7 - Viola: Non posso mica mischiarmi con la gentaglia.

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Viola.

Non posso mica mischiarmi
con la gentaglia.

"Diosa, única, bonita, yo soy asi.
Una star, una divina
desde que nacì"
- Las Divinas.
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Quando controllo l'orologio e mi rendo conto che è quasi passata un'ora dagli esiti dei test di ingresso capisco di aver fatto un buon lavoro. Mi guardo allo specchio e posso giurare di non essere mai stata più bella di così. La bellezza viene prima di tutto, anche prima di stupidi risultati che sono sicura siano, nel mio caso, positivi.
Non possono non avere un'icona di stile come me in questo posto, non possono rinunciare alla figlia di un Costa con un futuro da modella già scritto.

Anche perché mio padre gliela farebbe pagare cara. Il preside sa bene quanto lui, uno dei migliori finanziatori di questo istituto, ci tenga che la sua unica figlia studi qui, in una delle accademie d'arte più prestigiose di Milano.

Prendo la borsa, aggirando con un enorme sforzo il disordine della mia compagna di stanza che non ho ancora avuto il dispiacere di incontrare, e mi avvio verso l'aula magna. Volevo evitare quell'inutile calca odiosa: persone senza stile le tollero solo se obbligata, e in quel caso potevo farne a meno. E poi si sa, certe personalità influenti come la sottoscritta sono riconosciute per il proprio ritardo cronico.

Quando arrivo a destinazione ci sono solo due ragazzi vicino il tabellone con i risultati. Sbuffo impaziente: e io che credevo di non dover scendere a certi livelli, almeno per oggi.

"Ma che cazzo significa?", sbotta uno dei due.

"Non sei contento? Ti hanno preso amico, sei dentro!", risponde l'altro carico di entusiasmo. L'unica cosa che riesco a notare è che ha dei capelli tinti di un biondo platino orribile.

"Io non ho consegnato nessun test, però", quasi urla il primo. "Ma forse qualcun altro lo ha fatto al posto mio".

Nemmeno finisce la frase che uno dei suoi pugni chiusi si schianta contro la parete facendomi sobbalzare.

"Cristo", fa' lui.

"Diego...", dice l'altro.

"Troglodita!", mi intrometto allora io. Non era questo il trionfale ingresso che mi ero immaginata, l'emicrania che mi hanno provocato questi due non era in programma, e mi sentiranno per questo!

"Tu!", punto il dito contro il finto biondo avanzando nella sua direzione. "Metti un guinzaglio a questo stupido gorilla! E tu", questa volta squadrando con rabbia il suo amico. "Tornatene allo zoo".

Mi fermo poggiando le mani sui fianchi: credo che questa strigliata da mammina farà bene a tutti eccetto che a me. Prendo il mio specchietto dalla borsa per controllarmi mascara, colorito e rossetto, necessariamente in questo ordine, felice di notare che non mi sono scomposta più di tanto.
Una vera signora sa sempre quando è il momento di placarsi.

Getto un'ultima occhiata verso quei due matti, giusto in tempo per vedere il gorilla digrignare i denti e serrare forte le mani chiuse. Alzo un sopracciglio; tutto questo è assolutamente ridicolo.

"Cosa? Vuoi dare un pugno anche a me, razza di pazzoide?", chiedo sprezzante incrociando le braccia al petto. Prova solo a sfiorarmi, vedremo se sarai ancora ammesso o meno in questa dannata scuola, stupido animale.

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