7. Fresas

305 29 4
                                    

POV:[CAMILO]

Chiuso in bagno mi misi le mani ai capelli, mi ero lasciato trasportare talmente tanto che... che adesso avrei dovuto risolvere pure quel problema e avevo letteralmente abbandonato Gabriel sul pavimento senza dirgli una parola.
Mi guardai la patta dei pantaloni sconsolato e mi sbottonai, avvicinandomi al wc.
Chiusi gli occhi e lentamente iniziai a toccarmi ripensando a ciò che era successo: il suo viso, il suo corpo... le sue labbra calde e la sua bocca accogliente; aumentai il ritmo della mano, dischiudendo le labbra  mentre il respiro si faceva più pesante.
Avrei tanto voluto continuare a possedere la sua bocca, inchiodarlo al pavimento e poi... e poi...
Sentii il viso diventare bollente, mentre brividi iniziavano a pervade il mio corpo.
Il suo odore di dolci e mele si era impresso sulla mia pelle, perché non l'avevo assaggiata?
Avrei potuto scendere sul suo collo e bearmi di quel profumo.
Perché avevo avuto tutta quella fretta?
<Camilo?>
Mi sentii chiamare con fare preoccupato.
La sua voce...
Continuai a massaggiarmi velocemente, sentendomi quasi un maniaco.
<T-tutto bene?>
Dio.
<Sì... solo un attimo.>
<Camilo?>
Lo faceva per forza di proposito, non era possibile che continuasse a chiamarmi in quel modo.
<Dimmi.>
Sperando mi avesse sentito, mi morsi il labbro inferiore, stavo per venire...
<Posso entrare?>
Spalancai gli occhi e sporcai tutta la parete di mattonelle blu.
<NO!>
Esclamai, tappandomi subito la bocca.
Lasciando saettare lo sguardo dalle mattonelle alla porta.
Per Dio.
<Arrivo subito, dammi cinque minuti!>
<Ok... io sono sotto, inizio a preparare qualche altra torta.>
Quando sentii il suo tono di voce avvilito e i suoi passi farsi distanti, imprecai, iniziando a ripulirmi e una volta che ebbi finito passai alle mattonelle.
Aveva fatto un macello!
Una volta terminato, mi lavai le mani e il viso e scesi immediatamente giù, ritrovando Gabriel intento a preparare una crostata di albicocche.
<Scusami, non volevo lasciarti lì da solo, dopo quello che è successo...>
Continuò a darmi le spalle, incurvate.
<Tranquillo, non è una novità.>
Corrugai il viso, che stava dicendo?
<Gabriel, dico davvero.>
Lo sentii tirare su col naso, stava piangendo?
<Per favore Camilo, potresti andare a comprarmi qualche fragola al mercato?>
Allungai una mano sulla sua spalla, non capivo che avesse, non capivo la sua reazione, pensavo gli fosse piaciuto.
<Vorrei rimanere un attimo solo, ti prego... và a prendere le fragole.>
Ritirai la mano.
<Non ti volevo lasciare solo, dovevo...>
Non potevo dirgli che mi ero segato pensando a lui, mi avrebbe davvero scambiato per un maniaco.
<Vado e torno.>
Dissi infine, guardandolo e uscii fuori, nel caldo pomeriggio estivo di Encanto, dirigendomi verso il mercato.
Volevo muovermi, volevo tornare subito da lui, non volevo si sentisse ancora solo, non volevo che pensasse che me ne fossi approfittato.
Una volta al bancone della frutta, chiesi al proprietario di darmi tra cassette piene di fragole.
<Che devi farci Camilo?>
Mi chiese l'omone robusto, coi baffoni e capelli ricci e neri.
<Signor Gaspare, li devo portare al dolce forno di Gabriel, non so se lo conosce.>
Sul viso rosso e paffuto del fruttivendolo la felicità parve spegnersi.
<Sta attento a quello lì, è un pessimo soggetto. Ha un bruttissimo carattere, arrogante come non mai e ha contratto debiti con la banca. Io ti consiglierei di stare lontano da lui.>
Rimasi esterrefatto, stava parlando davvero del ragazzo che avevo conosciuto?
<Ma... è un ragazzo così dolce e...>
Scoppiò a ridere.
<Gabriel dolce? Stiamo parlando della stessa persona?
Antonio, vieni qui un attimo!>
Un ragazzino di soli tredici anni e i capelli ricci e neri, come quelli di Gaspare, si affacciò timidamente al bancone, teneva in mano dei grappoli di pomodori.
<Racconta cosa ti ha fatto Gabriel qualche mese fa.>
Il ragazzino parve prendere lo stesso colore di ciò che teneva fra le mani e abbassò lo sguardo.
<Non aveva i soldi per pagare e mi ha dato un pugno in faccia.>
Ammise, sparendo poi in mezzo alle cassette di frutta e verdura.
Rimasi senza parole.
<Ma... ma non può essere.>
Mi sentivo confuso, Gabriel non aveva nemmeno la forza di salire le scale, prendeva le medicine per il cuore.
<Una volta mi ha detto di avere una sorella malata, ma non l'ho mai vista. Forse è morta e si è sbarazzato del cadavere da qualche parte o semplicemente era una bugia per farmi pena e non pagare. Sta attento.>
Mi sussurrò Gaspare a pochi centimetri dal volto.
Il sangue mi si gelò nelle vene.
Gabriel... non era Gabriel?
Annuii lentamente e pagando con fare meccanico, mi allontanai da lui.
Ogni passo mi sembrava così pesante e la testa mi scoppiava di domande.
Gabriel aveva una sorella malata, era violento e aveva problemi di debiti...
Gabriel era malato e stava lavorando...
Le parole che mi aveva rivolto, il fatto che non fosse una novità il fatto che restasse solo...
Dio mio.
Per poco non lasciai cadere tutte le fragole.
Gabriel era la sorella ed era stata lasciata sola dal vero Gabriel.
Gagriel era una ragazza!
Mi bloccai davanti alla porta della bottega, sentendo il mio viso andare a fuoco.
Avevo combinato tutto quel casino con una ragazza!
Non che mi importasse il sesso, ma... ero stato davvero poco delicato e... mi aveva mentito.
Perché aveva preso il posto del fratello?
Non sapevo a quale domanda dare la precedenza, mi sentivo confuso.
Cosa avrei dovuto fare? E se avesse scoperto che io sapevo? Avrei dovuto dirglielo?
Forse l'avrei solo spaventata o forse... forse stavo prendendo un granchio, forse Gaspare si era sbagliato e aveva confuso tutto!
Avrei dovuto indagare sulla questione forse, prima di svelare che sapevo ogni cosa.
E poi... la verità era che avevo finalmente un appiglio a qualcosa, quello che provavo alla fine non cambiava poi molto, avrei solo dovuto capire il perché mi stesse mentendo.
Entrai dunque in negozio, mi sarei comportato come sempre, avrei conquistato la sua fiducia e prima o poi... prima o poi sarebbe stata lei a parlarmene.

-

POV:[T/N]

Sola e senza nessuna distrazione, finì di preparare la crostata, iniziando poi la base per quelle alle fragole.
Ripensai a ciò che fosse accaduto, al fatto che Camilo mi avesse rubato il primo bacio, a come gli avessi concesso il secondo e a come fosse scappato in bagno.
Non capivo.
Sembrava gli fosse piaciuto, perché mi aveva lasciata sola?
Sospirai, asciugandomi le lacrime, mi sentivo abbandonata... forse non avrei dovuto lasciare che si prendesse tutte queste libertà e che si avvicinasse a me così tanto. Avrei sofferto e basta, di nuovo.
Ripensai a mio fratello, a come mi avesse lasciato sola pur condividendo lo stesso sangue.
Perché Camilo avrebbe dovuto essere diverso?
Nella sua famiglia perfetta si volevano tutti bene?
Mi allontanai dalla base della crostata, andando a prendere la poca marmellata di fragole rimasta e gliela misi, asciugandomi nuovamente il viso.
Sentii la porta della bottega aprirsi e poi vidi un ammasso di capelli ricci e arruffati,  della coda era rimasto ben poco, fra le mani di Camilo tre cassette di fragole.
<Grazie, mi ero dimenticato di darti i soldi, puoi prenderli direttamente dalla cassa.>
Lo vidi annuire, mentre posava tutto per terra, sciogliendo i capelli che ricaddero morbidi sul viso appena sudato.
Non disse una parola, solo si avvicinò a me, guardandomi con due occhi così belli, che per un momento mi sentii catapultata sotto un albero.
In un attimo mi ritrovai avvolta fra le sue braccia e dal suo profumo.
<Prima, sono scappato in bagno perché... perché quello che è successo mi ha fatto avere una reazione che... che non volevo vedessi.>
Sentivo il suo corpo totalmente incollato al mio, petto contro petto e se... e se avesse sentito...
Lentamente alzai il capo, guardandolo negli occhi interdetta.
<Non capisco.>
Il suo viso divenne dello stesso colore delle fragole e lì capii, sentendo il cuore fare i capricci, distolsi lo sguardo imbarazzata.
<Ah.>
Sentii le sue mani scivolare sulla mia schiena, accarezzandola, passando di tanto in tanto, lungo i bordi della mia fasciatura.
<Vorrei che venissi alla Casita, non ho intenzione di mollarti un attimo, voglio che tu capisca che non ho intenzione di abbandonarti.
Non voglio nulla da te.>
Alzai lo sguardo, sbattendo gli occhi confusa.
<Nulla?>
Non sapevo se sentirmi lusingata o offesa.
I suoi occhi si assottigliarono quel tanto che bastò da farmi pentire della domanda.
<A parte i dolci che fai e... se non ti dispiace, qualche altra cosa.>
Sentii le sue mani sulla mia nuca nuda e poi sul mio viso, tenendomelo.
<Se non hai cambiato idea  ovviamente e... ti chiederò il permesso sempre, prima di toccarti da qualche parte. Va bene?>
Deglutii rumorosamente, non voleva lasciarmi andare, non voleva abbandonarmi come mio fratello quindi?
Mi morsi il labbro inferiore, non sapevo cosa fosse quella cosa nata tra me e Camilo, sapevo solo che avrebbe aggravato le mie condizioni di salute, per come mi faceva battere il cuore eppure... non mi ero mai sentita così bene in vita mia,  così viva.
Annuii e sorridendomi mi baciò la fronte.

Doppelgänger [CAMILO  X READER]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora