CAPITOLO 12

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Levana rotolò sulla schiena, si stirò alzando le mani sopra la testa e sbatté le nocche contro una testiera in legno. Aprì gli occhi e si guardò attorno. Il sole del tardo pomeriggio filtrava attraverso le vaporose tende bianche. Si sentiva un po' confusa.

Si alzò a sedere e il lenzuolo le ricadde alla vita. Era nuda e suppose che non avrebbe dovuto sorprendersi, mentre un vortice d'immagini le attraversò la mente, ricordandole come avevano trascorso la giornata.

In quell'istante, Iker rientrò nella stanza, completamente nudo.

"Quindi... tutto questo è accaduto," disse lei e si tirò il lenzuolo sopra i seni.

Iker le sorrise.

"Sì, mi ángel... Più di una volta."

"Oh... Che ore sono?"

"Quasi le sei."

Erano stati a letto tutto il giorno! Era un bel modo per ammazzare il tempo quando ci si sentiva tristi, e avere un orgasmo era decisamente meglio che vomitare. Ora non si sentiva male per niente... Anzi, aveva una fame da morire.

"La cena sarà servita tra poco."

Era come se lui le avesse letto nella mente. Levana lo trovò sconcertante, ma comodo, soprattutto in determinate... situazioni. Quando si trattava di cosa potesse piacerle a letto, Iker sembrava essere in grado di capirlo meglio di lei stessa. Era così inesperta che, prima d'incontrarlo, non aveva idea di quello che volesse il proprio corpo, ma lui glielo aveva mostrato con grande abilità.

Tra le lenzuola, Iker comandava esattamente come faceva fuori, e questo le piaceva. Un po' meno quando si trattava del resto, ma ci avrebbero lavorato.

Levana non aveva idea di come sarebbero andate le cose tra loro. Stavano per avere un bambino e fino a qualche ora prima, erano stati a letto insieme. Tuttavia, lei era ancora la donna che aveva rubato il suo denaro e dubitava che lui lo avrebbe dimenticato.

Iker era pur sempre l'uomo che l'aveva costretta ad andare in Spagna con lui, minacciando di mandarla in prigione. Colui che le aveva inviato quel famigerato biglietto e la biancheria intima. Tutto questo non era cambiato, ma per qualche strana ragione, l'atmosfera tra loro invece, sì.

La gente non cambiava mai veramente. Si limitava ad indossare nuove maschere e nuovi costumi e Levana lo sapeva meglio di chiunque altro perché aveva speso la vita intera a farlo.

Lo aveva dimostrato quando era risalita sul ring della truffa nel momento in cui suo padre era tornato e le aveva offerto di nuovo l'occasione di intraprendere la strada più facile. Lei aveva subito lasciato l'uniforme da cameriera ed era tornata sui suoi passi.

Non riusciva ad immaginare un futuro dove non sarebbe ricaduta nello stesso errore, per quanto ora pensasse di essere più salda. Se non era cambiata prima, perché mai avrebbe potuto farlo ora?

"Ascolta, non è niente di molto impegnativo. Ho chiesto solo che fosse tutto facile da mangiare a letto."

Iker attraversò la stanza e sedette sul bordo del materasso. Levana subito si sentì serrare lo stomaco. Stargli vicina le faceva quell'effetto.

"Non pensi che dovremmo alzarci?" chiese lei piano.

"Assolutamente, no. Questa è un'idea terribile. Preferirei rimanere qui tutto il giorno."

Lui la guardò e per una volta, i suoi occhi scuri non sembrarono né assenti, né colmi di rabbia o scherno. Erano caldi e la facevano sentire bene. Una fiamma le partì dal petto d esplose in tutto il suo corpo. Lui la strinse tra le braccia e si sporse a baciarla. Le loro bocche si incontrarono solo per un attimo, ma fu davvero eccitante.

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