo crederci.
Si stava prendendo così tanta pena per me, lui che era un estraneo.
Cercai di trattenere le lacrime, ma una mi sfuggì. Camilo non se la fece sfuggire e, intercettandola con un dito, mi asciugò la guancia.
<Io non capisco perché non ci hai cercato... avremmo potuto provarci prima. Mia Tia non dice mai di no a nessuno.>
Posò le labbra su una mia tempia e io strinsi più forte il bicchiere di latte, non volevo cascasse e sporcasse le lenzuola.
La sua voce era così bassa e avvolgente, che mi stordiva.
<Ho sempre vissuto nella mia stanza...>
Sentii le sue mani togliermi il bicchiere e il piatto.
<I miei genitori sono morti a causa di una frana, stavano lavorando, non so se ricordi.>
Lo sentii annuire contro la mia pelle.
<Da quel momento mio fratello si è occupato di me, ha aperto il forno, ma... le cose non sono mai andate bene.>
Mi morsi il labbro inferiore.
<Ero un peso troppo grande per lui, non è riuscito a sopportarlo.>
La mano di Camilo si posò sul mio mento, facendomi alzare lo sguardo.
Ci guardammo intensamente per un attimo e io mi sentii piccola piccola.
<Non sei un peso.>
Sentirselo dire mi fece bene al cuore.
<...Mi ha sempre detto che la Famiglia Madrigal non aiutava nessuno. Per questo non gli ho mai chiesto di portarmi da voi a farmi guarire. Era il mio punto di riferimento e gli ho creduto. >
Distolsi lo sguardo.
<Non lo penso più.>
Quando sentii le labbra di Camilo sulle mie, coccolarmi con un bacio dolce e morbido, lo lasciai fare.
Mi batteva forte il cuore, ma stavo bene.
Quando si staccò vidi i suoi occhi sciogliersi e appiccicarsi ai miei.
<Continua.>
Esitai per un attimo, avrei preferito che continuasse a baciarmi.
<Mi ha lasciato una lettera, il giorno in cui è sparito. Voleva vivere senza pensieri e con me e i debiti che aveva contratto alla banca, questo non gli era possibile.
È per questo che ho preso il suo posto... o sarei morta.
Nessuno ha mai saputo della mia esistenza.>
Quando dissi quelle parole, Camilo mi abbracciò fortissimo, togliendomi quasi il respiro, gettandomi dolcemente sul materasso con la schiena.
Lo vidi su di me, il suo viso piegato sul mio, gli occhi lucidi e sottili.
<Io si. Io si.>
Un singhiozzo mi scappò dalle labbra, che furono subito coperte della sue, in un bacio dolce e passionale, mentre le sue mani mi toccavano, facendomi sentire reale.
Quel bacio era salato.
Dischiusi le labbra, mentre le mie mani andarono sulla sua nuca e fra i capelli morbidi e vi affondai dentro.
Avevo vissuto nelle bugie di mio fratello, mi sentivo così stupida!
La sua lingua accarezzò la mia e sospirai, sentendo il suo corpo diventare sempre più caldo.
Si staccò con uno schiocco.
<Dammi il permesso.>
Lo guardai interdetta, quella voce, quel sussurro sulle mie labbra, mi aveva ubriacata.
<Fatti toccare, non dovrai fare nulla, Permetto di farti stare bene... ti prego.>
Voleva toccarmi...
<Io non so nulla...>
<Lasciami fare.>
Ci guardammo per secondi che parvero interminabili e infine annuii e i suoi occhi scintillarono.
Riprese a baciarmi, scendendo poi sul mento, sul collo, tracciando scie umide e infuocate sul mio corpo.
Sussultai quando mi accarezzò il seno, lamebendolo con le labbra, tirando un capezzolo coi denti, senza farmi male, sentivo solo piacere.
Dischiusi le labbra, gli occhi chiusi, il collo inarcato.
Le sue dita che lentamente andavano sempre più giù, fin quando lo sentii slacciarmi i pantaloni.
Sussultai.
<Puoi fermarmi quando vuoi.>
Il fiato sul mio seno, a quelle parole mi tranquillizzai, tornando fra le lenzuola.
Le sue dita ripresero e lentamente si insinuarono fra le mie gambe.
Le sentii accarezzarmi, il cuore mi stava esplodendo, eppure non mi sentivo svenire, non mi sentivo attanagliata in una morsa.
Stavo solo bene.
<Camilo...>
Lo chiamai imbarazzata, il suo capo si levò e quando i suoi occhi si posarono sui miei, sentii un suo dito entrare dentro di me.
Sussultai, mentre un gemito strozzato mi scappò di bocca.
Sentii le orecchie diventare calde.
<Dimmi solo se ti piace.>
La sua voce roca mi fece fremere ancora di più.
<S-sì>
<Allora torna giù e rilassati.>
Feci come mi aveva chiesto e quando il suo dito iniziò a muoversi, tesi le gambe, portando una mano sulla bocca.
Mi sentivo bollente, volevo allargare e stringere le gambe in continuazione, volevo liberarmi dei pantaloni, volevo un mucchio di cose ed ero così confusa.
Mentre le sue dita sondavano la mia intimità, lo sentii risalire con le labbra sul mio collo e sul mio orecchio, il suo fiato caldo mi bruciava.
<Sei così calda...>
Gemetti, aveva insinuato un secondo dito, inarcai il collo verso l'alto, spalancai gli occhi e mi vidi: tra le braccia di Camilo, il seno scoperto, il viso in preda al piacere e il suo corpo sul mio, la sua mani dentro i miei pantaloni, fra le mie gambe.
<Lo... lo specchio.>
<Te ne sei accorta.>
Lo vidi voltarsi e specchiarsi, sussurrandomi:
<Ti avevo detto che ti avrei mostrato quanto fossi bella...>
Mi baciò il padiglione auricolare, mentre continuava a muoversi dentro di me, non riuscivo a distogliere lo sguardo.
<Voglio farti provare tutto quello che non hai mai provato, voglio farti vedere quanto tu sia speciale.>
Lo vidi staccarsi da me e scendere fra le mie gambe, sfilando la mano, insieme ai miei pantaloni.
Non dissi nulla, lo lasciai fare, rintontita da tutte quelle sensazioni meravigliose che il mio corpo stava provando e poi lo vidi.
Mi stava guardando nella mia più totale nudità.
Smisi di guardare lo specchio e alzai il capo verso il suo, si era posizionato fra le mie gambe, potevo sentire il suo respiro caldo sulla mia intimità fremente, cosa voleva fare?
<Promettimi di non urlare troppo.>
Perché mi guardava in quel modo malizioso?
Perché la sua voce era così...
Quando mi baciò proprio lì, sentendo la sua lingua calda farsi spazio dentro di me, mi gettai sul materasso, spalancando le gambe.
Le orecchie mi ronzavano, il mio corpo era attraversato da scariche elettriche.
Non stavo capendo nulla.
La sua calda lingua, le sue labbra morbide mi stavano toccando dove prima le sue dita si erano insinuate, facendomi perdere totalmente controllo del mio corpo.
Allungai una mano alle mie labbra, soffocando i gemiti in sospiri, mentre l'altra si posò sul suo capo, afferrando piano qualche riccio.
Non capivo... non capivo nulla!
Ansimavo ad ogni colpo, ad ogni suo respiro, ad ogni suo bacio. Mi sentivo umida e bollente e più aumentava il ritmi più il cuore sembrava volermi uscire fuori da petto.
Le sue dita affondarono nelle mie cosce, tenendomi.
Lo chiamai, tra I sospiri e ogni volta che lo chiamavo, lui rincarava la dose di attenzioni, strappandomi gemiti ancora più alti.
Il mio corpo impazzito.
Mi inarcai ed infine, mi afflosciai fra le lenzuola, ansante.
Lentamente sentii Camilo risalire, accoccolarsi accanto a me, spostandomi alcuni ciuffi di capelli dagli occhi.
Ci guardammo e io mi persi in quel bosco languido.
<Sei meravigliosa...>
Mi sussurrò ed io, in quel momento, per la prima volta nella mia vita, credetti ad un complimento.

Doppelgänger [CAMILO  X READER]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora