14. Masa quebrada

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POV:[CAMILO]

La guardai avanzare stordita verso la cucina, mi fermai un attimo, portandomi i capelli indietro con una mano, sbottonando il primo bottone della camicia.
Dovevo ricompormi, dovevo farmi passare l'erezione che premeva contro i miei pantaloni per colpa sua... non potevo entrare così lì dentro.
Mi diedi uno schiaffo, pensando a cose molto poco piacevoli, quando in realtà avrei semplicemente voluto chiudermi in una stanza con lei, avevo gli ormoni a palla!
Era così intrigante ai miei occhi... e ingenua ed il fatto che mi avesse messo una mano spontaneamente sul pacco... Dio!
Feci una piroetta su me stesso e sospirai, appoggiandomi poi ad una parete, mentre la vidi sparire in cucina.
Più avevo contatti con lei e più avevo voglia di farla definitivamente mia.
Lentamente mi staccai dalla parete, sentendo l'erezione scemare e la seguii in cucina.
La trovai intenta a parlare con Tia Julieta di ciò che voleva preparare, se avessimo tutti gli ingredienti.
Al tavolo erano rimasti solo Tio Bruno, che ascoltava tutto con fare interessato, gli occhi enormi spalancati e... Isabela, che aveva occhi solo per Gabriel.
Strinsi i pugni.
Era sempre la solita, mi aveva fatto litigare con tutti i miei amici perché prima se ne innamorava a prima vista e poi li buttava via.
Era il suo unico difetto, per il resto era un'ottima cugina.
Solo che stavolta... stavolta stava cercando di posare le sue mani dove non doveva.
Sentii Gabriel e Tia accordarsi sul preparare una crostata ricotta e cioccolato e una torta di mele, mele... il suo profumo.
Mi sedetti accanto ad Isabela, guardando poi Tio Bruno di fronte a me, sembrava impaziente.
<Tio, hai qualche richiesta?>
Per tutta risposta, Bruno si voltò verso di me, bussando sul tavolo.
<Tocco, tocco, tocco, legno! No Camilo... cioè sì...>
Pigolò, spostando poi il suo sguardo su Gabriel, quando si incontrarono, Tio Bruno gli sorrise imbarazzato.
<Mi piacerebbe molto poter avere una crostata con la marmellata.>
Chiese sommessamente.
Gabriel sbattè le palpebre.
<Per favore.>
Aggiunse tio, quasi rimpicciolendosi nella sedia.
Sbigottito in un primo momento, vidi Gabriel aprirsi in un sorriso dolcissimo.
Senza indugiare oltre, annuì, rendendo tio Bruno l'uomo più felice del pianeta per un momento.
Sia Tia che Gabriel iniziarono ad impastare con calma, mi rilassava guardarle a lavoro, era davvero un bel quadretto.
<Gabriel è davvero carino... così femminile quasi, sembra non aver mai baciato nessuno.>
Isabela mi aveva sussurrato all'orecchio quella frase che mi fece perdere quasi il controllo.
Mi voltai verso di lei, corrucciato.
<Beh... è la verità. Inoltre è bello, così... androgino.>
<Smettila Isa, almeno per stavolta.>
Mi diede una leggera gomitata.
<Ho visto come lo guardi, non sono scema... ma sappi che non sei l'unico interessato a lui. Come ho detto prima, le mie amiche lo trovano carino... pure Bernarda.>
Alzai gli occhi al cielo, Bernarda... ci avevo avuto una storiella qualche mese prima ed era andata malissimo.
La verità era che non ero per nulla un santo.
Anche io avevo avuto le mie tresche con le amiche di Isabela e adesso... mi si stava ritorcendo tutto contro. Ne ero certo.
Avevo trattato Bernarda male, l'avevo fatta invaghire, ci ero andato a letto e poi mi ero stufato e lei questo mio rifiuto, non lo aveva ancora accettato.
Io e Isa non eravamo poi tanto diversi eppure... se lei avesse saputo come avevo trattato le altre ragazze prima di lei, forse avrebbe avuto molte più riserve a concedersi a me, a credermi.
Forse era per questo che mi ero infuriato e la mia gelosia poi... questa era nuova!
<Perché hai invitato Bernarda?>
Le Chiesi indispettito.
<Perché è una mia amica e voglio che ti dimentichi e poi... Gabriel sembra disponibile.>
<Non credo proprio, Gabriel è mio.>
Le confessai, scoprendo le mie carte.
<Questo credo debba deciderlo lui... sono curiosa di vedere cosa succederà oggi.>
<Noto che mettermi in difficoltà ti diverte.>
La guardai negli occhi, I miei erano ridotti andue fessure.
<Camilo caro, ovviamente sì. Ma sai che ti voglio bene.>
Mi scoccò un bacio su una guancia e quando qualcuno bussò alla porta Isabela si alzò per andare ad aprire, non prima di avermi scompigliato i capelli.
Tornai a guardare "Gabriel"... era così bella, mentre impastava la pasta, sporcandosi di farina, mentre sorrideva a mia tia.
Guardai il barattolo di marmella accanto a lei, pronto per la crostata di Tio Bruno... la sua pelle era così dolce, che a confronto la confettura sfigurava e poi... ricordai il suo sapore intimo e desiderai che fossimo soli in quella cucina. Mi sarebbe piaciuta baciarla fra la farina, su quel tavolo...
Sentii le orecchie avvampare, non potevo eccitarmi di nuovo.
Sospirai.
<Tuo ok, Camilo?>
Portai lo sguardo su mia Tia e anche Gabriel mi guardò interdetto.
<Ehm... sì, pensavo che non vedo l'ora di mangiare i dolci di Gabriel!>
Tia sorrise.
<È adorabile ed è proprio bravo!>
Si allungò verso di lei e le diede un bacio su una guancia, Gabriel rimase interdetto, toccandosi poi quel punto per qualche secondo e si intenerì.
Avevo voglia di abbracciarla!
Mi alzai, sotto gli occhi curiosi di tio Bruno e quando fui vicino a Gabriel mi posizionai dietro di lui.
<Aspetta, hai il grembiule che si sta per slacciare... potresti sporcarti.>
Bugia.
Mi ero piegato leggermente sul suo orecchio, sciogliendo il nodo del grembiule.
Le accarezzai la schiena coi polpastrelli, fremette, bloccandosi per un attimo, iniziando a dar forma alla pastafrolla dentro le terrine, mentre mia zia sbatteva l'impasto liquido della torta di mele.
Non ci stava guardando... forse Tio Bruno sì, ma fui discreto.
Poggiai il naso fra i suoi capelli e respirai profondamente, era buonissima.
Vidi I bordi delle sue orecchie diventare più caldi così... così appoggiai il mio bacino contro il suo sedere, qualcosa in me stava ricominciando a risvegliarsi, dovevo staccarmi da lei, dovevo...
Fui ridestato dalle risatine delle amiche di Isabela, che furono in cucina subito dopo.
Isa, Antonia, Esmeralda e Bernarda ci fissavano estasiate per le torte che stavano prendendo forma sotto le mani di Tia Julieta e Gabriel.
Mi staccai da lei, notando le occhiate di fuoco che Bernarda mi lanciò, sapeva perfettamente che mi piacevano sia i maschi che le femmine e quello sguardo non mi piacque.
<Che bella sorpresa ragazze, siete qui per il tè?>
Chiesi cordiale, prendendo posto accanto a Tio Bruno stavolta.
Le amiche di Isabela annuirono, prendendo posto di fronte a noi.
<Ma stavolta abbiamo tutte un ottimo motivo per restare in cucina.>
Iniziò Esmeralda, dando una lieve gomitata a Bernarda.
<Dico bene?>
Bernarda fissò prima me e poi Gabriel, che stava sbucciando le mele per adornare la torta prima di metterla in forno.
<Sì... sai Gabriel, mia madre è una tua cliente affezionata.>
Gabriel alzò lo sguardo, tutto sorridendente, asciugandosi poi col braccio il sudore che le cascava dalla fronte.
<Sono lusingato che le mie torte vi piacciano. Spero verranno bene pure oggi.>
Disse dolcemente, guardando Bernarda, sciogliedosi in un sorriso.
La ragazza avvampò e tutte le sue amiche ridacchiaarono divertite.
Quando anche Tia terminò, si voltò verso Gabriel e, prendendole il viso tra le mani la fissò negli occhi.
<Sei stato davvero gentile a darmi quelle dritte prima di inziare a cucinare, se hai bisogno sappi che sono qui.>
Le scoccò un bacio in fronte e poi, salutando tutte le ospiti della figlia, si dileguò.
Gabriel rimase in piedi, iniziando a spalmare la marmellata sulla crostata, iniziando poi a farvi i ricami con la pastafrolla per richiuderla,le sue dita guizzavano veloci ed esperte e...
<Sei davvero bravo con quelle mani.>
Asserì Isabela, la guardai accigliato, cercando di darle una botta sullo stinco col piede, non ci arrivai.
Vidi però tio Bruno alzarsi, andare verso Gabriel ed aiutarlo.
<Posso?>
Si offrì, dimostrando più coraggio delle ragazze, Gabriel lo guardò con fare interdetto, ma annuì, mostrandogli come fare.
Esitò un attimo e poi gli prese le dita, eseguendo movimenti lenti, mani nelle mani.
Le ragazze li guardavano rapiti ed io con loro, desiderando di essere al posto di mio tio.
Tutto contento, Bruno gli sorrise, continuando poi da solo.
<Potresti insegnare anche a me?>
Chiese Bernarda di getto e io avrei tanto voluto tirarle i capelli lunghi e biondi.
<Certo!>
Gabriel si scostò e prendendole le mani, fece come aveva fatto per Bruno.
<Oh... ma le tue mani sono fredde. Lascia che te le scaldi!>
Le sorrise seducente per poi tenerle fra le sue, insufflandovi dentro aria bollente.
