24. Te quiero

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POV:[T/N]

Quando fui davanti casa, mi accorsi immediatamente che qualcosa non andava.
Per cominciare il vetro della porta era rotto proprio sul pomello e quest'ultima era pure leggermente aperta.
Il cuore mi balzò in gola, non per la paura dei ladri, quanto per la paura che potessero portarsi via i miei pochi risparmi che avevo messo da parte con tanta fatica in quei mesi.
Dovevo pagare la banca, i debiti...
Avrei dovuto chiamare i gendarmi, avvisare Camilo...
<Sorellina.>
Mi bloccai proprio nel momento in cui stavo per fare dietrofront, il cestino che Camilo mi aveva dato mi scivolò dalle mani.
<Gabriel?>
Il cuore sembrava voler uscire dal petto.
Aprii immediatamente la porta e quando entrai lo vidi.
Era buio, ma i raggi della luna che filtrava dalle vetrate mi aiutarono a riconoscerlo.
<GABRIEL!>
Sentii le lacrime agli occhi e mi gettai fra le sue braccia spalancate, stringendolo.
Non potevo crederci!
Era lui.
Era davvero lui!
Affondai la testa nell'incavo del suo collo, sentendo le sue labbra sul mio capo.
Era il suo profumo.
<Sorellina, non fare così...>
Alzai la testa.
Gli occhi pieni di lacrime erano puntati sui suoi, uguali ai miei.
<Credevo fossi morta.>
<Credevo la stessa cosa di te!>
La presa si fece più salda intorno alla mia vita.
<Perché te ne sei andato? Perché mi hai abbandonata?>
Ero così frustrata, ero contenta che fosse tornato, ma ero pure furiosa.
Inizia a buttare i pugni sul suo petto, agitandomi.
<Perché?>
Strizzai gli occhi, sentendo le lacrime rigarmi il volto.
<Perché? Me lo chiedi pure?>
Tirai su col naso, la sua espressione dolce era diventata sarcastica, ma non accennava a lasciarmi.
<Eravamo in mezzo ai debiti, non ce la facevo più! Pensavo di essermi spiegato per bene nella lettera che ti avevo lasciato.>
Fece una pausa, mentre il suo sguardo sarcastico divenne accigliato.
<Le tue medicine costavano troppo, stavi sempre male... eri diventata... un fardello troppo pesante per me.>
Lasciai ricadere le braccia lungo il corpo, non potevi credere che pensasse davvero quelle cose, non dopo tutto quel tempo lontano da casa.
<A-allora perché sei tornato?>
Le sue mani intorno alla mia vita, le sue braccia, stavano iniziando ad irritarmi. Mi sentivo così confusa, così avvelenata dal suo tocco.
Volevo scappare via.
Tutta la gioia che avevao provato nel vederlo si stava affievolendo velocemente.
<Mi sono arrivate delle voci... per cui io avrei una florida attività qui ad Encanto. Mi sarei messo a fare dolci a quanto pare e le cose mi vanno più che bene, grazie anche alla Famiglia Madrigal, di cui sono molto amico.>
Inorridii, sapeva tutto quello che avevo fatto in quei mesi.
<Ero sconvolto e poi... poi ti ho pensato. Non credevo fossi ancora viva e non credevo fossi in grado di lavorare! Per anni hai fatto la parassita in casa a mie spese!>
Scossi il capo.
<N-non è così... sto meglio solo perché Camilo mi aiuta, solo perché sua Tia mi offre il suo cibo! Tu non hai mai pensato di portarmi da loro a farmi guarire! Hai inventato scuse su scuse.>
Il ceffone arrivò fortissimo e mi lasciò stordita.
Gabriel aveva lasciato la presa, barcollai indietro portandomi una mano sulla guancia bollente.
<Sono venuto ieri sera... e sono stato alla festa. Ti ho vista sai? Danzare con lui... come vi guardavate... i vostri baci...>
Mi gettai su di lui, graffiandogli il viso, ma lui era più forte e mi allontanò con uno spintone.
Sputò a terra disgustato.
<Non posso crederci che te la intendi con quel tipo, sorellina! Che ci scopi!
Cosa ti ha detto eh? Di amarti?>
Scoppiò a ridere.
Lo guardai esterrefatta.
<Sai come so tutto?>
Avevo gli occhi sbarrati.
<Dovresti fare attenzione a chi ti fai nemico...>
Sentii un crepitio di vetri rotti, mi voltai di scatto e vidi Bernarda salutarmi con la mano, il sorriso affillato sul viso.
<Ciao Gabriel.>
Mi si gelò il sangue nelle vene.
Non ebbi il tempo di fare nulla.
Dietro di me Gabriel mi afferrò nuovamente, legandomi le braccia con una corda.
Mi sentii morire.
<Stavamo pensando, io e tuo fratello... che forse abbiamo qualcosa in comune.>
Urlai, ma la mano di Gabriel fu subito sulla mia bocca.
<Nessuno sa di te, a parte la Familia Madrigal... li prenderebbero per pazzi, se raccontasse a tutti di questa storia.>
Gli occhi di Bernarda brillarono al buio.
<Tu sparisci, Camilo soffrirà e io e tuo fratello ci godremo i tuoi risparmi... anzi, grazie al buon nome che ti sei fatta, continueremo ad avere clienti.>
Cercai di guardare mio fratello disperata, ma per tutta risposta Gabriel mi tirò i capelli indietro.
Urlai di dolore.
Il petto che iniziava a farmi male, il corpo che diventava sempre più debole.
Tutto quello stress e quell'angoscia... mi stava uccidendo.
Singhiozzai.
Sarei dovuta restare con Camilo.
<Non ti preoccupare sorellina, sarò veloce... non soffrirai.>
Gemetti disperata, fin quando da lontano non lo vidi.
Camilo stava arrivando come una furia verso la bottega.
Fu l'ultima cosa che vidi, prima di ricevere un colpo alla testa.
Persi i sensi.

-

POV:[CAMILO]

Continuai a prenderlo a pugni.
Gli ruppi il naso, ma nell'istante in cui lo feci, con un colpo di reni Gabriel fu su di me.
Sorrisi sarcastico.
<Potrei anche eccitarmi, lurido Hijo de Puta! Sei troppo uguale a lei.>
Sapevo di averlo punto nel vivo e quando mi arrivò una testata risi.
Dio, lo avrei ucciso con le mie mani.
<Dimmi dove l'hai nascosta!>
Sibilai a denti strettissimi.
Mi arrivò un pugno in faccia che mi tolse il respiro.
Alzai un ginocchio di scatto, perse l'equilibrio o meglio: fu sollevato dal mio corpo.
Luisa lo aveva preso e lo teneva fermo. Per le braccia.
<Lasciami brutta vacca!>
Per tutta risposta Luisa gli diede un ceffone.
Era la prima volta che la vedevo menare davvero le mani per provocare dolore.
<Modera il linguaggio, cafone! E dicci dove si trova tua sorella. Altrimenti ti mollo a mio cugino.>
Gabriel aveva il naso rotto che perdeva sangue e si stava gonfiando.
Iniziò a ridere.
<Bernarda... è con lei. Non so in che stanza.>
Rimasi attonito.
<Bernarda?>
<Sarà già bella che morta.>
Il sangue mi si gelò nelle vene.
Inizia ad aprire tutte le stanze.
Ad urlare il suo nome.
Non ricevevo risposta.
Fin quando non sentii il rumore dell'acqua.
Mi fiondai in bagno e la vidi.
Bernarda aveva riempito la vasca e teneva la testa di lei sott'acqua.
La spinsi via immediatamente, i suoi piedi si dibattevano come pesci.
Bernarda rimase in silenzio, non la degnai di uno sguardo.
<Hey... hey...>
Era fredda e respirava a fatica, rantolava.
<Dimmi che stai bene, ti prego.>
La vidi dischiudere gli occhi e sorridermi.
<...Camilo...>
<Sì, sì.>
Ero disperato, sentivo le lacrime appannarmi la vista.
<Luisa... Luisa dimmi che è arrivato qualcuno della Familia.>
Trattenni le lacrime.
<Nono, guardami, eh!>
L'avevo vista per un attimo chiudere gli occhi, era troppo fredda.
<Dimmi dove hai le gocce, sono sicuro che ti aiuterebbero! Dove sono le cose che ti ha preparato mia tia?>
Sentii Bernarda ridacchiare e per tutta risposta Luisa la prese per i capelli e la trascinò fuori dal bagno insieme al fratello.
La rabbia che mi salì si spense quando le sue labbra fremmetero.
<N-non servono le gocce...>
Il suo tono era così flebile...
<Come no... sono sicuro di sì!>
Scosse il capo, le braccia le ricaddero mollemente sul petto.
<No, no... ti prego. LUISA! CHIAMA TIA JULIETA!>
La strinsi a me fortissimo, cercando di scaldarla.
Poggiai l'orecchio al suo petto, i battiti del suo cuore erano flebili.
Singhiozzai, non potevo crederci, ero... ero assolutamente inutile.
Sentii della confusione sotto, forse erano arrivati gli altri!
<C'è Tia Julieta! Resisti ancora un po' ti prego...>
Mi sorrise.
<Non essere triste...>
<Non parlare, non affaticarti, tieniti stretta le forze che hai.>
Le sussurrai, le mie lacrime bagnarono il suo viso.
<G-grazie... per il tuo... amore.>
Mi sorrise dolcemente, accarezzandomi con lo sguardo.
<...Ti amo, Camilo.>
Detto ciò chiuse gli occhi e il suo ultimo respiro lasciò le sue labbra, insieme al mio nome.

Doppelgänger [CAMILO  X READER]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora