CAPITOLO 3

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Quattro Anni Dopo

Amico, guarda dove stai andando! Mi hai versato la birra su tutta la camicia!» taehyung sussultò alla vista del ragazzo contro cui si era appena scontrato.

«Merda, scusa amico, non ti avevo visto.» Osservando lo spettacolo, jungkook sorrise e si incamminò, raggiungendo taehyung vicino al falò.

«Vieni. Andiamo a prendere altra legna.» taehyung annuì e lo seguì fuori dalla radura e nella copertura più fitta degli alberi del bosco.

«Grazie per il salvataggio. Brett stava per prendermi a calci nel culo.» jungkook grugnì.


«Quel cazzetto moscio? Dovrebbe prima vedersela con me.» Dietro di loro, il ritmo grunge di Alive dei Pearl Jam riempì la fresca e frizzante aria notturna. Batteria che esplodeva e chitarre che gemevano si innalzavano al di sopra del brusio della festa illegale. Illegale nel senso che la trentina di adolescenti presenti era da considerare tecnicamente composta da trasgressori. Non che stessero facendo alcun danno, a meno di non considerare dannoso il ritrovarsi in una proprietà della contea ad allestire falò proibiti. Quella volta si erano riuniti al Frying Pan Park, ma cambiavano posto ogni fi ne settimana. Sempre all'aperto, comunque, e ben lontani dalla vista di qualunque poliziotto, o proprietario di terreni, o qualunque altra cosa. Il che non voleva dire che non avessero avuto la loro bella fetta di grossi rischi, che li avevano costretti a sparpagliarsi in ogni direzione per evitare di essere arrestati. Anche se, in tutta onestà, quello costituiva metà del divertimento. Correre in una foresta scura come la pece faceva sempre pompare il sangue. Sfortunatamente, era anche un efficace ammazza sbronza.


E proprio come ogni fine settimana, jungkook aveva insistito che ci andassero. Per trovarsi con i loro amici, bere qualche birra, e semplicemente rilassarsi. Anche se pochi di quelli che erano presenti erano amici di Taehyung , perché lui era quello timido, quello riservato, il solitario. Ma aveva bisogno di rilassarsi come ogni altro. Diavolo, probabilmente ancora di più, jungkook ne era sicuro. Poteva vederlo nei suoi occhi ogni volta che taehyung lo guardava. La vita con quei bigotti dei suoi genitori cominciava ad avere un prezzo.
inciampò in un ramo che giaceva storto per terra.
Lui gli afferrò un braccio e lo raddrizzò prima che cadesse. «Cavolo,» rise
«riesci a camminare, Tae?» L'altro gli scoccò un sorriso brillo e fanciullesco.

«Magari non avrei dovuto tracannare quell'ultima birra.» jungkook ghignò e scosse la testa.

«Visto quanto spesso bevi? Si potrebbe pensare che dovresti reggere meglio l'alcol.»

«Bah,» sbuffò taehyung, camminandogli lento al fianco.

«Non ho una cazzo di idea di quello che stai dicendo.» Ridacchiò.

«Oh, oh, certo. Nessuna idea. Non aspetti nemmeno più ifine settimana.» Il sorriso allegro di Taehyung svanì.

«Nemmeno tu lo faresti, se vivessi con i miei genitori.»

«Immagino.» Scosse le spalle.
«Ma penso ancora che dovresti ribellarti.» taehyung fece una smorfia. «Cazzo, ma non hai conosciuto mio padre?»
«Prima o poi dovrai farlo.»
«Merda!» Il braccio di Taehyung si divincolò, mentre inciampava su qualcos'altro.

Jungkook lo strattonò rapido contro il proprio petto, evitando al suo culo ubriaco di cadere per terra. Manovrandolo fino a farlo appoggiare contro un albero, sorrise e gli si fece vicino. Non poteva farne a meno. Non poteva resistere. Lui era semplicemente troppo adorabile, con quelle guance rosate e i grandi occhi luminosi, e quell'espressione che diceva sempre quanto lo desiderasse. Anche in quel momento, poteva vederlo del tutto nel suo sguardo. Se avesse voluto, avrebbe potuto scopare Taehyung proprio lì e subito. E sì, lui lo voleva decisamente. Il fatto era però che la loro conversazione aveva appena toccato l'argomento che voleva in qualche modo affrontare.
Facendosi più vicino, premette le labbra su quelle di Taehyung .

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