A me va bene anche distanti

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A me va bene anche distanti

Roma è la città più bella al mondo e Manuel non vorrebbe vivere in nessun altro posto, di questo ne è certo.

Quando Simone però è lontano, Roma diventa più grigia, più triste. E Manuel la ama un po' meno.

Non ha idea di quando sia successo, di quando sia diventato così dipendente da lui. Sa solo che a un certo punto è successo. Che a un certo punto, durante quei dieci mesi di relazione, Manuel ha iniziato a vivere solo se Simone è con lui.

Quando Simone non c'è si limita a sopravvivere. E non è nemmeno un problema, in fondo è quello che ha sempre fatto.

Ma ogni volta che Simone si allontana, Manuel sente il peso della sua assenza schiacciarlo come un macigno.

Succede anche in quel periodo, durante un agosto fin troppo caldo che Simone ha deciso di trascorrere a Glasgow da sua madre.

In realtà aveva anche chiesto a Manuel di andare con lui, ma il più grande aveva rifiutato. Era appena riuscito a trovare un lavoretto estivo, non poteva mollare tutto per farsi una vacanza in Scozia con il suo ragazzo.

Così Manuel, da ormai quasi tre settimane, si ritrova solo e a sopportare la mancanza di Simone.

Si sentono spesso, e quello sicuramente aiuta ad alleviare il peso della distanza. Ma non è la stessa cosa.

Manuel sente la mancanza di Simone che gli ruba le coperte quando dormono insieme, sente la mancanza delle sue mani allacciate alla vita quando vanno in moto, sente la mancanza delle sue mani tra i capelli quando se ne stanno abbracciati sul divano. Sente la mancanza dei suoi baci, dei suoi sguardi, delle sue parole sussurrate nel buio di una camera dopo aver fatto l'amore.

E sì, sente anche la mancanza del sesso.

Non vuole sembrare superficiale, ma è così.

In fin dei conti è un ragazzo di diciotto anni - quasi diciannove - e proprio non può evitare di sentire la mancanza del lato fisico del suo rapporto con Simone.

Qualche giorno prima ne ha parlato anche con Chicca, la quale senza farsi troppi problemi gli ha fatto notare che al giorno d'oggi essere distanti fisicamente non è poi un limite così insormontabile.

Ed è per quello che ora si trova mezzo sdraiato sul letto, con il cellulare in mano e fissa Simone sullo schermo.

Lo ha videochiamato, come fa ogni sera, ma questa volta l'intento è ben diverso dal raccontarsi a vicenda la propria giornata e terminare la conversazione con un: "Ti amo, ci sentiamo domani."

O meglio, fanno anche quello. Simone parla per almeno un quarto d'ora della visita a Provand's Lordship che ha fatto quel giorno e Manuel lo ascolta con attenzione, gli chiede anche di mandargli qualche foto.

"E tu che hai fatto oggi?" chiede Simone, dopo aver finito il suo racconto.

Manuel fa una smorfia prima di rispondere: "Niente. Non c'è mai un cazzo da fare qua."

"Senza di me sei proprio perso" scherza Simone.

Lo dice sorridendo, eppure Manuel non può evitare di rendersi conto che quella frase è la pura e semplice verità. Lui è perso senza Simone.

"Mi manchi, Simo" dice Manuel.

Le parole escono lievi, a un volume così basso che Simone teme quasi di averle immaginate.

Ma poi Manuel punta gli occhi nei suoi e ripete a voce più alta: "Mi manchi da morire."

"Anche tu" risponde Simone.

I was blind before I met youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora