CAPITOLO 12

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Per favore, Dominus! Per favore!» Le labbra di jungkook si curvarono in modo salace. Un suono così dolce:
disperazione senza pace. Ed era densa, nella voce tremante del suo sub.
Guardò il cazzo arrossato stretto nella sua mano, ricoperto d'olio per diminuire l'attrito.
«Non ancora, Tommy. Ho altri cinque minuti.» Il ventisettenne si lamentò, i suoi fianchi si mossero ansiosi. Non che potessero davvero muoversi molto. Glieli aveva bloccati, e gli stava a cavalcioni, letteralmente seduto sul ragazzo mentre se lo lavorava, e il suo sub sconvolto stava amando ogni minuto del trattamento.
Carezza... carezza... carezza... Gli accarezzava l'uccello lentamente, portandolo quasi ad andare fuori di testa, ogni muscolo mantenuto in costante restrizione, facendolo vibrare, scattare, sussultare per ogni sfioramento. Toccò con il pollice la cappella dura come la roccia di Tommy, che si contorse, quindi gracchiò un'imprecazione.
Era proprio al limite, solo a un pelo dall'orgasmo, esattamente il modo in cui gli piaceva.
«Oh... cazzo... merda...» ansimò Tommy. «Oh... Merda...» Sorrise, osservando le sue cosce tremare, guardando i suoi piedi strattonare le restrizioni, ascoltando tutti i suoi piccoli rumori. Eppure non c'era da sbagliarsi, era esattamente ciò che Tommy desiderava, ciò che avevano concordato in anticipo, di cui avevano discusso in modo molto approfondito. Come molti sub, Tommy era un tipo dinamico, amava guadagnarsi le proprie ricompense, e lui non aveva problemi a farlo lavorare per quello.
Fin dall'inizio, in effetti, dall'attimo in cui iniziavano. Per guadagnarsi il diritto di togliersi i vestiti, Tommy doveva prima inginocchiarsi e baciargli le mani. Per guadagnarsi il diritto di indossare collare e guinzaglio, doveva prima leccargli gli stivali. Per essere legato, doveva gattonare a quattro zampe per la stanza. Per guadagnare un butt plug, doveva fare un pompino al dildo.
Ogni sessione era la stessa perché era quello che desiderava, ogni semplice compito e ricompensa lo facevano risplendere. Naturalmente, in seguito, man mano che la serata progrediva, quei compiti diventavano un po' più difficili.
Per essere legato di schiena alla struttura a forma di grande semicerchio, con la testa e le gambe inclinate su entrambi i lati, aveva dovuto sdraiarsi a terra, a faccia in giù, mentre lui gli gocciolava della cera calda sul corpo. E ora, per poter finalmente venire, doveva prima di tutto resistere per dieci minuti. E non poteva essere scambiato per un semplice lavoro di mano di dieci minuti.
Il tempo non scattava fino a che non era al limite.
Cosa accaduta cinque minuti prima, intanto che giaceva disteso con l'intero peso di jungkook a cavalcioni della sua vita. Con indosso pantaloni di pelle nera, stivali e polsini, rimaneva completamente vestito al contrario del suo sub che rimaneva completamente nudo. Ed era così che piaceva a Tommy, come alla maggior parte dei suoi sub. Li faceva sentire vulnerabili, esposti, svantaggiati, in balia del loro custode, il loro Dominatore. Anche a lui piaceva così, aggiungeva forza al suo gioco di potere, lo faceva sentire molto più in controllo.
Con le spalle al sub, si sedette fronteggiando i piedi di Tommy, distribuendo altre torture perverse, pompandolo pigramente, afferrandolo a malapena, poi muovendo più veloce la mano, poi di nuovo con una presa molle. Gli aspri respiri di Tommy si intensificarono alle sue spalle, con dei rantoli strozzati mentre lottava per resistere. Adorava quel suono, amava quei brividi di tutto il corpo quando il sub tremava senza sosta sotto il suo culo.
Gli sarebbe piaciuto che un biondo in particolare facesse qualcosa di simile.
Passando al pilota automatico, i suoi pensieri si spostarono di nuovo verso qualcun altro. Non un altro sub, comunque, o qualcuno che avesse scopato, ma verso il giovane che aveva assunto come modello. Jimin .
Il Bellissimo jimin . Pensava molto a lui. Al lavoro. Nella doccia. Quando si allenava. Durante le scene. L'aveva fatto sin dal primo giorno in cui si erano incontrati. All'inizio, era stato occasionale, forse una volta al giorno, oppure ogni due giorni, ma ogni volta che entravano in contatto, si trovava a farlo sempre di più. Era diventato perfino peggio, da quando jimin era andato a casa sua.

Le palpebre gli si abbassarono, ricordando la loro sessione del martedì.
Era stata innocente, informale, entrambi si erano limitati, ma c'era sicuramente stata tensione sessuale, cosa che supponeva fosse naturale tra due ragazzi chiaramente attratti l'un dall'altro. In realtà, lui trovava attraenti molti ragazzi, anche alcuni dei suoi sub erano piuttosto eccitanti, ma nessuno di loro aveva mai tenuto viva la sua attenzione una volta che se n'erano andati. Andava sempre così: lontano dagli occhi, lontano dalla mente. Non era stato così con jimin, però, e quello lo aveva messo in apprensione. Gli piaceva avere il controllo di ciò a cui pensava, e quando. Eppure, in qualche modo, Jimin aveva minato quella capacità.
Qualcosa che, a dire la verità, lo irritava anche. Non gli piaceva che la gente scherzasse con la sua testa. Il problema era che, anche se lo trovava seccante, lo considerava anche allettante, come una sorta di sfida per rivendicare quel controllo. Una sfida mirata direttamente a jimin, il ragazzo responsabile dello sconvolgimento del suo cervello. Il ragazzo a cui non riusciva a smettere di pensare. Quel ragazzo che non poteva fare a meno di non vedere l'ora di rivedere. Era una gran buona cosa, cazzo, che jimin non sarebbe mai stato il suo sub, perché, accidenti, gli faceva desiderare cose sporche.
Le sue palpebre si abbassarono ulteriormente.
Carezza... carezza... carezza... carezza... Il giocoso jimin piegato al suo capriccio, alla sua mercé.
«Argh... cazzo... cazzo... argh...!» Sbatté le palpebre e riemerse da quelle fantasticherie mentre Tommy si dimenava sotto di lui.
«Per favore! Cazzo, per favore! Per favore, Dominus! Posso venire?» Guardò l'orologio. Ops. Era andato un po' oltre. Sorridendo, afferrò le palle del ragazzo e lo accarezzò più in fretta.
«Va bene, Tommy. Ti sei comportato davvero bene. Vieni come una bella troia per il tuo Dom.»

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