Londra, settembre 1976
Erano passati mesi ormai da quando mi ero trasferito a Londra, la nuova metropoli era stata una boccata d'aria, incominciavo a vivere la mia vita nonostante il pensiero della mancanza della costa era sempre vivo dentro di me, ma le circostanze della nuova vita mi aiutavano a non pensarci.
Erano mesi che non tornavo nella mia città, la morte dei miei genitori mi tormentava; le giornate con il lavoro da illustratore attutivano la sofferenza, i miei nuovi amici mi distraevano ma quando appoggiavo la testa sul cuscino e il buio della notte padroneggiava nella stanza, quel momento li era un luogo perfetto per i pensieri che riaffioravano come i campi di girasole nel mese d'estate: avevo cambiato città, i volti non erano più quelli di prima, le persone intorno a me erano diverse con i loro accenti, i ritmi di vita, il diverso pensiero di una mentalità aperta, ma lui non era mai uscito dalla mia testa.
Il fatto era che lui era ovunque, nei giornali, mi appariva nei primi show televisivi, lo accoglievano come la "star del momento" o "il re dello jazz."
A fine tour fece uscire l'album, nelle radio di ogni dove c'era la sua musica: nelle stazioni, nei bar, per strada qualcuno canticchiava il ritmo della canzone.
Le lettere erano finite, nonostante io gli scrivessi in continuazione ma da qualche tempo smisi di farlo anche io. L'illuminazione arrivò quando una sera, seduto sul divano del mio piccolo appartamento, dopo aver chiamato Achille che ogni giorno mi chiamava per raccontarmi come procedevano le cose, lo guardavo nel piccolo schermo in bianco e nero, era stato invitato come ospite d'onore in un programma televisivo, alla domanda a cosa o a chi si era ispirato per il nuovo album lui rispose che trascorrendo una vacanza ad Amalfi aveva ritrovato se stesso grazie ad una persona.
Avevo scritto una canzone intitolata "stigma", il conduttore gli fece qualche domanda al riguardo oltre per il fatto che era la canzone del momento, proprio quella che in ogni angolo la sentivi: Lui rispose che era una canzone dedicata ad una persona in particolare, che non dimenticherà mai: non mi scorderò mai le parole che disse:" io so che questa persona mi starà ascoltando, vorrei semplicemente dirle che io non ho dimenticato."
Quella frase fece scalpore, nel suo viso si percepiva la tensione nel dire quelle parole che potevano essere distorte, che c'era qualche probabilità che qualche capisse: nei titoli di giornale c'era quel pezzo di intervista ed io ne comprai uno,tutti parlavano di questo amore nascosto di Kim Taehyung.
"Anche se provo a nasconderlo e a mascherarlo, non può essere cancellato
Mi stai dando del peccatore?
Cos'altro posso dire"
Davanti a quel televisore, concepì che lui non mi aveva mai dimenticato: qualcosa mi disse che qualcuno o qualcosa ci allontanò, qualcosa era successo.
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The Novecento Hotel| Taekook
Fanfic1975: Tra l'azzurro del cielo che si univa al colore del mare e la brezza fresca della stagione, vi era il Novecento hotel. L'albergo più lussuoso della costa, dove, le persone di più alta borghesia da ogni parte del mondo, trascorrevano le loro vac...