CAPITOLO 14

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"È sparita la lettera di Kaitlyn."

Sono queste le parole che mi risvegliano oggi.

Da allora solo una cosa: confusione.

Nel giro di pochi minuti la stanza è messa a soqquadro. Le ragazze camminano avanti e indietro cercando qualcosa che apparentemente non vuole essere trovata. La camera è cosparsa da cima a fondo dagli oggetti più svariati. Non c'è uno spazio che non sia utile ad ospitare il nostro disordine, mentale oltre che materiale: vestiti sui letti, libri sul pavimento, fogli sparsi qua e là. Le uniche cose esonerate da questo sconvolgimento, sembrano essere i cassetti, che si trovano svuotati da qualsiasi sorta di bene, nel tentativo di scovare l'oggetto di una tanto affannosa ricerca. La pioggia batte sui vetri delle finestre e gli alberi creano un fruscio come per nascondere i nostri sussurri preoccupati alle orecchie delle altre persone.

"Com'è possibile che sia sparita?"

"Dev'essere da qualche parte!"

"Chiunque sia stato la smetta: non è divertente!"

Il sonno non si fa sentire ed è ormai un lontano ricordo, come se solo dieci minuti prima non fossimo avvolte nel calore delle nostre coperte, cullate dalla pioggia il cui suono era più simile a una ninna nanna che al ticchettio ansioso di un orologio: ogni secondo il mattino è sempre più vicino e il sole porta con sé le ripercussioni di ciò che abbiamo deciso di nascondere. Non sappiamo chi abbia trovato la lettera. Non sappiamo cosa ne farà. La reazione delle educatrici? La reazione del preside? È un enorme casino, un lucchetto che arriva senza chiave: non vi è nessuna soluzione evidente che possa aiutarci, possiamo solo far procedere l'orologio delle conseguenze.

Dopo minuti interminabili di ricerche ho capito che è inutile continuare: la lettera non è qui. Mi siedo sul davanzale della finestra, porto le gambe al petto e appoggio la schiena al muro mentre i miei occhi seguono i movimenti caotici delle altre che continuano la loro ricerca incessante.

"Siete sicure che non sia in quel cassetto?" chiede una mentre si alza da terra.

"Abbiamo controllato come minimo venti volte!"

"Controllate meglio!"

"Basta giocare Abby, esci la lettera!"

"Non ce l'ho io! Ve l'ho detto mille volte!"

Abby ribadisce per l'ennesima volta la sua innocenza. I suoi gesti, la sua voce emanano sincerità: è preoccupata come tutte noi, non è stata lei.

"Allora spiegami perché stavi controllando proprio quel cassetto alle cinque del mattino, avanti."

"Forse perché è il mio cassetto?" dice ovvia "Ragazze ve l'ho detto: non riuscivo a dormire quindi ho pensato di prendere il mio diario, che guarda caso si trova nel mio cassetto, dove avevamo deciso tutte insieme di nascondere la lettera e, quando l'ho aperto, semplicemente non c'era."

"Non ti cred-"

"Ora basta!" Meg richiama l'attenzione di tutte "Non ha senso accanirsi contro Abby, non la troveremo così!"

"Come la troveremo allora, siccome sai sempre tutto?"

"Emh io..."

"Oh! La perfetta Megan Darcy che non sa cosa fare! Incredibile!"

"La volete smettere?"

Mi avvicino a Meg. Quelle parole l'hanno ferita, lo vedo nei suoi occhi, come se qualcosa si fosse sbiadito, un cambio impercettibile: Meg è brava a nascondere i suoi sentimenti, ma io la conosco troppo bene per non cogliere le sfumature. Le poggio una mano sulla spalla, un gesto di conforto.

La ragazza dagli occhi color della notteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora