La suite era bella con enormi finestre che si affacciavano su Central Park e facevano entrare tanta luce da inondare tutto di calore e sole. Per un momento, lei rimase sulla soglia, fingendo di ammirare la bellezza di quella stanza. Normalmente, non si sarebbe neppure soffermata a guardarla, a meno che non stesse architettando una truffa.
Ma, stavolta, Levana non stava mettendo in atto una truffa. Stava cercando di mantenere la sua libertà. E sperava di potercela fare senza danneggiare la sua integrità... o quel poco che era riuscita a costruire dopo l'ennesima partenza di suo padre.
Prese un profondo respiro e continuò ad esaminare la stanza, cercando di mantenere la calma e non pensare a quello che poteva succedere. I pavimenti erano di marmo, ricoperti con preziosi tappeti e la zona salotto era arredata con mobili in legno coordinati. Nella camera, c'era un letto enorme con un raffinato copriletto in velluto color porpora e più cuscini di quanti lei ne avesse mai visti in un solo posto.
Per un attimo fu bello starsene lì, ad osservare tutto quel lusso... Per un momento tutto sembrò tranquillo, normale anche... ma solo per un momento. Sentì quando Iker si fermò in piedi alle sue spalle. Il suo corpo sembrava irradiare un calore intenso ed emanava un'energia che la sconvolgeva tutta.
"I dessert dovrebbero essere qui tra poco," affermò lui. "Ti prego, fai come se fossi a casa tua."
"Be'... È un po' difficile per me sentirmi a casa mia qui..."
"Capisco... Immagino sia un po' diverso dal tuo piccolo appartamento a Brooklyn."
Levana si bloccò. Naturalmente lui sapeva tutto di lei... dopotutto le aveva mandato a casa quei vestiti. Ma sentire parlare dei dettagli della sua vita da un perfetto sconosciuto, non la faceva certo sentire a proprio agio.
"Devi immaginare?" gli chiese. "Ero convinta che avessi a disposizione la cianografia della mia casa... Sembri sapere molte cose su di me."
"Questa è l'arte della guerra, cariño. Bisogna conoscere i propri nemici... o almeno così ho letto."
"E consideri una donna come me, così piccola ed insignificante, la tua nemica?"
Lui coprì la distanza tra loro, chiudendole le dita attorno al braccio e attirandola a sé. Il contatto della sua pelle contro la propria la colpì come un fulmine.
"Tu non sei né piccola, né insignificante... Sei una ladra. Hai rubato qualcosa che mi appartiene. Nessuno ruba quello che è mio e poi la fa franca," osservò, con il viso vicino al suo e un tono serio.
Levana di colpo capì che Iker Jiménez Elizari era, a tutti gli effetti, il predatore che aveva tanto temuto. In quel momento seppe che ciò che temeva potesse chiederle era un'assoluta certezza.
Lui era il tipo d'uomo che capiva solo una cosa: la spietata natura della vendetta. Uccidere o essere ucciso, cacciare o essere cacciato. Questo avrebbe limitato la sua possibilità di manipolarlo, ma la forza di Levana sarebbe stata nel fatto che Iker la sottovalutava.
Iker la reputava una preda, ma non sapeva che sotto quell'aspetto così femminile, batteva il cuore di una piccola guerriera. Lei era stata cresciuta in un ambiente duro, tra instabilità, povertà e tutto il resto. Non sarebbe sopravvissuta, se fosse stata debole.
"Mio padre ha detto bugie anche a me," sussurrò, mettendogli una mano sul petto. "Io ho creduto davvero che alla fine si fosse trovato un lavoro onesto e ho acconsentito ad aiutarlo a raccogliere investimenti da società affidabili. Non sapevo che avrebbe usato quell'informazione solo per sottrarre denaro dai tuoi conti. Ti giuro che non lo sapevo!"
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IO TI AVRÒ
ChickLitNon sarà stata Levana Phillips a sottrarre qualcosa ad Iker Jiménez Elizari, ma è lei che dovrà pagare il prezzo della sua spietata vendetta. Una notte, un'unica notte di passione salderà ogni debito che il padre di Levana ha verso Iker. Ma, come s...