CHARLES
So che sei in riunione.Sono nel tuo ufficio ad aspettarti.
-Il fatidico giorno era arrivato, Miranda non era nervosa, o forse si ma non le piaceva ammetterlo a se stessa.
Era in una noiosa riunione quando due notifiche fecero illuminare il display del suo telefono.
Lesse i messaggi e un sorriso le nacque appena sul volto.
Per fortuna mancava poco, esattamente dieci minuti e finalmente sarebbe potuta correre tra le braccia del ragazzo che l'aspettava a pochi metri da lei."Bene, direi che siamo pronti per l'Ungheria..."
Con quelle parole, la riunione terminò e Miranda venne finalmente congedata.
Quella notte aveva dormito poco, aveva sognato "occhi verdi", un sogno forse distorto ma da cui non aveva più ripreso sonno.
Nella pancia, sentiva quel peso.
Quel peso che aveva sentito le prime volte con Jace o quando stava ancora con Tom.
Quel peso che sentì quando era ancora a Torino, quando Camilla l'ammorbava con la storia della Formula 1 ma che grazie alla quale aveva rivisto Charles.
Dentro la sua monoposto rossa, quando le cose non andavano ancora bene, che lottava per qualche punto.Anche questa volta però, Miranda si era persa tra i suoi pensieri; tornò con i piedi per terra solo quando si ritrovò davanti alla porta del suo ufficio.
La porta che la divideva da lui.
Avrebbe dovuto bussare?
Era il suo ufficio...ma si sentiva confusa.
Charles era in grado di mandarla in confusione, di non permetterle di ragionare.
Era come un corto circuito.
Spalancò la porta, lui era lì.
Seduto sulla sua sedia rossa, addosso avevano la stessa maglia, era intento nel far qualcosa con il suo telefono, forse stava perdendo tempo su instagram.
Quando si accorse di una seconda presenza, alzò però lo sguardo e i loro occhi si incrociarono.
Miranda aveva il cuore in gola, Charles invece era apparentemente tranquillo, con il suo solito sorriso a trentadue denti e quella luce che gli attraversava gli occhi."Miranda, finalmente!"
Si alzò dalla sedia e le andò in contro, l'abbracciò e Miranda ci mise un po' nel comprendere quello che effettivamente stava accadendo.
"Scusami, non volevo farti perdere tempo ma Mattia ci ha tenuti un po' più del dovuto..."
Gettò tutto velocemente, cercando di non inciampare su alcune parole.
"Tranquilla, adesso andiamo però"
Le regalò uno dei suoi soliti sorrisi accompagnato dalla comparsa della sua solita fossetta, sulla guancia sinistra.
Chiusero la porta e lasciarono la fabbrica incamminandosi verso il parcheggio.Il pomeriggio non passò, né velocemente e né lentamente.
Si godettero la giornata.
Andarono a Modena.
Fecero una passeggiata nel centro, le loro mani si sfiorarono più volte; come se loro stesse avessero il desiderio di farlo.
Nessuno dei due infatti le trasse indietro.
C'era quel qualcosa tra loro che però nessuno dei due riusciva ad esternare."Lo sai che hai proprio dei begli occhi?"
Disse ad un tratto Charles.
Il sole stava tramontando e la poca luce che rimaneva li faceva risaltare ancora di più.
Miranda arrossì.
Non era la prima volta che qualcuno le facesse dei complimenti sui suoi occhi ma da lui...da lui era tutt'altra cosa."Grazie...sono simili i nostri sai? I tuoi sono di quel verde puro, un verde che non lo so, esprime vita ma allo stesso tempo forse paura.
I miei invece sono di un verde cupo, un verde che forse incute timore..."Charles rimase sorpreso, lo si poteva notare dalla sua espressione.
"Non sapevo ti piacesse osservare così tanto..."
Miranda arrossì nuovamente, ormai lui faceva quell'effetto.
"già..."
"Cos'altro hai osservato di me, su illuminami!"
Sogghignò ironico.
Miranda ci pensò su, poi si fermò d'innanzi a lui; prese coraggio e gli descrisse cosa effettivamente vedeva.
"Beh...è complicato ma in questi mesi ho osservato una persona onesta, con un passato difficile.
Ho osservato e per fortuna conosciuto una persona con un carattere genuino e solare anche se all'inizio mi aveva dimostrato il contrario..."
Disse sottolineando l'ultima frase affinché capisse a cosa Miranda si stesse riferendo.
"Ho osservato una persona umile che ti porterebbe in giro anche alle due di notte se ce ne fosse bisogno, una persona severa con se stessa; una persona che quando sorride o quando vede qualcosa a cui tiene gli brillano gli occhi; una persona forse anche un po' pazza e di questo ho Carlos testimone..."
Entrambi risero, poi Miranda proseguì.
"Una persona, e ti giuro ho finito, una persona che ha delle simpatiche fossette sulle guance, che si formano quando mi regala uno dei suoi sorrisi più belli e sinceri..."Quando concluse il suo discorso, Miranda si sentiva piccola, come una bambina che parlava alle persone del suo colore preferito oppure del suo gusto di gelato preferito.
Eppure non si sentì fuori posto.
Era felice di quello che aveva detto.
Charles però non rispose.
Non rispose, ma le stava sorridendo con il cuore.
Si mostrò per il ragazzo emotivo che era."Mi hai colto alla sprovvista..."
Puntualizzò lui.
"Lo so ma prendi quello che ti ho detto come un grazie per il regalo che mi hai fatto"
Disse lei mostrandogli il braccialetto che portava sempre con sé.Miranda si rese conto che per la prima volta, dopo tanto, aveva scoperto alle persone quella parte umana che aveva ma che teneva nascosta.
Non avrebbe mai immaginato che un giorno, si sarebbe mostrata senza scudi o barriere: ma semplicemente lei.Stettero così per altri secondi interminabili, ad osservarsi e studiarsi; poi Miranda decise di rompere il silenzio.
"Credo che adesso sia meglio andare..."
Propose con ancora il cuore in gola.
"Si hai ragione...vieni torniamo al parcheggio"
Charles da gentiluomo le mostrò la strada, Miranda rise.
Non era una bambina che non sapeva orientarsi anche se lui, lui la faceva sentire un po' così.Durante il tragitto parlarono veramente poco, Miranda quando poteva lo osservava sottecchi ma per la maggior parte delle volte, veniva scoperta con le mani nel sacco.
D'altronde lui, le sorrideva.
Forse compiaciuto dal fatto che Miranda lo stesse osservando."Oh guarda puoi lasciarmi qui"
Disse lei, indicandogli un punto della strada non troppo lontano da casa sua.
"Non ci penso proprio, ti accompagno io"
Insistette lui.
"Va bene, abito in via Umberto Nobile"
"Perfetto, ti accompagno"Miranda sorrise dentro di sé.
Per un momento le balenò in testa l'idea che Charles forse si preoccupava per lei.
Non ebbe il tempo però di rifletterci sopra, che ormai erano sotto casa sua."Ti vorrei far salire, ma mi hanno detto che devi partire per Monaco...quindi è meglio se vai"
Disse Miranda richiamando la sua attenzione.
Nonostante questo Charles non rispose, aveva lo sguardo perso.
Guardava un punto fisso.
Miranda per un momento lo sentì sospirare, così curiosa della situazione decise di richiamarlo nuovamente a sé."Charles...mi stai ascoltando?"
Silenzio.
"Charles?"
Miranda aveva paura, non voleva farlo innervosire ma allo stesso tempo voleva sapere cosa gli stesse succedendo.
Qualche secondo dopo, Charles tornò nel mondo dei vivi.
"Tu...abiti al civico 17?"
La sua voce era carica di dolore, quasi affranta.
"Si, perché?"
"Niente, devo andare adesso"I due non si salutarono.
L'umore di Charles era cambiato nel giro di pochi secondi.
Miranda così entrò in casa ancora più confusa di prima.
"Cosa intendi con il civico 17?"
Chiese ad un lui ipoteticamente immaginario.
Era stato quel numero.
Era bastato un numero che Charles diventasse emotivamente instabile.
Si era dimostrato vulnerabile e non abbastanza forte per sorreggere un dolore del genere.
Un dolore di cui però Miranda ne sapeva ben poco.
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seventeen // charles leclerc
RomanceMiranda odia la Formula 1. Quest'ultima infatti è l'unica cosa a toglierle del tempo dal padre che invece preferisce passare le domeniche pomeriggio sul divano a guardarla e a tifare per la rossa. Eppure spesso le cose non vanno come si spera e un...