CAPITOLO 10

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Iker si slacciò la cravatta e la gettò sul pavimento nell'entrata della sua casa. Era rimasto fuori tutta la notte. Aveva trovato una donna compiacente e le aveva offerto da bere, ma quando era venuto il momento di portarsela a letto, aveva cambiato idea.

Non l'aveva nemmeno baciata né tentato di sedurla. Le aveva pagato da bere e, dopo aver chiacchierato un po' con lei, si era reso conto che il suo corpo non gli suscitava alcun interesse.

Era rimasto perplesso dal proprio comportamento... Era bella e non c'era ragione perché non se la portasse a letto. Aveva pensato di non averne voglia e così aveva trascorso il resto della notte a bere, sforzandosi di non pensare alla donna che avrebbe voluto e potuto sedurre.

Ma, di nuovo, mentre più tardi quella stessa sera, era stato abbordato da una bionda, Levana, con i suoi riccioli scuri e la pelle color caffelatte, gli era apparsa come una visione, rendendo insignificante la bellezza diafana davanti a lui.

Aveva terminato la serata in giro, mentre il cielo iniziava a diventare grigio e il sole si preparava a sorgere sul mare, camminando per la città e approfittando dell'aria fresca delle prime ore del mattino per smaltire la sbornia e a domandarsi perché non era riuscito a portarsi a letto quelle due donne. Poi prese il suo yacht e tornò alla villa.

Salì le scale e iniziò a slacciarsi i primi bottoni della camicia e i polsini, arrotolandosi le maniche fino ai gomiti. Mentre attraversava il corridoio per raggiungere la propria camera da letto, sentì un tonfo e un gemito.

Si bloccò, voltandosi in direzione del suono. Proveniva dalla stanza di Levana. Non si fermò a pensare, raggiunse la porta e la spalancò, appena in tempo per vederla appoggiarsi una sedia prima di trascinarsi verso il bagno.

Iker trasalì e attraversò la stanza. In bagno, la vide inginocchiata di fronte al water che dava di stomaco. Arrivò alle sue spalle e le sollevò i capelli dal viso, finché lei finì di stare male.

"Vai... via..." gli sussurrò, a fatica.

"No, cariño, non me ne vado. Tu stai così male..."

"No..." rispose lei, prima di dare di nuovo di stomaco.

Lui le scostò i capelli dalla fronte madida.

"Sì che stai male. Perciò, non mi muoverò da qui."

Levana crollò all'indietro, mentre il suo corpo fragile e provato era attraversato da brividi. Si alzò piano e si lavò la bocca. 

"Hai finito?" le chiese.

Lei annuì e Iker la sollevò tra le braccia, realizzando quanto fosse gelida, nonostante la sua pelle fosse imperlata di sudore.

"Vorrei bere un po' d'acqua..." ansimò lei.

"Certo, pequeñita, andrò subito a portartela... Ma lascia che prima ti riporti a letto."

"È stato proprio il portarmi a letto che ha causato tutto questo," mormorò lei appoggiando la testa sulla spalla di Iker.

"Tutto questo è stato causato dalla gravidanza?" chiese lui e la posò al centro del letto, chiedendosi se coprirla o meno.

"Di certo non si tratta di un'intossicazione alimentare..."

"Non ho esperienza con le donne incinte," rispose lui sulla difensiva. "Sapevo che si può stare male, ma non avevo mai realizzato quanto."

Levana si strinse le ginocchia al petto.

"Mi sento così debole..."

"Ieri sembravi in forma."

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