6. Pildora

323 29 12
                                    

POV:[T/N]

Rimasi a fissarlo, mentre si ripuliva le dita con la lingua.
Il mio cuore... sentivo il mio povero cuore battere troppo velocemente, come se stessi avendo uno dei miei soliti attacchi, eppure... non sembrava che stessi male.
Mi sentivo imbarazzata.
Mi fissava come se... come se fosse me che stesse leccando, nessuno mi aveva mai guardata a quel modo.
Mi scoprii star trattenendo il respiro, mentre continuavamo a fissarci negli occhi, io suoi boccoli color nocciola gli coprivano un poco lo sguardo, erano scappati dalla sua coda.
Non era più solo una mia impressione, ne ero certa, non era solo interesse genuino o curiosità nei miei riguardi, c'era dell'altro.
Forse avrei dovuto interrompere la cosa sul nascere, non potevo prenderlo in giro.
<Camilo io... io sono un ragazzo.>
Dischiuse le labbra, abbassando lo sguardo, asciugandosi le dita sul tovagliolo con molta calma.
<Onestamente Gabriel?>
Lo vidi alzare lo sguardo ed inchiodarmi.
<Che tu sia uomo o donna, ai miei occhi, in questo esatto momento, non ha alcuna importanza.>
Rimanemmo a fissarci in silenzio.
<Guardami, posso prendere le sembianze di chiunque, pure le tue.>
Lo vidi alzarsi, lentamente e raggiungermi; mi voltai verso di lui, alzando lo sguardo, non riuscivo a staccargli gli occhi di dosso, era come una calamita ed era... era pericoloso.
Quando mi fu accanto, prese la spalliera della sedia dove ero seduto e la rigirò, ritrovandomi davanti il suo ventre.
Mi morsi il labbro inferiore, portandomi una mano al petto, il cuore che iniziava a darmi problemi, il respiro più veloce.
Lo avevo provocato con quella domanda?
<Ti fa male il cuore?>
Lo sentii chiedermi preoccupato, piegandosi verso di me.
Faccia a faccia.
Sentii la sua mano bollente contro la mia pelle fredda, la pelle d'oca si impossessò del mio corpo.
Quella carezza, quel tipo di carezza, non lo avevo mai ricevuto.
Chiusi gli occhi, stringendo la mano sul petto, mentre il suo pollice si allungava sul mio labbro inferiore, accarezzandolo.
Fremetti e mi imbarazzai, avevo bisogno delle mie pillole.
<Devo... devo prendere la pillola.>
Balbettai, mentre il suo pollice sostava ancora lì, bollente.
<Dimmi dove sono messe, te le porto.>
Il suo tono era così caldo e avvolgente.
Annuii.
<Sul mobile, all'ingresso.>
Rimasi con gli occhi chiusi, il respiro affannato.
Sarei sicuramente morta, stargli accanto avrebbe aggravato le mie condizioni di salute, ne ero certa.
Sentii le sue dita abbandonare il mio viso e i suoi passi, andare e tornare.
Il rumore del blister che veniva aperto.
<Te la do io, apri la bocca.>
Non avevo il coraggio di aprire gli occhi.
Lentamente dischiusi le labbra e quando sentii la sua morbida bocca sulla mia e la sua lingua prendere possesso di essa, spalancai le labbra.
Il cuore mi esplose nel petto, le gambe mi divennero molli, mentre le mie dita gli artigliarono la camicia e i suoi palmi si posarono sulle mie guance.
Quando i suoi occhi si dischiusero posandosi sui miei Rimasi senza fiato.
Due gemme scintillanti che si erano fuse.
Percepii la sua lingua calda e morbida, lasciare la pillola sulla mia.
Deglutii a fatica e quando lo ebbi fatto, lentamente Camilo si staccò dalle mie labbra con uno schiocco, continuando a fissarmi, rimanendo piegato su di me.
Il mio corpo in tensione iniziò a rilassarsi e lentamente gli lasciai la camicia, fin quando la sua mano non scivolò via dal mio viso e afferrando la mia, la poggiò sul suo cuore.
Impazzito.
Sbattei le palpebre, continuando a sentire il suo profumo di arancia e cannella addosso, il suo respiro caldo che si infrangeva sul mio volto freddo, le labbra ancora dischiuse.
<Credo che quella pillola serva pure a me.>
La mano che ancora sostava sul mio viso si spostò verso la mia nuca.
<Potresti ridarmela?>
Mi stava chiedendo il permesso di baciarmi ancora?
Il mio cuore, piano piano, rallentò la sua corsa, eppure... eppure sentivo tutto il mio corpo fremere.
Non ero mai stata baciata.
Camilo avevo rubato il mio primo bacio in quel modo.
Mi portai le dita della mano libera alle labbra, sfiorandomele.
Era stato bello... volevo rifarlo.
Non mi importò, in quel momento, che Camilo pensasse che fossi un maschio e poi aveva detto che per lui non faceva alcuna differenza, quindi...
<Riprenditela, non voglio... non voglio farti stare male.>
Lo invitai con un soffio di voce.
Non se lo fece ripetere due volte e tirandomi dolcemente la nuca, attraendomi verso il suo viso, posò nuovamente le sue labbra sulle mie.

-

POV:[CAMILO]

Pendevo letteralmente dalle sue morbide labbra, speravo non lo avessi offeso con quel bacio improvviso, che non lo avessi spaventato.
Ogni fibra del mio corpo urlava, mi era piaciuto così tanto che avrei voluto gettarmi con fare impetuoso sul suo corpo fragile e strappargli ogni bacio con la forza, anche se non avesse voluto.
Mi aveva attratto a sè con il suo essere fragile e adesso, adesso avrei voluto frantumarlo con le mie stesse mani.
Stavo impazzendo, se mi avesse risposto di no, se mi avesse allontanato schifato...
<Riprenditela, non voglio... non voglio farti stare male.>
Spalancai gli occhi e tenendo ancora la mia mano sul mio petto, lo avvicinai, premendo gentilmente sulla sua nuca.
Posai le mie labbra sulle sue ed iniziai a baciarlo come avrei voluto fare fin dall'inizio: gentilmente, accarezzandogli le labbra con le mie, mentre le mie dita scivolavano fra i suoi capelli corti e tagliati malamente.
Sapeva di mele, ma meglio... meglio di qualunque cosa avessi mai assaggiato o baciato.
Si lasciò baciare, ricambiandomi dopo qualche secondo, mentre le sue dita si aggrapparono nuovamente alla mia camicia.
Quella posizione era davvero pessima quanto scomoda.
Lentamente mi inginocchiai fra le sue gambe, trascinando il suo viso giù col mio, costringendolo ad allungare il collo; non aveva capito, volevo tirarlo giù insieme a me.
Gli lasciai il polso, leccandogli le labbra che dischiuse, in un tacito consenso e quando fui dentro la sua bocca calda, sospirai, sentendo il suo corpo tremare.
Sembrava quasi come se qualcuno lo stesse toccando per la prima volta, le sue reazioni erano così spontanee e genuine.
Con le mani sul suo viso lo tirai a me gentilmente, guardandolo con gli occhi ridotti a due fessure.
Lo vidi corrucciare la fronte, con gli occhi chiusi e lentamente scivolò giù dalla sedia, inginocchiandosi davanti a me, era fatta!
Era mio!
Continuai a baciarlo, impossessandomi della sua bocca, danzando con la sua lingua insicura, se non sapeva come fare, gli avrei insegnato io.
Lentamente scesi con le mani sul suo collo, sulle sue clavicole e quando feci per andare sul suo petto, Gabriel si staccò da me improvvisamente, ansante, le mani a proteggersi il petto.
Sul viso la paura.
<No.>
Ansimava spaventato e rintontito, stringendo forte le mani sulla camicia, avvicinandosela più che poteva e poi... poi ricordai la fasciatura.
Lo guardai dispiaciuto, ma ancora desideroso di poterlo toccare.
Avrei dovuto andarci piano, mi ero lasciato andare.
<Scusami... ho esagerato.>
Ammisi dispiaciuto, mentre riprendevo aria insieme a lui.
<Ho visto che hai una fasciatura, prima. Se ti sei fatto male...>
<No... cioè...>
Era così confuso e così carino, se ne rendeva conto?
Forse avrei dovuto lasciar stare, almeno per il momento.
<Ti è piaciuto?>
Gli chiesi senza vergogna e abbassò lo sguardo, afferrandosi una ciocca di capelli corta.
<Si.>
Ammise senza timore, continuando a fissare con fare interessato il pavimento, entrambi ancora inginocchiati.
<E a te?>
Una domanda che in quel momento non mi aspettai e poi... poi mi ricordai dell'erezione dentro i miei pantaloni e mi vergognai a morte, non sembrava essersene accorto.
<Sì...>
Mi alzai, dandogli poi le spalle immediatamente.
<Ehm, potresti indicarmi il bagno?>
Non mi rispose subito, sentii però che si stava alzando.
<Seconda porta a sinistra.>
Senza voltarmi, mi diressi verso quest'ultimo, chiudendomi dentro.

Doppelgänger [CAMILO  X READER]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora