CAPITOLO 15

42 4 2
                                    

Jungkook si diresse verso il Dom District, visto che aveva davvero bisogno di bere qualcosa. O forse di farsi una scopata. Aveva la pelle tesa, e l’uccello che pulsava. E non riusciva a togliersi quel dannato ragazzo dalla testa.
Fanculo jimin .
Superò una sfilza di enormi buttafuori ricoperti di pelle. Lo lasciarono passare senza una seconda occhiata, perché non solo era un normale cliente del posto, ma occasionalmente lavorava anche extra come Dom.
Quella era la sua folla. La sua gente. Dove si sentiva a posto. La sua famiglia allargata fuori casa. E dov’era andato per ben dieci anni. Lì aveva incontrato Chaz e gli altri e lo avevano portato all’ovile, dimostrandogli che era un posto a cui era sempre appartenuto.
Scalò la manciata di ampi gradini di cemento che portavano al piano principale del bar. Anche se non era esattamente un bar in sé, aveva solo un bar al suo interno. O due. Situato nel ventre dei più squallidi punti caldi di Georgetown, quel posto era un enorme magazzino ristrutturato.
Ricoperto interamente in mattoni scuri, con ornamenti in ferro battuto, era alla lettera il suo quartiere privato. Due ampi livelli che si occupavano di tutto ciò che concerneva il BDSM. Bar, lezioni, negozi e noleggi, anche una graziosa discoteca. E, naturalmente, il District Dungeon, che era e sempre sarebbe stato una delle maggiori attrazioni di quella grande struttura.
Occupava tutto il terzo posteriore dell’edificio ed era necessario essere un membro, per entrare. Diavolo, nonostante fosse pieno dall’apertura alla chiusura, una parte enorme dei clienti del distretto non sapeva nemmeno che esistesse. Bisognava essere frequentatori regolari per
almeno sei mesi, con un curriculum immacolato del Distretto e una ragione legittima per entrare. In altre parole, si doveva essere un Dom o un sub, un Master o uno schiavo, o uno in addestramento. Allora, e solo allora, si sarebbe ricevuto un invito privato.
Svoltò a sinistra e si diresse verso Il Covo. Era il suo bar preferito, aveva un’ottima selezione, e non solo di liquori e birre, ma anche di cibo, e non del tipo calorico. Le proteine, tuttavia, erano una storia diversa, anche se non era mai stato il destinatario di quella sostanza nutritiva. Solo il felice fornitore.
Scivolò nel solito separé, infilato in un angolo poco illuminato, e fissò il sedile vuoto di fronte a sé, ma non stava davvero guardando una panca di pelle nera. Stava osservando a malincuore la faccia di jimin . Ecco perché era andato lì, tanto per cominciare: per indirizzare la mente su altre cose mentre si calmava. Perché era nervoso. Più che nervoso. Ed eccitato a morte.
Grazie a jimin . Quel piccolo diavolo.
Anche se, in tutta onestà, non avrebbe mai dovuto portare le cose tanto oltre. Avrebbe potuto fermarsi prima, non c’era stato bisogno di giocare in modo così erotico, ma per qualche ragione non era stato in grado di farne a meno. Avere il grazioso, piccolo jimin tutto agitato e indifeso? Quella cosa era stata troppo dolce per resisterle e l’aveva eccitato tanto quanto jimin.
Ringhiò e provò a risistemarsi l’erezione, desiderando che quella maledetta scemasse. Non che pensasse che l’avrebbe fatto davvero.
Un’altra ragione per cui era venuto al Covo: per prendere due piccioni con una fava. Togliersi l’immagine di jimin dalla testa sostituendola con qualcun altro. Poi, se le cose fossero andate bene, qualcun altro l’avrebbe aiutato a prendersi cura della sua erezione.
Jessie arrivò un secondo dopo, con quello che lui prendeva di solito.
«Fuori di martedì?» ruggì l’orso in cuoio, posando una bottiglia di birra e uno shot di whisky.
Lo guardò torvo. «Qualcosa di sbagliato nei martedì?» Il barista dai capelli scuri incrociò le braccia. «Apparentemente c’è con questo. Cosa ti ha reso così stronzo?» Distolse lo sguardo e prese un sorso della sua birra. «Il mio serpente è morto.»

«Tu non hai un serpente.» «Oh giusto. La mia tartaruga.» Jessie rise, il suono sembrava un tuono rotolante. «Come vuoi, strega scorbutica. Fammi sapere se hai bisogno di qualcos’altro.» Perché non solo sapeva che non aveva animali domestici, ma che quando era così irascibile, era meglio farsi un giro, piuttosto che restare e cercare di aiutarlo. Ragazzo intelligente, quel Jessie. Gli piaceva molto, solo che non aveva voglia di chiacchierare.
«Lo farò,» mormorò mentre il ragazzo si allontanava. Poi abbassò di colpo il whisky e si guardò intorno. Il posto era pieno, ma non come nei fine settimana, quando lo frequentava di solito.
Di nuovo, strinse il duro ricordo del perché fosse lì. Jimin e il suo corpo piccolo e perfetto lo avevano fatto diventare troppo eccitato. Se avesse saputo che avrebbe finito per legare jimin alla croce, non avrebbe mai portato il ragazzino laggiù. O forse lo avrebbe fatto. Merda, non lo sapeva.
Si strofinò la faccia. A dire il vero, Jimin aveva quell’ascendente su di lui, quel piccolo fascino sexy, quella disposizione seducente, che rendeva troppo difficile rifiutarlo, cosa che aveva amato e odiato in parti uguali, perché non aveva mai avuto il controllo totale su di lui. Almeno non dentro la sua testa. Eppure, quella cosa di per sé era rinvigorente al massimo, una sfida eccitante, un avversario degno, che rendeva il suo bisogno viscerale di consentire, di dominare, molto più grande.
Ma jimin era solo una componente del suo dilemma, non il problema fondamentale, perché chiaramente lui avrebbe potuto dominarlo e l’aveva già fatto. Meno di un’ora prima, quando l’aveva legato alla croce. Aveva fatto vibrare il ragazzo come un diapason in meno di un minuto. Dio, il suo aspetto… I suoni che aveva emesso… Scacciò la visione, e strizzò gli occhi per un secondo.
No, erano le sue stesse suscettibilità che rappresentavano il problema di fondo; la strana vulnerabilità che aveva con jimin, che non aveva con nessun altro.
Scosse la testa e bevve un altro sorso. Non che quella merda fosse davvero rilevante, quando aveva solo un altro incontro con il ragazzo. Uno in cui non sarebbe accaduto niente. Non ci sarebbe stato nessuno spogliarsi di vestiti. Non ci sarebbero stati viaggi nel seminterrato. Solo Jimin che avrebbe fatto un paio di dozzine di foto innocenti, poi sarebbe stato fuori dalla sua vita per sempre.
A meno che jimin non decidesse di prenotare un appuntamento.
Ridacchiò cupo e fece cenno a Jessie per un altro shot. Non c’era pericolo che jimin lo facesse, non dopo aver controllato il suo sito. Poteva vederlo, in quel momento: occhi spalancati, quindi una smorfia, poi tutto il sangue che gli defluiva dalla faccia. Il ragazzo era troppo inesperto, troppo luminoso per un mondo così oscuro e crudo.
Non che non fosse un coraggioso piccolo stronzetto, quel fuoco nei suoi occhi era innegabile. Aveva fatto sì che lo rispettasse come un Dom rispetta il suo sub, ma lasciarsi pizzicare i capezzoli e accarezzare il pacco non era nulla in confronto a una sessione media. Nemmeno la punta dell’iceberg. E la forza e la mentalità di un sub provenivano dalla sua costituzione di base, dalla sua codif i ca interna, dal suo DNA, e per quanto jimin avesse chiaramente amato il modo in cui lui se l’era lavorato, non era sicuro che il ragazzo avesse quello che ci voleva.
No. Che jimin volesse perseguire ulteriormente le cose non era altro che un pio desiderio. Perché gli sarebbe piaciuta la sfida, una possibilità di soggiogare la sua debolezza, e la compagnia di jimin era sicuramente piacevole.
Troppo piacevole, in effetti. Da lì quella cazzo di fastidiosa erezione.
Se la guardò torvo, con il risentimento che ancora persisteva, per il fatto che jimin avesse avuto anche solo un tale effetto. Certo, altri ragazzi potevano procurargli un’erezione, ma nessuno riusciva a farlo rimanere in quello stato a quel modo, non dopo che avevano preso da tempo la loro strada. L’influenza di jimin sul suo cazzo era maledettamente ridicola, e si rifiutò di riconoscerne l’influenza sulla sua mente. Non più di quanta non ne avesse già, almeno.
Increspò le labbra e si guardò di nuovo l’inguine. Sì, fanculo a questa merda. Era del tutto stufo. Finché gli fosse rimasto l’uccello duro, avrebbe pensato al ragazzo che ne era responsabile. Certo, poteva occuparsi lui stesso della questione, ma senza dubbio avrebbe pensato a jimin mentre lo faceva, e non voleva in nessun modo che quel ragazzino si connettesse del tutto con lui, facendolo diventare matto. Farlo sarebbe stato come mettersi ancora di più nei guai. No, aveva bisogno di un altro ragazzo davanti a sé, quando avesse messo a riposo la sua erezione. Qualcuno a cui non avrebbe pensato dopo. Chiunque tranne jimin .
Fece scivolare lo sguardo su uno specifico separé dove erano appostati due ragazzi. Li aveva scorti quando era arrivato, ma aveva volutamente evitato il loro radar, perché nel momento stesso in cui l’avessero visto, se li sarebbe ritrovati tutti e due in grembo, e lui aveva bisogno di qualche minuto di decompressione. Non era ancora vicino a essere rilassato, ma fanculo, si sarebbe dovuto accontentare.
Evitando intenzionalmente il ragazzo biondo e volgendosi al bruno, fissò lo sguardo sul sub di nome Remi. Entrambi i ragazzi avevano sui venticinque anni, ed entrambi avevano i capelli lunghi, ma mentre Nova li portava sciolti alle spalle, Remi aveva acconciato la metà superiore in una coda di cavallo. Una coda che lui adorava. Più di una volta, l’aveva afferrata quando si sbatteva per bene Remi da dietro.
In poco tempo, il piccolo Remi e il suo perverso sesto senso fecero scivolare lo sguardo scuro dove si trovava jungkook , che si limitò a fissarlo.
Non sorrise. Non lo salutò. Lo fissò soltanto, e fu tutto ciò di cui ebbe bisogno Remi. Un sorriso luminoso e infantile si aprì sul suo viso, poi diede di gomito a Nova vicino a lui e fece un cenno a jungkook con il mento.
Nova seguì lo sguardo di Remi, ed entrambi si rivolsero nella sua direzione, finché anche lui non vide che li osservava. La postura di Nova cambiò all’istante e fu quasi comico. Da annoiato e ignaro a pimpante e pieno di speranza nell’arco di un secondo. E poi erano in movimento, che andavano a salutarlo, cosa che il più delle volte era equiparato a un invito. A giocare, o a scopare, o a giocare mentre scopavano. Qualunque cosa volesse un Dom, davvero.
«Buonasera, signore.» Remi sorrise, quando finalmente arrivarono.
Ma Nova non fece altro che salutarlo con gli occhi. Occhi che erano grandi, grigi e affamati. La sua cotta non era mai stata un segreto, non da quando si erano incontrati diversi anni prima. Jungkook aveva fatto parte di un evento nel Dungeon, così come Nova. La storia era finita che jungkook aveva rubato il cuore di Nova dopo solo una scena di dieci minuti, ma lui non se l’era bevuta. Non avevano nemmeno scopato. Quello era accaduto dopo, in alcune diverse occasioni. Forse quella sera ce ne sarebbe stata un’altra.
Li guardò entrambi. Come sempre, avevano un aspetto fantastico:
jeans aderenti, magliette strette, braccialetti neri su ogni polso e,
naturalmente, avevano anche un odore incredibile. Un sussurro di colonia di qualità e sesso giovane e pronto. Eppure il suo cazzo non sembrò accorgersene. Non importa. Lo stronzo si sarebbe esibito quando avrebbe dovuto. Cos’avrebbe fatto fino a quel momento, non gli importava.
«Possiamo sederci?» chiese Remi. Adorava che fosse così ben educato.
«Potete.» I due scivolarono dall’altra parte del tavolo, quindi attivarono entrambi il loro incantesimo vero e comprovato. Occhi invitanti.
Agitazione desiderosa. Piccoli sprazzi di lingua per stuzzicare, dotate di piercing e capaci. Li guardò semplicemente, quasi divertito. Quasi, se non fosse stato così irritabile.
Nova parlò per la prima volta. «È bellissimo stasera, signore. C’è qualcosa che possiamo fare per farle piacere?» Di norma, il suono della voce di Nova lo avrebbe messo in moto, con un intenso bisogno nell’uccello, ma quella sera non ebbe effetto, cosa che lo fece incazzare, perché se aveva intenzione di proseguire con la cosa, doveva esserne convinto, almeno un po’. Ma più guardava i sub davanti a sé, più appariva chiaro che non lo era. Affatto. Sospirò. Avrebbe avuto bisogno di ispirazione.
Guardò Nova. «In realtà, c’è. E vorrei che entrambi foste coinvolti.» I loro volti si illuminarono, si scambiarono degli sguardi e sedettero più diritti, un’anticipazione ardente nei loro occhi.
«Qualsiasi cosa,» sorrise Remi. «Siamo suoi perché ne tragga piacere.» «Grazie, Remi.» Si portò la bottiglia alle labbra. «Voglio che pomiciate. Proprio qui.» «E poi?» chiese Nova.
Bevve un sorso e scrollò le spalle. «E poi, se siete in grado di eccitarmi, vi porto dietro entrambi per un giro.» Cioè una scena nel Dungeon, dove si sarebbe seppellito in entrambi.
«Cazzo,» fece le fusa Nova, con lo sguardo ardente alla prospettiva.
Remi aprì la bocca per dire qualcosa, ma Nova fu su di lui prima che potesse farlo.
Lui sorrise, divertito dall’espressione sorpresa di Remi, e tornò a godersi lo spettacolo. Jessie si fermò e lasciò cadere uno shot, sollevando le sopracciglia in direzione di Remi e Nova, poi guardò jungkook .
Lui sorrise e alzò la birra.
Jessie ridacchiò. «Stronzi arrapati. Tutti voi.» Si sistemò il pacco, scosse la testa e si allontanò in fretta.
Entrambi i sub risero contro la bocca dell’altro, mentre Nova sedeva a cavalcioni sul grembo di Remi. Le sue mani erano nei capelli di Remi. Le mani di Remi erano sulla sua maglietta. Ed entrambi emettevano dei rumori davvero sexy. Li guardò abbandonarsi, spingere e afferrare, pizzicare, ansimare e sorridere. Erano bellissimi, un’accoppiata follemente deliziosa.
Quindi avrebbe assolutamente avvertito l’eccitazione da un momento all’altro… Si accigliò guardandosi l’inguine. Buttò giù il suo shot e bevve altra birra.
Baci più caldi. Corpi che si strusciavano.
Aspetta… Aspetta… Remi gemette un’imprecazione, Nova sussultò per un brivido in tutto il corpo.
Il suo cipiglio si fece più profondo. Molto più profondo.
Dannazione.
Niente.
Fissò la sua erezione. Quell’accidente avrebbe anche potuto muoversi.
Che diavolo c’era di sbagliato, in lui? Aveva un’erezione, ma l’umore giusto? Non c’erano ragazzi molto più sexy di Remi e Nova, eppure, per qualche motivo che non riusciva a capire, non voleva coinvolgerli affatto.
Nemmeno per un pompino, e quello era semplicemente un casino.
Abbassò le spalle e alzò lo sguardo verso il soffitto.
Avrebbe dovuto farselo succhiare da jimin prima che se ne andasse.
Idiota.
Tornò a guardare di nuovo il suo spettacolo. La lingua di Nova era a fondo nella bocca di Remi le cui mani stavano stringendo i capelli dell’altro. Quei suoi capelli biondi lucenti, così simili a quelli di jimin … Le palpebre gli si abbassarono all’istante, persino il suo uccello si drizzò. Era così. Aveva solo bisogno di fingere che Nova fosse jimin e… Si accigliò stizzito, disgustato dalla propria idea. Ecco come rovinare tutto.
Non avrebbe funzionato, poteva sentirlo nelle ossa. Accidenti, poteva sentirlo nell’erezione e comunque doveva alzarsi presto per andare al
lavoro, la mattina dopo. Era meglio se dimenticava tutta quella faccenda e andava a casa.
Sconfitto, espirò e tirò fuori il portafoglio, estrasse alcune banconote e le gettò sul tavolo. Guardò i piccioncini, scosse la testa, quindi scavò ancora e ne estrasse altre due.
«Mi dispiace, ragazzi,» mormorò, scivolando fuori dal separé. «Devo andare. Ma non perché la vostra prestazione non fosse rovente, perché lo era. Del tutto torrida.» I due ragazzi lo fissarono, con la delusione negli occhi. Lui fece scivolare la sua offerta di pace sul tavolo. «Lo so. Sono un bastardo. Mi farò perdonare, ma nel frattempo, bevete qualcosa di buono, offro io.»

Rise Again Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora