CAPITOLO 15

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Levana non era sicura di ciò che era accaduto quella sera tra loro due. Avevano litigato, ma per certi versi, si sentiva più vicina a lui ora, di quando lo erano stati prima di arrivare alla festa. Iker le aveva dato un regalo e poi l'aveva fatta arrabbiare, suscitandole un vortice di sentimenti contrastanti. Si era sentita felice, furiosa e poi immensamente triste.

Ora erano tornati alla villa e Levana non era certa di cosa sarebbe accaduto. Iker aveva un tono strano, quando le aveva detto di doverle mostrare qualcosa e lei non capiva perché si fosse comportata da idiota, tentando di allentare la tensione con l'umorismo.

La verità era che si sentiva ancora a disagio. Era così abituata ad indossare maschere diverse per proteggersi da tutto ciò che era spiacevole, che istintivamente si ritraeva.

"Che cosa volevi mostrarmi?" chiese, fermandosi nell'ampio ingresso.

"Le mie cose..." rispose lui.

La voce apparentemente indifferente tradiva la sua emozione. Loro due erano uguali... Anche Iker si metteva una maschera quando provava qualcosa. Levana lo guardò un po' perplessa.

"Di quali cose si tratta?"

"Di qualcosa che ti mostrerà il vero Iker Elizari. Naturalmente, vivendo qui nella mia casa, tu alcune le hai viste, ma non tutte... Ti prego, vieni con me."

La precedette lungo un corridoio dove non era mai stata. Lei si strinse nelle braccia, perché si sentiva addosso uno strano gelo. Iker si fermò davanti ad una serie di doppie porte e si voltò a guardarla con un muscolo che gli vibrava nella mascella.

Poi, digitò una serie di numeri su una tastiera e Levana sentì una serratura sbloccarsi.

"Un sistema di sicurezza..."

"Sì," rispose lui. "Te l'ho già detto, nessuno può prendere le mie cose. Specialmente queste."

Levana si ricordò che c'era una ragione per tutto questo... Ripensò a quello che Iker le aveva detto riguardo alla morte di sua madre, quando lo avevano portato via da casa sua e si erano presi tutte le sue cose...

Alzò lo sguardo su di lui e un'ondata di compassione per lui le si riversò addosso. Iker distolse lo sguardo e aprì le porte. Levana avanzò alle sue spalle, circondandogli la vita con le braccia e posandogli la testa tra le spalle. Stava tremando e non aveva ancora visto quello che lui stava per mostrarle.

"Non devi farlo, se non te la sentì," mormorò Levana mentre sentiva il cuore che ora le batteva forte.

Non sapeva se stava cercando di risparmiare lui o sé stessa. Perché quando avrebbe visto quello che lui custodiva così gelosamente, una volta messi insieme tutti i pezzi che aveva raccolto su di lui, il suo desiderio sarebbe stato completo.

"Voglio farti vedere... Voglio che tu sappia..." rispose Iker, con voce roca.

La lasciò sulla porta e si sciolse dal suo abbraccio, entrando nella stanza. C'erano opere d'arte incorniciate alle pareti, statuette in bacheche di vetro, vasi, collezioni di monete e spade appese al muro. Praticamente in quella stanza c'era tutto ciò che poteva essere collezionabile.

"Io colleziono oggetti, Levana," le spiegò Iker. "Oggetti costosi, di qualunque genere. Ti ho già detto che quando mia madre morì, persi ogni cosa. Ho trascorso la maggior parte della mia vita senza nulla che mi appartenesse. Dormivo in camere che dovevo condividere con altri bambini e in più, erano temporanee. Non avevo una famiglia mia, una casa mia... Non avevo nulla. Mi sentivo indifeso e mi sembrava di non avere alcun motivo che mi trattenesse dal lasciarmi andare alla deriva."

IO TI AVRÒDove le storie prendono vita. Scoprilo ora