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"Gara incantevole da parte del Predestinato, non trovate?
Ci era mancato guardarlo guidare così e adesso è a caccia di un podio se non della sua terza vittoria in carriera!"

Predestinato.
12 lettere.
Una sola parola.
Miranda si chiese però il perché;
perché Charles veniva definito in quel modo?
La risposta però non tardò ad arrivare.
Nel box tutti sapevano il motivo.

"È una storia lunghissima; è nato tutto da un telecronista e molte persone la vedono solamente così.
Ma dietro, dietro c'è una storia.
Una storia che spezza molti cuori sai?"

Miranda si chiese del perché lei non ne sapesse nulla.
Ma il Gran Premio era ancora lungo e lei, aveva tutto il tempo del mondo per poterlo conoscere più a fondo.

"È un problema per te raccontarmela?"
Chiese curiosa ad uno dei suoi colleghi.
Per un momento rivisse la sua infanzia, quando ancora poteva essere definita così.
Quando prima di andare a dormire i suoi genitori le raccontavano delle storie per farla addormentare.

"Charles, come credo tu sappia ne ha passate tante.
Ha ventitré anni ma la vita gliene ha riservate tante come la morte del padre ad esempio"

Miranda si rattristì.
Sapeva quanto Charles tenesse a suo padre.

"Prima del padre però, Charles ha perso un'altra persona.
Una persona che era come suo fratello maggiore anzi, era il suo padrino.
Si chiamava Jules Bianchi ed era prossimo ad entrare in Ferrari"

"I-io non...non lo sapevo"
Miranda si portò una mano alla bocca.
Il dolore che Charles aveva sopportato negli anni doveva essere stato straziante.
Ma lei non poteva capirlo, poteva solo ascoltare e soffrire in silenzio per lui.

"Jules era molto vicino alla Ferrari.
Ma un incidente ce l'ha portato via, glielo ha portato via.
Aveva diciassette anni quando uno dei suoi punti di riferimento si è spento dopo nove mesi di coma.
Non c'è più niente da fare dissero e spensero le macchine.
Da quel giorno non solo Charles cambiò ma anche la Formula 1 in generale, il circus cambiò"

Si schiarì la voce.
Miranda invece sentiva le lacrime pizzicarle le guance.

"Da quel giorno Charles, seppur lo sognasse da quando aveva cinque anni, si impose come obbiettivo di guidare per la Ferrari e di riportare il nome di Jules in alto.
Non per caso sia il nome di lui che di suo padre sono incisi sul suo casco, corrono con lui.
Sempre.
4 anni dopo però, Charles ce la fece.
Divenne il pilota più giovane ad entrare in Ferrari e ad ottenere un contratto lungo ben sei anni, riportando quindi il nome di Jules dove meritava stare.
Da lì Predestinato.
Predestinato a guidare per la Ferrari.
Era già scritto da qualche parte".

Miranda si rese conto che non respirava, aveva il battito accelerato e le lacrime pronte a farsi strada tra le sue guance.

"Non pensavo...non pensavo ch-"
Non finì la frase.
Non ne era in grado.
Avrebbe voluto semplicemente abbracciarlo.

Solo dopo si rese conto che ormai mancavano pochi giri alla fine.
Charles era ancora lì.
Era primo.
Ma Hamilton si avvicinava sempre di più.
Più minaccioso di prima.

Charles ce la mise tutte.
Lottò come un guerriero proprio come il nome che portava.
Alla fine dovette però accontentarsi di un misero secondo posto.
Era il suo primo podio stagionale.
E Miranda era comunque orgogliosa di poterlo condividere con lui.
Non erano ancora niente eppure avevano quella connessione che andava ben oltre.

Si recò nella zona podio.
Charles scese dalla macchina, esultò si, ma era deluso.
Voleva la vittoria, aveva riassaporato quel gusto sulle labbra dopo anni eppure gli era scappata.
Lewis Hamilton andò a congratularsi con lui; anche Miranda avrebbe voluto farlo, ma per quello c'era ancora tempo.
Lo osservò da lontano.
Era madido di sudore;
eppure portava con sé, sempre il suo fascino.
Rientrò nei Box.
Carlos era lì ad aspettarla.
Non era contento della sua gara ma almeno avevano portato un trofeo a casa.

"Sei andata a congratularti con lui?"
Le chiese all'improvviso.
Mentre erano seduti su una delle sedie all'interno dei box.
"No, non ancora"
"Cosa aspetti allora? Che lui venga da te?"
Insistette lui.
"perché dovrei andare io?"
Chiese intimorita da cosa, Carlos, avesse potuto capire negli ultimi giorni.
"Perché si Miranda! Vai"
"Posso aspettare"
"Tu si ma lui no, non credi?"

Cosa Carlos volesse insinuare, Miranda non lo capì.
Non ne ebbe il tempo.
Charles era lì che si avvicinava verso di loro.
Sul suo viso comparve un sorriso, poi i loro occhi si incontrarono e lei, lei perse il controllo.
Lo spagnolo li lasciò soli, come un complice che sapeva quando agire; così rimasero solamente loro due.
Si scrutarono.
Si studiarono.
Si osservarono.
Molto probabilmente si sarebbero mangiati a vicenda ma non avevano il tipo di carattere per farlo.

"Sono così felice per te!"
Urlò Miranda, aggrappandosi al suo collo; trasse però immediatamente le mani.
Non si era controllata.
Eppure aveva bisogno di quel contatto fisico.
Charles capì subito.
Le mise una mano sulla testa e le scompigliò i capelli, per poi scendere ad accarezzarle la guancia.
"Potevo fare di più però..."
Ammise sconfitto, ritraendo in dietro la mano.
Miranda gli prese il viso tra le mani, era impacciata, non sapeva se effettivamente Charles volesse quel contatto che avevano appena instaurato.
Anche quella volta però, Charles capì; le regalò uno dei suoi sorrisi e rimasero così per un tempo indeterminato.
Miranda aveva il cuore in gola.
Se avesse avuto con sé il suo orologio molto probabilmente avrebbe segnato centottanta sette battiti al minuto.
Il suo cuore era diventato un tamburo.
Non faceva che risuonare nel suo petto.
Pensò che si sarebbero baciati.
Che magari, Charles si sarebbe buttato anche se, il sentimento da parte di lui era ancora ignoto.
Pensò a cosa sarebbe successo se la scintilla fosse scattata.
Pensò a come si sarebbe sentita.

Nel frattempo i secondi viaggiavano spediti.

Miranda lo guardò negli occhi.
Li studiò, studiò il verde di cui godevano.
Un verde che forse celava dietro di sé tanta tristezza e rammarico.
La storia di un predestinato, forse di un "ragazzo maledetto".
Un ragazzo il cui destino era segnato.
Segnato nel sangue.
Segnato sulle braccia.

L'atmosfera venne strozzata da altri festeggiamenti e forse entrambi si pentirono di non aver sfruttato la situazione al massimo.
Charles scappò via.
Miranda tornò a casa.

*

Non sentiva Charles da qualche giorno; la cosa la rendeva nervosa, ma allo stesso tempo riviveva ogni momento che avevano passato insieme.
Dalla loro uscita improvvisata alle due di notte, al loro abbraccio.
Alle sensazioni che aveva provato.
Che avevano provato.

Miranda pensò a come Charles fosse in grado di capirla.
Con uno sguardo, lui intuiva.
Erano connessi e sotto sotto lo sapevano.
Una connessione talmente forte da farli scottare.
Le sue giornate ormai non si basavano su altro se non sul ragazzo che le aveva stregato il cuore.

Fu allora che capì, quanto effettivamente "vivessero" in simbiosi.

CHARLES
Domani vado in fabbrica.
Ho del lavoro con il simulatore da svolgere....

Dopo pranzo magari potremmo vederci.

Sempre se ti va

Non voglio disturbarti

-

Il cuore le si fermò in gola.
Come poteva essere un ragazzo tanto gentile che affascinante?
Charles era speciale.
Rispose senza pensarci troppo.
Miranda era soggetta a paranoie, ma non voleva che questa volta le rovinassero qualcosa.

MIRANDA
Va bene, stacco alle tre.

Per te è ok?

-

La risposta non tardò ad arrivare.
Ormai era deciso.
Non era un appuntamento, ma i due si sarebbero rivisti.
Chissà, magari questa volta avrebbero colto l'occasione.

seventeen // charles leclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora