CAPITOLO 18

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Probabilmente non era una buona cosa, quanto jungkook si stesse divertendo. Jimin era così maledettamente divertente, così giovane, inesperto, desideroso, così curioso. E, buon Dio, così determinato.
Di certo dava un nuovo significato alla parola spettacolo.

Come l’espressione attuale che aveva. Jungkook sorrise liberamente mentre si fermava dietro di lui, osservandogli il sedere arrossato. Il ragazzo era stato così eccitato per la sua ricompensa, poi così palesemente infelice quando l’aveva persa. Lui aveva combattuto per non sorridere, per sembrare irritato per l’esitazione di jimin, ma aveva bisogno di continuare a indossare la propria maschera, non volendo incoraggiarlo. Lo sapeva Dio, quanto jimin diventasse sfrontato troppo in fretta, al punto che si chiese di nuovo se potesse venire fuori come un sub. Era comunque ottimista, jimin sembrava fiorire ogni volta che lo compiaceva, cosa che era sicuramente una caratteristica da sub. Una piuttosto grossa. Forse jimin era fatto nel modo appropriato.

Si tirò indietro e fece oscillare il braccio in avanti, usando più energia che forza. Chiaramente, il culo di jimin era già dolente, quindi sarebbe stato suff i ciente anche il minimo contatto. Dopotutto, non voleva spaventarlo. Non ancora, almeno. Si stava divertendo troppo.

Colpo-colpo… Colpo-colpo…

Jimin si irrigidì, serrando le natiche, ma rimase calmo e tranquillo.
Sorrise.
Bravo ragazzo.

Colpo-colpo… Colpo-colpo…

Lo osservò dondolarsi un po’, ma ritrovò rapidamente l’equilibrio.
Colpo-colpo… Colpo-colpo… Alla natica destra.

Colpo-colpo… Colpo-colpo… Colpo-colpo…

Prima che passasse molto tempo aveva completato il secondo round, e fece appena in tempo a vedere quanto Sean si stesse agitando. Per l’intera ultima serie non era riuscito a stare fermo. Le dita dei piedi si muovevano sul posto, i polsi si contorcevano nelle polsiere. Glutei, spalle e muscoli posteriori della coscia erano ben tesi.

Oh, sì. Lo sentiva, anche se probabilmente non era ancora così male. Quanto bastava per far pompare l’adrenalina. Le endorfine sarebbero state le successive a seguire.

Ma cazzo, aveva un aspetto incredibile, tutto legato e affannato, una patina di sudore che gli copriva il corpo tonico. Era stato magnifico fin dall’inizio, ma ora? In quello stato? Ora era sbalorditivo, cazzo. Almeno per lui.
Perché immobilizzato e impotente gli gridava bellezza come nessun’altra cosa sulla Terra.
Si avvicinò, finché non gli toccò quasi la schiena.

«Lo senti bene, non è vero? Quel bruciare a fuoco lento.» jimin sobbalzò e rabbrividì.
«Sì. Lo fa davvero.»
«Sì, lo fa, cosa?» chiese incurvando un angolo della bocca.
Jimin si bloccò e si irrigidì, prima di sobbalzare per la frustrazione.

«Fanculo! Non di nuovo!» Si riprese in fretta.
«Sì, signore. Lo fa, signore.
Dannazione, signore. Fanculo.» Lui cercò di non ridere, ma fallì.

«Rilassati. Questa volta la punizione sarà breve e dolce.»
«Breve?» jimin si voltò.
«E dolce?»
«Sì,» annuì dandogli uno schiaffo duro e secco sul culo.
Jimim rimase senza fiato. Poi smorzò un’imprecazione.

«Vedi? Tutto fatto. Breve e dolce. Di’ grazie.»

«Grazie, signore,» raspò jimin.
«Prego. Piacere mio.» Si spinse il manico del flogger in tasca e tornò davanti a jimin.

«Occhi su di me, sub.» L’altro alzò immediatamente lo sguardo, e proprio così, i loro occhi si allacciarono. Quelli del ragazzo erano intensi, ansiosi, affamati, ma resistette al richiamo di affondare nelle loro profondità. Si costrinse a guardarlo con indifferenza.
Cominciò un altro dei loro piccoli duelli di sguardi fi ssi.
Una cosa che, onestamente, apprezzava molto. Ricordava vividamente il loro primo scambio. Era stato più breve, ma altrettanto stimolante, come un’onda scura che gli scorreva sul corpo… Alla fine, sollevò un sopracciglio.

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