CAPITOLO 17

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'Io non voglio essere tua moglie!'

Le parole di Levana gli risuonarono nella testa, mentre Iker si dirigeva verso la sua galleria. Il dolore gli attorcigliava lo stomaco e sembrava trafiggerlo... Aveva bisogno di essere circondato dalle sue cose.

Non sapeva perché di colpo, lei gli si era ribellata, facendolo sentire una sorta di guardia carceraria che la teneva in catene. In quelle ultime settimane, lo aveva trattato come un amante, mostrandosi sensibile ad ogni suo tocco e ad ogni suo bacio.

Iker non era suo nemico... Le aveva dato un anello e promesso fedeltà, ma lei lo aveva ripagato standosene lì, con indosso quell'abito, dicendogli che non voleva più sposarlo. Lei era sua e non ci sarebbe stata alcuna trattativa a riguardo.

Si voltò e i suoi occhi si fissarono sui soldatini nell'angolo della stanza. Era una cosa infantile tenerli tra tutte quelle opere d'arte inestimabili, ma gli era piaciuta l'idea di riavere indietro qualcosa della propria infanzia. Erano del tutto simili a quelli che gli aveva regalato sua madre e non aveva mai dimenticato il momento in cui glieli aveva donati.

Serrò i denti pensando ai ricordi dolorosi che in quei giorni minacciavano di riaffiorare e non riusciva ad immaginare perché. Non aveva senso! Levana era al sicuro come tutte le cose in quella stanza... Non poteva lasciarlo. Allora perché aveva l'impressione di averla persa?

'Perché tu non puoi possedere una persona! Perché è lei che deve sceglierti.'

Non sapeva da dove arrivassero quelle parole. Non sapeva perché quel momento stesse svanendo, risucchiato da immagini del passato che si sovrapponevano. Nessuno lo aveva scelto.

Lui era passato di famiglia in famiglia e ognuna lo aveva tenuto per il periodo di tempo minimo per ricevere il sussidio dal governo previsto in caso di affidamento, ma nessuno lo aveva voluto. Era cresciuto e uscito dal sistema, senza che, mai una volta, qualcuno avesse espresso il desiderio di tenerlo per sempre.

'La mamma ti aveva scelto. Si era lasciata calpestare, ma lei aveva preferito tenerti... Anche se le costò orgoglio, ricchezza e tutto il lusso a cui era abituata. La vita, insomma.'

Si coprì gli occhi con le mani, cercando di alleviare il dolore che aveva preso possesso della sua testa. Era così vicino ad avere tutto quello che gli serviva... Così vicino da poterlo quasi afferrare... Ma era difficile quando aveva trascorso tanti anni a cercare di non sentire nulla e a fingere che le emozioni non contassero.

'L'amore...'

No! Non aveva bisogno dell'amore... Tutto il suo essere si ritraeva solo al pensiero di aprirsi all'amore... Non poteva, non voleva farlo, perché l'amore era doloroso e devastante. Non puoi comprarlo, non puoi farlo rimanere con te e non puoi sostituirlo. E una volta andato via, una volta sparito, quello che lascia dietro è solo devastazione, dolore e insicurezza...

Gemette, voltandosi verso la bacheca di cristallo che conteneva le figurine in plastica verde. Il suo ultimo bel ricordo... Non erano dei giocatoli costosi e, in verità, non si era mai trattato di prezzo, ma di cosa aveva provato quando sua madre tornò a casa con quel regalo.

Quello che sentì allora era rimasto con lui dopo anni e anni, poi sparì... Aveva acquistato cose cercando inutilmente di rivivere quelle emozioni, di riavere un pezzo di sua madre e del suo amore. Ma non era mai successo... E lui non poteva arrendersi... Doveva continuare a cercare... a comprare... a possedere...

Il dolore che aveva sentito da piccolo non era per la perdita dei giocattoli. Il vuoto che aveva sentito una volta diventato uomo non era per la perdita della casa o per essere stato trascinato a destra e a sinistra... Sarebbe stato molto più facile se fosse stato così, perché le cose si potevano comprare e sostituire. Ma Iker non avrebbe mai potuto sostituire il profondo amore che aveva ricevuto per i primi cinque anni della sua vita.

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