Piercing II
"È tutto ok? Tra me e te, intendo."
Quella è la prima frase che Manuel sente, la mattina successiva alla telefonata con Simone.
Sono davanti alla loro scuola, hanno appena parcheggiato le moto - una accanto all'altra, come sempre - e stanno per avviarsi verso l'edificio, quando Simone fa quella domanda.
Manuel, per un attimo, sente una lieve sensazione di panico impossessarsi di lui. Il pomeriggio precedente hanno finito la telefonata con la promessa di un appuntamento, quindi perché le cose tra loro non dovrebbero essere a posto?
"Sì, tutto ok. Perché?" chiede leggermente preoccupato.
Simone si stringe nelle spalle, abbassa lo sguardo imbarazzato e inizia a giocare con il polsino della giacca di jeans che indossa. "Così, volevo esserne sicuro."
Manuel lo ferma afferrandogli il braccio, lo fa voltare verso di lui e gli sorride. Poi dice: "Quello che è successo ieri è stato bello. Non mi pento di niente."
"Bello? Non solo divertente?"
Manuel alza gli occhi al cielo sentendo quella frecciatina colpirlo in pieno petto. "Nemmeno quella volta è stato solo divertente. Ma io sono un coglione e non volevo ammetterlo."
Simone si sente rassicurato. Gli sorride e poi riprende a camminare verso la scuola.
Manuel cammina accanto a lui, ogni tanto lo guarda. Gli sembra di vederlo per la prima volta, forse perché finalmente lo vede davvero o forse perché semplicemente ora si sente libero di guardarlo.
Non deve più nascondersi, non deve più abbassare lo sguardo per non farsi beccare a fissarlo. Non dopo quello che è successo il giorno precedente, non dopo che hanno deciso di uscire insieme.
Controlla l'ora sul display del cellulare. Mancano ancora dieci minuti all'inizio delle lezioni, quindi senza nemmeno pensarci prende Simone per un braccio e lo obbliga a seguirlo in bagno.
Simone lo segue con un'espressione confusa stampata in faccia, lo osserva mentre entrano nei bagni del primo piano e Manuel controlla con attenzione tutti i gabinetti per verificare che effettivamente non ci sia nessuno. Poi, senza preavviso, Simone si sente spingere contro il muro e Manuel lo bacia.
È il primo bacio che si scambiano dalla sera del suo compleanno. Ormai sono passati più di sei mesi.
Simone ha perso il conto delle volte in cui ha immaginato di baciare Manuel, di baciarlo davvero. Senza alcol in mezzo, senza essere offuscati dalla rabbia, senza che fosse un banale gesto impulsivo.
E lo ha immaginato esattamente così come sta accadendo: le mani di Manuel che gli stringono i fianchi, le labbra che si muovono lente sulle sue.
Rimangono a baciarsi fino al suono della campanella, poi Manuel si scosta con un po' di disappunto e dice: "Abbiamo tuo padre alla prima ora."
"Possiamo tardare qualche minuto allora."
"No, non possiamo. Però magari oggi pomeriggio possiamo stare un po' insieme, se ti va."
Simone sorride. Non riesce nemmeno a rispondergli, perché ha immaginato così tante volte di sentirsi dire quelle parole - con quel significato - che non sa nemmeno come fare a dirgli di sì senza sembrare un idiota totale.
Manuel, d'altra parte, per quanto sembri sicuro di sé in realtà è più nervoso di Simone.
È il suo migliore amico, cosa che dovrebbe tranquillizzarlo perché è l'unica persona con cui Manuel si è sempre sentito sé stesso, ma è anche un ragazzo per cui prova qualcosa che non ha mai provato prima. Ed è terrorizzato.