26 - Elia Emanuele: Sono un GF ma non chiamarmi Perlina.

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Elia Emanuele.

Sono un GF
ma non chiamarmi
Perlina.

"Come mi guardi,
Cielo stanotte sarai stanco
di avere tutte quelle stelle affianco,
e sentirne il calore senza
abbracciarle, toccarle,
mentre loro cadono
ti guardo"
- Madame.
_______________


Inspiro. "Ouhmmm. Rischiara i chakra ohummm. Ripeti con me: ohummm".

"Ohuu".

Espiro. "Ohummm".

"Ohmm...".

"Ohummm!".

"Oh!". Qualcosa di morbido mi atterra dritto in faccia. "Elia Emanuele!". E hanno (ha! qualcuno ha!) pure il coraggio di urlarmi contro. A me! "Ma che verso è ouhm?".

"Ohummm!", correggo (di nuovo!) l'unica persona che con tutto questo non c'entra proprio niente. "E tu!", riprendo la ragazza che a occhi (chiusi) e croce (più di una!) dovrebbe trovarsi davanti a me sul letto. Spero stia copiando la mia stessa posizione perché ci ho messo ben quattordici minuti e mezzo per imparare a meditare con una lezione dozzinale a pagamento su Google. "Dici: ohummm".

Ci rendiamo conto?
Quattordici. Minuti. E. Mezzo!

Cosa avrei potuto fare in quei quattordici minuti e mezzo?
Tante cose.
Troppe cose.

Guardarmi allo specchio, tanto per cominciare.
Farmi un complimento (sono indietro sulla tabella di marcia a proposito e, sempre a proposito, oggi ho la spina dorsale più dritta del solito, un bacio a chi mi ha aiutato a distendere i nervi: complimenti a me stesso).
Oh, ah, ovvio, avrei potuto cercare nuovi vocaboli su Google.

Esempio pratico?
Prima di essere brutalmente interrotto ero lì lì che imparavo il significato della parola 'fugace'. E io che credevo fosse una semplice perdita di succo di frutta (fugace = fuga/ace = fuga di Ace, logico, no?) mi ritrovo invece con un banale sinonimo di 'breve durata', 'che passa presto'.
Come uno sguardo, la giovinezza...

"Ohuu!".

... la mia pazienza, Chanel!

Sento dritto sul collo il sospiro amareggiato del disturbatore. "Giude, ti prego, non starlo ad ascoltare".

Sbuffo irritato al massimo, levando via dalle palpebre le mie fette di cetriolo maturo. "Thomas, sei un guastafeste!". Mi volto verso Giuditta col dito puntato. "E tu. Tu! Tu devi assolu-...". Spalanco la bocca. "Perché una delle tue fette di cetriolo ha... un morso gigante e...?".

Giuditta apre gli occhi. I dischetti verdognoli le si staccano dalle palpebre e finiscono per poggiarsi sulle sue guance rosse di imbarazzo. "Io non avevo mica capito a cosa servissero all'inizio", sussurra intimidita. "Ci sono arrivata dopo, scusa".

In piedi, al mio fianco, Thomas trattiene male una risata.

"E però... e poi...", balbetta lei con aria colpevole, "non avevo mai assaggiato un cetriolo".

Mi pizzico il ponte del naso. "E dovevi assaggiare proprio quello che ci serviva per meditare?".

"Ma...", tenta, "io non sapevo che sapore avesse!", si difende. "Tu sì? Cioè tu sapevi che sapesse di anguria poco matura?".

Anche Thomas a questo giro piega le sopracciglia, confuso.

"Avete mai provato a mangiare la parte bianca dell'anguria?", continua tutto d'un fiato lei. "Ecco! E se il cetriolo non fosse altro che un'anguria che non ce l'ha fatta?". Si fa triste all'improvviso. "Perché dovrei star qui e... e non dare valore al suo sapore come si fa per qualsiasi... qualsiasi altro alimento? Eh?". Mi punta. "Sei ingiusto!".

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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 16 ⏰

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