Capitolo tre

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all'interno dell'ascensore, cercai di mantenere lo sguardo fisso sul numeretto nella casella rossa che segnava i piani mentre al mio fianco, Kim Taehyung era intento ad aggiustare i gemelli in color oro sui polsi della sua camicia bianca; i due facchini davanti a noi non spiccavano parola, erano immobili con una postura precisa e ferma e pensai alla mia incompetenza nel lavoro e alla probabile figuraccia che avrei fatto se lui mi ordinava di fare qualcosa, così decisi di mettere le regole in chiaro fin da subito.
"Sign. Kim le chiedo scusa in anticipo se le mie competenze non la soddisfano ma-"
si girò verso di me, finalmente tolse lo sguardo dai suoi polsini e i nostri sguardi si guardano, dritti come se all'improvviso fra di noi si fosse stabilito un duello tra cowboy.
"Ancora del lei?" rise e continuò col dire: "mettiamola sul piano che preferisco che tu mi dia del tu e insisto. Per quanto riguarda le sue competenze io non le ho chiesto di far parte del mio servizio personale" indicò i due ragazzi davanti a noi mentre le porte dell'ascensore al suono dell'arrivo del decimo piano si aprirono.
I due ragazzi mi fecero spazio e io mi avviai nell'ala delle stanze di sezione B, dove i numeri partivano dalle camere numero cento e così via fino ad arrivare alla sua; la aprì con la chiave che presi dalla reception e feci spazio prima al personale e poi lui che mi regalò un leggero "grazie" mentre ispezionava la sua stanza proprio come aveva fatto all'entrata dell'hotel appena era arrivato.
Mi permisi di guardalo ancora meglio dato che lui mi dava le spalle e notai la sua altezza, il suo fisico snello ma ben definito da quel completo che probabilmente stava bene solo indosso a lui e per un attimo io mi sentì un pezzente al suo fianco che al contrario portavo una camicia azzurrina di lino stropicciata e dei pantaloni neri forse un po' troppo fuori stagione; mia madre sosteneva che il nero non era un colore estivo eppure io lo consideravo un colore elegante, adatto a me, ma in quel momento divenni insicuro di ogni cosa che indossava il mio corpo, davanti a lui che sembrava uscito da una fiaba.
Mentre spalancava la grande finestrata e allargò le tende facendo entrare un fascio di luce calda, si voltò verso di me beccandomi in pieno ad osservarlo e mi sorrise dolcemente mentre il suo volto diventò colorito dal sole e io non ebbi il coraggio di distogliere lo sguardo nonostante lui provocasse in me sensazioni strane che non riuscivo a spiegare e neppure lo conoscevo.
"Sai Jungkook, secondo me noi due diventeremo grandi amici in questi giorni in cui io soggiornerò qui." si infilò le mani nella tasca del pantalone e divaricò leggermente le gambe mentre mi guardava; riuscì a distogliere lo sguardo e mi portai una mano dietro la nuca accarezzandomi la parte dietro il mio collo.
"Io-io non sono una persona molto estroversa. forse ci vorrà del tempo per stringere amicizia con me."
"Le persone come te mi piacciono un sacco. Sai mi ha colpito molto il fatto che quando sono entrato tutti sapessero io chi fossi mentre tu sei rimasto dietro quel bancone ad osservare una scena come se vivessi per un attimo in un film. Mi hai incuriosito subito! Le persone che non sanno io chi sia mi affascinano molto sai? Forse è difficile da spiegare. Immagino che tu non abbia mai ascoltato una canzone prodotta da me?" si avvicinò al piccolo frigobar situato sotto un piccolo mobile e prese due bicchieri piccoli e una bottiglia di Fernet Bianca.
Pensai: "adesso chi glielo dice che non ascolto la musica jazz e che ne tanto meno bevo alcool?" ma lui sorpassò i miei pensieri ed era già davanti a me con il bicchierino riempito di liquore scuro.
"Mi scuso in precedenza ma io non ascolto il suo genere ecco..." lui inclinò la testa quando sentì di nuovo pronunciare quel forma informale che all'apparenza gli dava così fastidio; il fatto che sin da subito fra di noi si era stabilita questa confidenza mi dava un leggero fastidio dato che io ero abituato ai miei spazi, ai miei silenzi quando era necessario; lui sembrava invadermi in ogni angolazione del mio animo e corpo senza chiedere permesso, senza che io glielo permettevo però, ero un grande bugiardo se negavo che in quel pizzico di fastidio vi era una leggera scossa di curiosità anche da parte mia.
"del tuo genere" precisai e lui annuì compiaciuto dal mio aver inteso.
"Se non erro, tua madre mi ha chiesto di fare qualche piccola esibizione qui all'hotel durante il mio soggiorno, avrai sicuramente occasione di sentirmi" con un sorso finì l'amaro mentre il mio era ancora tra le mie mani senza neanche berne una goccia e continuò: "dopo voglio sentire cosa ne pensi." si alzò e venne verso di me, afferrò il bicchiere fra le mie mani e tirò giù anche il mio liquido e le sue iridi nere come le mie non si staccarono un attimo dalle mie.
Per un attimo mi aspettavo che mi chiedesse quale fosse il mio genere preferito o qualcosa che mi riguardasse ma non lo fece e pensai che all'improvviso diventasse un ragazzo arrogante e presuntuoso dato che parlava solo di lui fin dall'inizio.

The Novecento Hotel| TaekookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora