(tw: ammesso che si possa parlare di tw, specifico in anticipo che è presente una scena di sesso.)
Di professori e gite scolastiche
Il primo giorno di scuola ha sempre provocato sentimenti contrastanti in Manuel.
Già ai tempi in cui era solo uno studente, il primo giorno di scuola rappresentava la triste fine dell'estate ma anche il momento in cui finalmente avrebbe ricominciato a vedere i suoi amici ogni giorno.
Da quando era diventato professore, il primo giorno di scuola rappresentava la speranza di ritrovare i suoi studenti più giudiziosi e volenterosi di come li aveva lasciati e la consapevolezza che sicuramente non sarebbe successo niente di tutto ciò.
In qualsiasi caso, il primo giorno di scuola era sinonimo di nuovi inizi perché ogni anno c'era qualcosa di nuovo: nuovi studenti, a volte nuovi colleghi, persino nuove aule visto che quell'anno Manuel avrebbe avuto alcune classi anche nella succursale oltre che nell'edificio principale.
Quella mattina, però, c'era qualcosa di diverso. Manuel non sapeva dire cosa, ma era certo che quella giornata sarebbe stata importante in qualche modo. Ancora non sapeva se in modo positivo o negativo.
Con quei pensieri nella testa, Manuel non si accorge nemmeno di quanto sia vicina la macchina parcheggiata accanto alla sua e quando, aprendo la portiera, la tocca inavvertitamente ormai è troppo tardi.
"Cazzo" mormora Manuel tra sé, scendendo velocemente dalla macchina e richiudendo la portiera.
Abbassa lo sguardo, cercando di capire se ha lasciato qualche segno sull'altra vettura. E sì, l'ha lasciato eccome.
Una bella striscia rossa - come la sua macchina - sulla fiancata bianca del malcapitato.
"Ma che cazzo fai?"
Manuel solleva lo sguardo verso quello che, ne è certo, è il proprietario della macchina.
"Mi dispiace, non mi ero accorto che la tua macchina fosse così vicina" cerca di scusarsi Manuel.
"Beh, direi. Se te ne fossi accorto sarebbe stato grave, no?" risponde l'altro osservando la fiancata della sua auto.
"Mi dispiace davvero, non so che dire. Ovviamente ti posso ripagare il danno, mi sembra il minimo."
L'altro - un uomo che Manuel ipotizza possa avere più o meno la sua età - lo guarda per un attimo prima di sospirare. "No, non importa. Cerca solo di fare più attenzione."
È a quel punto che Manuel, ormai archiviata la faccenda relativa alla macchina, si prende qualche secondo in più per studiarlo.
È alto poco più di lui, ha i capelli ricci, gli occhi neri. È bello, ma di una bellezza che non è scontata. Manuel vorrebbe vederlo sorridere - perché lui ha un debole per i sorrisi - ma è consapevole che vista la situazione è difficile che il poveretto a cui ha appena rovinato la fiancata gli regali un sorriso.
"Senti, posso almeno offrirti un caffè per scusarmi?" chiede Manuel.
Spera che l'altro risponda di sì. Non capisce per qualche motivo, ma vuole conoscerlo meglio.
Ok, in realtà il motivo lo capisce: è bello da togliere il fiato ed è passato fin troppo tempo dall'ultima volta in cui Manuel è uscito con qualcuno. Ha bisogno di rimettersi in gioco e vorrebbe decisamente rimettersi in gioco con lui.
"No, grazie. Ho un impegno" risponde l'altro con tono asciutto.
Poi, senza dire altro, si allontana velocemente lasciando Manuel da solo.