Mi sentii impazzire.
<Eppure fa così caldo oggi!>
Constatò Antonia.
<Ho le mani sempre fredde, mi dispiace.>
Disse Gabriel imbarazzato, sfuggendo alla sua presa, tornando a chiudere la crostata per poi infornarla, tio Bruno ancora inteto ad allenarsi su alcuni scampoli di pasta frolla, in mezzo a tutta quella presenza femminile io e lui stonavamo.
Quando finalmente ebbe finito Isabela si alzò, prendendo il vassoio con il tè e le tazze.
<Che ne dite di andare in salotto, potremmo metterci comode nei divani, insieme a Gabriel.>
<Io vado via!>
Disse tio Bruno, portando con sé gli scampoli di pastafrolla.
<Se non è un problema, mi unisco a voi, alla fine Gabriel è mio.>
Non aggiunsi amico di proposito e alzandomi la presi per mano e la condussi in salotto, seguito poi dalle altre ragazze.
Avrei dovuto chiaramente marcare il territorio.
Mi accomodai su uno dei divanetti, ma Bernarda si posizionò accanto a lei, le altre amiche presero posto in  quello di fronte e Isa si accomodò su una poltrona, a dividerci un tavolino basso dove posò il tè che iniziò a versare.
<Te lo hanno mai detto che sei tanto bravo quanto carino?>
Bernarda non era mai stata così sfacciata.
Vidi Antonia prendere la sua tazza di tè, trattenere una risatina.
Gabriel balbettò un grazie.
<Oh scusami, sono troppo diretta forse, sai... sono abituata a ragazzi molto maleducati.>
Mi scoccò un'occhiataccia che non passò inosservata a Gabriel.
Si voltò verso di me, vedendo le orecchie diventare rosse, che avesse intuito?
Avrei tanto voluto sotterrarmi in quel preciso momento.
<Mi dispiace...>
Disse sommessamente.
Esmeralda gli porse la tazza di tè.
<Prendi Gabriel.>
Lui scosse il capo.
<Non mi piace il tè.>
Presi io la tazza per lui, iniziando a soffiare sopra, l'aroma zuccherino di rose si espanse verso Gabriel.
<Siete tutte amiche di Isabela?>
Annuirono all'unisono, Antonia sorrise.
<Siamo davvero contente di poter assaggiare i tuoi dolci oggi... vorremmo anche commissionarti qualche torta in realtà.  È così difficile riuscire ad acciuffarne qualcuna alla tua bottega, ne fai poche e vanno a ruba!>
Gabriel abbassò lo sguardo.
<P-purtroppo sono solo e di tanto in tanto Camilo mi aiuta quindi...>
<Camilo ti aiuta?>
Bernarda era scioccata e io strinsi le dita intorno alla tazza di tè.
Rise sconvolta.
<Si vede proprio che devi piacergli, Gabriel.
Camilo non aiuta mai nessuno.>
Posai la tazza sul tavolo, sbattendola, per poco non la disintegrai in mille pezzi.
<Bernarda, possiamo parlare in privato un attimo?>
Mi alzai e prendendola per un braccio la trascinai in cucina, l'aroma di mele inondava tutta la stanza, segno che le torte erano quasi pronte.
<Che diavolo stai cercando di fare?>
Bernarda mi sorrise cattiva, posando una mano sulla mia spalla, accarezzandola.
<Sai... ero venuta qui con l'intento di provarci con Gabriel, mi piaceva, ma ho visto anche come lo guardi tu e come lui cerca il tuo sguardo... sarebbe proprio triste se lui scoprisse qualche parte di te poco piacevole...>
Sentii la sua mano scendere sul mio bicipite.
<Smettila.>
Uscì proprio come un ordine.
E lei rise.
<Non penso proprio, mi sto davvero divertendo.>
Strinsi i denti, tentando di scrollarmi la sua mano di dosso.
Per tutta risposta, Bernarda la posò sul cavallo dei miei pantaloni, avvicinandosi troppo al mio viso.
<....Mi offendi... siamo soli, stiamo discutendo e sei così...!>
Il tono di voce era contrariato, ma vidi i suoi occhi scintillare nei miei.
Fu un attimo e posò le mie labbra sulle sue, mentre i suoi denti mi afferrarono il labbro inferiore tirando e i suoi occhi si spostavano sulla porta. La spostai poco gentilmente da me, voltandomi e quello che vidi mi lasciò impietrito.
Gabriel, no... lei mi stava guardando con gli occhi sgranati, più pallida del solito.
Si portò una mano al petto.
<M-mi dispiace di avervi interrotto... p-potreste prendere le torte dal forno, io dovrei proprio andare.>
Detto ciò la vidi voltarsi e sparire.
Rimasi attonito, con ancora la mano di Bernarda sul cavallo dei miei pantaloni e l'odore di pastafrolla e mele nell'aria.
DANNAZIONE.

Doppelgänger [CAMILO  X READER]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora