4. Carne

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POV:[CAMILO]

Non appena uscì dal dolce forno, presi un'enorme boccata d'aria, spostandomi i capelli dietro le orecchie rosse, iniziando a camminare verso il mercato.
Più mi allontanavo e più il mio cuore sembrava rallentare i battiti, tra i due, quello malato sembravo esser diventato io; forse avrebbe dovuto prestarmi le sue gocce.
Da quando lo avevo conosciuto non facevo altro che pensare a lui, ero sicuro che fosse a causa della situazione e del fatto che riuscisse a cucinare così bene, ma ora... ora non ne ero più tanto certo.
<Hermanito!>
Mi voltai di scatto, Dolores mi aveva chiamato sventolando la mano, nell'altra una busta di frutta e ortaggi.
La raggiunsi immediatamente e non appena fui a portata di mano, mi scompigliò i capelli, arruffandomeli.
<Dolores!>
Mi lamentai, mentre lei ridacchiava soddisfatta, facendosi poi un pochino più seria.
<Sei stato dal tuo nuovo amico?>
Sospirai, era inutile, non le si poteva nascondere nulla.
<Sì, immagino tu abbia sentito qualcosa.>
Mi prese sotto braccio, accompagnandomi proprio davanti al bancone della carne.
<In realtà, Camilo... ho sentito tutto. Mi dispiace!>
Sospirai, chiudendo gli occhi. Come avrei detto a Gabriel che il suo segreto con i Madrigal non era per niente al sicuro?
Forse sarebbe stato meglio non dirglielo.
<Ti prego Dolores, non dirlo a nessuno.>
La guardai supplicante e sorridendomi fece il segno di chiudersi la bocca con una zip.
<Sarò una tomba, però mi chiedevo... secondo te Tia Julieta, non riuscirebbe a curarlo?>
Sbattei un paio di volte le palpebre, guardandola perplesso.
<Credi che Tia possa farcela? Non mi sembra una cosa da poco e ultimamente i suoi poteri sono deboli, forse potremmo aspettare che si rimetta e farla provare!>
La guardai con fare convinto, aveva avuto una buona idea.
<Perché non lo inviti a casa nostra? Potrebbe fare una dimostrazione o insegnarci qualcosa!>
Mi imbronciai, non avevo voglia di condividere quel nuovo amico con tutta la Familia, volevo essere egoista per una volta.
Scossi il capo, facendogli poi una linguaccia.
<No, per ora lo terrò tutto per me! Già il fatto che tu sappia tutto quello che so io potrebbe metterlo in crisi.>
Sentii lo sguardo di mia sorella scivolare sul mio viso.
<Hermanito, non sarà che quel ragazzo ti interessa? Hai paura che una delle nostre cugine possa portartelo via?>
Sentii il volto diventare caldo, sfuggendo al suo sguardo ed una volta davanti al banco della macelleria presi la carne.
<Dolores, lo conosco appena. Non credi sia un po' presto per dire certe cose? E poi... non so nemmeno se possa piacergli.>
Dolores si sporse, pagando la mia spesa, la guardai alzando un sopracciglio.
<Allora è di questo che si tratta. Di solito con le ragazze sai come muoverti, mentre adesso... sei confuso, non è vero?>
Dolores non aveva solo il dono dell'ascolto, a quanto pareva sapeva leggermi perfettamente nella testa.
<In questo momento mi basta sia mio amico. So solo questo.>
Sfuggì dalla sua presa, guardandola incerto.
<Oh be, credo che quando ti deciderai a fare un qualunque passo, lo sentirò.
Adoro ascoltarvi, siete meglio di un romanzo!>
Un sorriso divertito si stampò sulla sua faccia, era sempre la solita impicciona, sapeva gli affari di tutta la famiglia, però... non rivelava mai quello che ascoltava, di questo dovevo dargliene atto.
<Adesso vado, lo strudel si sarà raffreddato!>
<Mi raccomando, porta di nuovo i dolci a casa! Luisa dovrebbe essere qui da qualche parte.>
Annuii e poi tornai sui miei passi, la busta con le bistecche e le costolette, appesa al polso.
Quando fui davanti alla porta a vetri del dolce forno la aprì senza tante cerimonie, notando come avesse sfornato la torta cioccolato ed amarene, sembrava davvero invitante... lasciai scivolare lo sguardo su Gabriel, che stava sistemando la torta, leggermente piegato in avanti, la camicia larga lasciò intravedere una fasciatura sul petto.
Non dissi nulla e quando finalmente sollevò lo sguardo, mi sorrise imbarazzato, sollevandosi.
<Scusami, stavo cercando di sistemarla al meglio. Come va la lingua?>
Ah già... la lingua.
<Bene,ti chiederei di controllare, ma non mi pare il caso.>
Mi guardò interdetto, perché continuavo a provocarlo a quel modo?
Desideravo così tanto farmi lanciare fuori dal locale?
<Se ti va e se hai recuperato la sensibilità alla lingua, lo strudel è meno caldo e quella busta... se ti va puoi darla a me, la porto sopra.>
Lentamente feci il giro, portandomi accanto a lui, porgendogli la busta con la carne.
<Ti aspetto nel retrobottega.>
Era più basso di me, potevo tranquillamente sovrastarlo, feci un altro passo in avanti, costringendolo a sollevare il viso... quegli occhi cerchiati e quei capelli tagliati male...
Mi morsi il labbro inferiore, come si corteggiava un ragazzo?
Lo vidi sbattere le palpebre interdetto.
<Sai come si cucina?>
Scosse il capo, sostenendo il mio sguardo.
Sorrisi divertito, lasciandolo prendere la busta.
<Allora cucinerò io la carne, non appena avrai finito le altre torte.>
Lentamente avvicinai una mano al suo capo e afferrando una ciocca di capelli, più lunga delle altre ci giocai un attimo, piegandomi leggermente verso di lui
<Adesso vado dallo strudel.>
Sussurrai, più parlando fra me e me che con lui.
Lo scansai, andando vicino al tavolo di marmo e mentre acchiappavo un pezzo di Strudel, lo sentii salire le scale lentamente.

POV: [T/N]

Camilo davvero mi stava aiutando o voleva solo condurmi prematuramente alla morte?
Mentre salivo le scale, sentii il mio cuore accelerare, dovevo tenerlo a bada, tutta quella corsa non mi faceva bene e... dovevo tenere a bada pure Camilo Madrigal!
Era vero che mi stava aiutando, che sembrava volesse sinceramente diventare mio amico, eppure... quel suo modo di fare, sentivo che c'era dell'altro o forse... forse era solo la mia immaginazione, del resto non avevo mai avuto amici all'infuori di mio fratello!
Mio fratello... la sua camera!
Mi diedi uno schiaffo in fronte.
Se Camilo fosse salito per cucinare la carne, forse avrebbe voluto fare il giro della casa!
Posai la carne sul tavolo, sentendo il sangue gelarsi nelle vene e le mani diventare più fredde.
Non era un problema, era un problemone.
Sia la stanza di mio fratello, che quelle dei miei genitori erano sottosopra e piene di polvere, palesemente due stanze disabitate e la mia... beh... la mia era una stanza da femmina a tutti gli effetti e poi, gli avevo detto che ero figlio unico!
Mi sedetti un attimo sulla sedia, avrei dovuto chiudere a chiave tutte le stanze, mi sarei limitato a dirgli che erano troppo disordinate in quel momento per mostrargliele!
Cercai di calmarmi, non potevo prendere altre gocce, non potevo alzare la dose giornaliera, già abbastanza alta.
Così, quando sentii i battiti rallentare, chiusi tutto e tornai giù.
Avevo il fiatone quando arrivai nel retrobottega, trovando lo strudel a metà.
<Ma che stomaco hai?>
Camilo si voltò di scatto, come colto sul misfatto e con la coda alta e riccioluta lo vidi arrossire.
Mandò giù tutto.
<La colpa è solo tua, era così buono che non sono riuscito a fermarmi!>
Ridacchiai, andando poi a sfornare un paio di ciambelloni all'arancia.
<Ma dai, sei solo un adulatore, fan dei dolci!>
Lo canzonai, mi sentivo più tranquilla, se lo tenevo sotto controllo, non avrebbe potuto combinare guai o ficcanasare in giro.
<Ah si?>
Alzai lo sguardo, intercettando il suo, scintillava, mentre portava le braccia davanti al petto, incrociandole.
Mi allontanai dagli stampi caldi, quei dolci mi ricordarono il suo odore, distolsi lo sguardo.
<Posso farti assaggiare lo strudel?>
<L'ho già fatto.>
Dissi imbarazzata, cercando di tenere il tono di voce più mascolino possibile.
Lo sentii avvicinarsi e quando alzai lo sguardo vidi che teneva nella sua mano una fettina sottile.
<Ma non così.>
Annaspai, era una cosa normale fare così tra amici?
<Camilo... non credo che...>
<Dai, prova!>
Mi invogliò.
Lentamente aprii la bocca e lui mi avvicinò la fettina, sfiorandomi le labbra coi polpastrelli caldissimi, rabbrividii.
Mangiai lentamente, senza riuscire a sganciare gli occhi dai suoi, mi guardava attentamente e quando mandai giù tutto, rimase con le dita sulle mie labbra.
<Allora? Era più dolce?>
Portai una mano sul petto, avevo bisogno di nuovo delle gocce.
<Sì.>
Dissi, vedendo poi tutto roteare intorno a me.
Fu un attimo e finii sul petto di Camilo, che mi afferrò al volo per le spalle.
<Oi, tutto ok?>
Scossi il capo.
<P-potresti prendermi le gocce? Sono... sotto la... la cassa.>
Dissi con un filo di voce.
<Se ti lascio caschi.>
Il tono di voce di Camilo sembrava preoccupato.
Strizzai gli occhi e quando mi sentii sollevata da sotto le ascelle e adagiata sul piano in marmo, pieno di farina, lo vidi andare a prendermi ciò che gli avevo chiesto.
Era stato gentile a farmi sedere lì e poi... mi aveva sollevato senza battere ciglio, eppure non sembrava così muscoloso!
Quando tornò mi aprì la boccetta,porgendomela e lentamente presi tutte le gocce che mi servivano, infine, si avvicinò a me, nascondendomi fra le sue braccia.
Sentii il suo cuore sano battere contro le mie orecchie, sembrava agitato.
<Scusami, sembra che al tuo cuore non piacciano le mie attenzioni.>
Rimasi interdetta, mentre sentivo I battiti tornare normali.
Scossi il capo, alzando il viso sul mio petto.
<Non è vero, è che il mio cuore ha capito che a pranzo c'è la carne, per questo si è agitato.>
Non volevo che si sentisse in colpa, nè che capisse quanto il suo tocco mi turbasse.
Mi guardò perplesso e alla fine scoppiò a ridere, abbracciandomi più forte.

Doppelgänger [CAMILO  X READER]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora