16. Perfecto

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POV:[T/N]

Quando sentii quelle parole, seguite dalle sue mani bollenti sul mio viso e dalle sue labbra morbide, rimasi senza fiato.
Premeva dolcemente si quest'ultime, baciandole, mordendole e leccandole, mentre il suo fiato caldo mi solleticava il viso. Sapeva di arancia e cannella.
Dopo qualche istante di immobilità, dovuta alla sorpresa, le mie mani si mossero da sole.
Le chiavi scivolarono per terra insieme alla torta e passai le mie mani intorno al suo collo, cingendoglielo, mettendomi sulle punte.
Sospirai, dischiudendo leggermente le labbra e Camilo se ne approfittò, insinuando la sua lingua dentro la mia bocca, togliendomi il respiro per l'ennesima volta.
Continuammo a baciarci così, contro la porta dell'ingresso, mentre le sue mani scendevano sulla mia schiena, sostando sul mio punto vita. Mi prese e mi fece improvvisamente sbattere contro il suo bacino, fremetti sentendo qualcosa di duro sul cavallo dei suoi pantaloni, il cuore che mi batteva troppo forte, mentre i bordi delle orecchie diventavano rossi.
Non mi scansai, non indietreggiai, mi sembrò quasi come se il fatto di Bernarda non fosse mai accaduto.
Quando si staccò ansante dalla mia bocca ci guardammo negli occhi, sotto i ricci castani e morbidi, sudati, il suo sguardo color del bosco parve liquido. Si era appiccicato al mio e non voleva lasciarmi andare.
Era chino su di me, forse poteva percepire il battito del mio cuore.
<Dammi il permesso.>
Mi manca il respiro.
<Dammi il permesso di toccarti, dimmi che puoi essere mia adesso.>
La sue mani scivolarono sui bottoni della mia camicia, sopra la fasciatura.
Li accarezzarono.
<Dimmi che puoi farlo.>
Lentamente portai una mano sulla sua, scuotendo il capo, vidi il suo sguardo iniziare a spegnersi, si morse il labbro inferiore.
<Ti ho deluso troppo?>
Scossi il capo.
<Non intendevo questo... credo che mi converrebbe mangiare un pezzo di torta di tua zia prima di... prima di... insomma.
Non credo che le mie medicine possano far reggere il mio cuore, con le tue mani addosso.>
Il suo sguardo si riaccesse, tornando così rovente che quasi mi bruciò.
Si chinò immediatamente per terra, raccogliendo la torta, iniziando a scartarla.
<Camilo... forse dovremmo salire...>
Si bloccò, guardandomi colpevole.
<Hai ragione, mi sento così agitato che non sto capendo più nulla.>
Ah... era lui quello agitato?
Sorrisi imbarazzata e chinandomi afferrai le chiavi, chiudendo la porta principale.
Gli presi allora una mano e intrecciando le sue dita alle mie, lo condussi al piano di sopra.
Una volta in cucina, gli lasciai la mano e Camilo rimase immobile, fissandomi inebedito.
Mi sentii in imbarazzo.
<Vuoi che la tagli io?>
Chiesi, non riuscivo più a guardarlo negli occhi.
<No.>
Avanzò verso il tavolo e scartando la torta, prese un coltello e, tagliandone un pezzo, mi avvicinai.
Si voltò porgendomelo sulle labbra e lentamente diedi il primo morso, mandando giù tutto, poi un altro e un altro ancora, fin quando non incontrai le sue dita ad attendermi.
Alzai lo sguardo, sentendo i polpastrelli accarezzarmi le labbra.
Mi sentivo benissimo.
<Adesso ho il tuo permesso?>
Annuì immediatamente e senza troppe cerimonie, Camilo iniziò a sbottonarmi la camicia. Le sue dita non persero assolutamente tempo, sembrava allenato.
Mi morsi il labbro inferiore e quando rimasi solo con la fasciatura sul seno, tornai a guardarlo negli occhi.
I suoi erano sottili e studiavano le bende.
<Non avrei dovuto fare un lavoro così perfetto. >
Sentivo il mio petto alzarsi e abbassarsi pesantemente sotto quello sguardo.
Volevo che mi togliesse quella roba.
<Toglimela Camilo.>
I suoi occhi puntarono i miei e un sorrisino soddisfatto si stampò sul suo bellissimo viso.
<Non devi ripeterlo due volte, Princesa.>
Trattenni il respiro quando lo vidi afferrare il coltello sul tavolo e, posizionandolo tra il mio sterno e le bende, tirò forte.
Uno strappo deciso e fui di colpo libera da quella costrizione e nuda.
Ci guardammo negli occhi ancora una volta, sentivo le orecchie andare letteralmente a fuoco, il cuore correva, ma non mi faceva male.
<Per tutta la magia di Encato.>
Poggiò le sue mani sul mio viso, accarezzandomi il labbro inferiore coi polpastrelli.
<Se non mi dici subito dove è la tua stanza, giuro su Dio che ti tiro giù sul pavimento.>
Avevo la bocca secca, ma riuscii comunque a sussurrare:
<Ultima porta a destra.>
Mi sentii sollevare da terra e in un attimo fui fra le sue braccia, ero così imbarazzata da non riuscire a dire altro.
Stava davvero per succedere?
Quando spalancò la porta della stanza non disse nulla, semplicemente avanzò fin quando non mi adagiò sul letto, fu una volta lì che alzai lo sguardo.
Lo vidi posizionarsi fra le mie gambe, iniziando a sbottonarsi la camicia sudata, le sue mani correvano febbrili sui bottoni.
Imprecò non riuscendo.
Sembrava più agitato di me, così lo raggiunsi e, posando le mie mani sulle sue, le allontanai, sbottonandogli la camicia.
<Penserai che sono un idiota... che fa tanto il gradasso con le parole e poi...>
Alzai lo sguardo sul suo, era impressionante come i suoi occhi, nascosti fra i riccioli morbidi e castani, tentassero di inghiottirmi, di inglobarmi.
Senza aggiungere altro, passò al contrattacco, mentre le mie mani scendevano sempre più giù.
Si allungò verso il mio collo, iniziando a baciarlo dolcemente, facendomi percepire di tanto in tanto, la sua lingua morbida e calda.
Fremetti e quando finalmente terminai di sbottonargli la camicia, gliela lasciai scivolare via dalle spalle, mentre iniziavo a percepire i suoi denti sulla mia pelle.
Lentamente gli accarezzai le spalle. Era ancora caldo e sudato, ma non mi importava, sentivo il bisogno di averlo addosso a me, come non avevo mai avuto nessun altro.
<Camilo...>
Lo chiamai sommessamente, la mia voce non era mai stata così calda.
Per tutta risposta si staccò da me, fissando le mie labbra.
<Baciami.>
Non voleva essere un ordine, quanto più un invito.
E non si fece attendere.
Mi avvolse la vita con un braccio e accarezzandomi la nuca, mi avvicinò a sè, baciandomi urgentemente.
Mi tolse il fiato.
Le sue labbra premevano sulle mie, mentre mi teneva stretta a sè. Lo assecondai, sospirando sulle sue, ricambiando morsi e laccate che mi toglievano il respiro.
Volevo abbandonarmi totalmente a lui.
Gli cinsi il collo con entrambe le braccia, dischiudendo le labbra, incontrando la sua lingua che penetrò la mia bocca con fare sensuale. Mi sentivo andare a fuoco!
Il mio bassoventre si contorceva, volevo che mi spogliasse, desideravo che anche lui fosse nudo su di me.
Quando sentii la sua mano sul mio seno, fremetti e un gemito scappò tra le nostre labbra quando mi pizzicò un capezzolo... era stato piacevole!
Dischiusi gli occhi, ma tanto mi bastò per essere trascinata via dal suo sguardo.
Si staccò da me, lasciandomi ansante sul letto e sentendo le sue mani spingermi verso quest'ultimo mi stirai, poggiando la testa fra i cuscini.
Agganciò il mio sguardo al suo, iniziando a sbottonarsi i pantaloni.
Mi sentii avvampare.
Quando fu totalmente nudo davanti a me, lasciai scivolare lo sguardo sul suo corpo: era asciutto e atletico e... e... la sua erezione era...
Tornai a guardarlo negli occhi, forse non ero poi così pronta e Camilo parve accorgersi di quel mio attimo di sgomento.
Si avvicinò a me lentamente, come una pantera sulla preda e quando mi raggiunse si posizionò fra le mie gambe.
<Sta tranquilla.>
Mi sussurò una volta arrivato al mio orecchio.
<Farò di tutto per darti piacere.>
Tremai a quelle parole.
Piacere...
Le sue labbra si posarono nuovamente sulla pelle del mio collo, iniziando a scendere sempre più giù.
La sua lingua guizzò su di esso, fra i miei seni, i suoi denti furono sui miei capezzoli, strappandomi altri gemiti e sospiri.
Lasciai che il mio collo si inarcasse quando percepii la sua lingua calda e umida sul mio ombelico e quando sentii le sue dita sbottonarmi i pantaloni, lo feci fare.
Mi tolse tutto in un unico colpo, lasciandomi nuda sotto i suoi occhi.
Sospirò chiamandomi.
Posai lo sguardo sul suo viso, aveva le guance rosse e gli occhi languidi.
Mi guardò.
<Mi Princesa... sei bellissima.>
Mi sentii avvampare di colpo, tornando a distogliere lo sguardo, quando lo sentii con le labbra fra le mie gambe, sulla mia intimità.
Lo stava rifacendo.
Gemetti, ansimando sotto la sua lingua, era indiscutibilmente bravo a torturarmi, ne ero certa!
Mi portai una mano alla bocca, mordendomi il dorso, riuscendo a soffocare qualche gemito.
<Che fai?>
Si era staccato da me, mi guardava contrariato.
Sussultai, vedendo poi un sorrisino divertito fare capolino sul suo viso. Era bellissimo.
<Io voglio sentirti...>
Venne nuovamente su di me e scostandomi la mano, incominciò a strusciarsi contro la mia intimità.
Ansimai per la sorpresa.
Era così duro e caldo... e... lo volevo, non avevo mai desiderato così tanto una cosa.
<Camilo...>
Sussurrai, mi stava torturando, adesso ne ero davvero certa.
<Si?>
Potevo sentire il desiderio nella sua voce.
Sentii una sua mano insinuarsi fra noi due, iniziando a toccarmi.
Sussultai, sbarrando gli occhi, quando sentii un suo dito premere su un determinato punto, affondai le mie mani sulle sue spalle, premendo le dita sulla sua pelle.
Gemetti quando il suo dito fu dentro di me.
<Sei bagnata e calda...>
Sussurò contro il mio orecchio, mentre i suoi morbidi ricci mi solleticavano il viso.
<Non sai con quanta difficoltà mi stia trattenendo... vorrei solo affondare dentro di te e prenderti...>
Le sue parole mi stordivano, avvolgendomi dolci e appiccicose come il miele.
Mi chiamò ancora, quando insinuò un secondo dito a tradimento, muovendoli lentamente dentro di me, facendomi gemere e sospirare.
Di certo, senza la magia, con le normali medicine sarei già morta... era tutto troppo intenso.
Quando iniziò a muoversi più velocemente mi sentii ancora più umida.
Non ce la facevo più!
Mi morsi il labbro inferiore, raccogliendo tutto il mio coraggio.
<Camilo... io... ti voglio.>
Le sue dita si fermarono.
E i suoi occhi furono sui miei.
<Non volevo sentire altro.>
Lentamente sgusciò via dalle mie gambe e afferrando i pantaloni, lo vidi cercare qualcosa al loro interno.
Quando la prese mi guardò, gli occhi carichi di desiderio, strabordava da quelle iridi.
<È la protezione...>
Mi spiegò e io non feci domande.
Lo vidi mettersela e poi mi ricordai di una cosa.
<Mi dispiace di non averti dato piacere prima...>
Abbassai lo sguardo, ma quando fu di nuovo su di me lo vidi scuotere il capo, afferrando uno dei cuscini, sistemandomelo sulla zona lombare.
<Non hai nemmeno idea del piacere che stai per darmi.>
Sussurrò a fior di labbra.
Rabbrividii.
<Puoi fermarmi in qualsiasi momento. All'inizio potrebbe farti male ma... cercherò di essere gentile.>
Annuii e lo lasciai accomodare fra le mie gambe, che allargò, le sue mani erano bollenti.
Lentamente lo sentii farsi strada nel mio corpo. Mi sentii bruciare e tirare, ma non lo fermai.
Gemetti di dolore, inarcandomi e quando fu totalmente dentro di me si fermò.
Ansante, lo guardai, eravamo faccia a faccia.
Si mordeva il labbro inferiore e subito dopo si lasciò scappare un gemito.
La sua voce era così perfettamente roca, volevo sentirne altri.
<Come stai?>
Mi fissò a lungo e mi sentii cadere.
<Vado a fuoco.>
Riuscii solo a dire.
Mi sorrise, era bellissimo.
<Posso muovermi?>
<Sì.>
Gli risposi con un filo di voce.
Non se lo fece ripetere due volte.
Iniziò a spingere dentro di me lentamente e io affondai le mie unghie nella sua carne, sentivo ancora dolore, ma più si muoveva e più il dolore sembrava scemare, facendomi percepire pure piacere, fin quando non lo sostituì completamente.
Gemetti quando iniziò a roteare il bacino e mi inarcai contro di lui, ansimando.
<Oh... sento che va già meglio...>
Sentii la sua lingua sul bordo del mio orecchio, mentre continuava a muoversi dentro di me a quel modo.
Allargai le mie gambe spontaneamente e lui si prese ancora una volta ciò che gli stavo offrendo.
Lo sentivo entrare e uscire velocemente, gemendo sommessamente contro il mio orecchio.
Mi chiamava dolcemente, con la sua voce roca e melliflua, facendomi gemere.
Il mio corpo pervaso da scosse, mentre le sue dita mi accarezzavano il seno.
Era meraviglioso era così intenso!
Il mio cuore batteva forte e non mi sentivo svenire.
<Camilo!>
Gemetti per l'ennesima volta, inarcandomi contro di lui, il corpo totalmente fuori controllo e poco dopo, anche lui si lasciò andare ad un lungo gemito, accasciandosi su di me ansante, sul mio petto.
<È stato perfetto... tu sei perfetta.>

Doppelgänger [CAMILO  X READER]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora