9 - Elia Emanuele: A me, che amo i gossip.

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Elia Emanuele.

A me, che amo i gossip.

"Metto una scarpa che non comprerai,
perché ti costa sai tutto il cachet.
Perché con i soldi che ti compri l'auto,
io mi compro un bel Audemars Piguet"
- Geolier.
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Sbadiglio infastidito: è il primo giorno e la mia pelle sta già risentendo di tutto lo stress causato dal compito che la prof ci ha assegnato. L'ho vista nello specchietto che mi ha passato Viola quella dannata ruga tra le sopracciglia.

"Hai una crema anti-età con te?", le chiedo lisciandomi la faccia con un dito. Distendi i nervi, distendi i nervi!

Viola chiude di scatto l'aggeggio in cui si stava specchiando e mi fulmina con lo sguardo.
"Secondo te una come me ne avrebbe bisogno?", chiede piccata.

Incrocio le braccia al petto appoggiandomi agli armadietti. "Principessina, a meno che tu non abbia il dono dell'eterna giovinezza, tempo qualche anno e sarai costellata di rughe". Lascio che la lingua mi schiocchi sul palato, giusto per darmi un'aria superiore e plateale. "È da un po' che non ci vediamo, e noto che la qualità della tua pelle è visibilmente peggiorata".

Spalanca la bocca inorridita, cogliendo al balzo ogni mia provocazione.
Quanto adoro essere me.

"Rimangiati subito quello che hai detto, Elia Emanuele, o giuro che me la pagherai!".

"Con i soldi che ci ricavi, fai un favore al buon gusto e getta via quel foulard. E, per favore, compratene uno che non sia della scorsa stagione". Le rivolgo una risatina di scherno. "Scusa, tesoro, ma certi errori sono imperdonabili, soprattutto per una giovane come te".

Viola mi punta un dito furiosa.
"Ma se abbiamo la stessa età, brutto insolente!". Touchè.

Scuoto la testa, con la lingua che lentamente inumidisce il labbro superiore, in attesa di scoccare la mia prossima freccia che so bene la pungerà sul vivo.
"Sei più vecchia di me di qualche mese".

"Non azzardarti a farne un vanto!".

"Troppo tardi".

"Avete finito di fare i bambini voi due?", ci richiama una terza voce.

Mi giro nella sua direzione e non posso fare a meno di inorridire alla vista di un ciuffo di capelli biondo platino. Lancio un'occhiata a Viola, che lei ricambia immediatamente.
"Lo so", mi dice solo, capendomi al volo.

Io e Viola ci conosciamo praticamente da sempre. I nostri padri, entrambi stilisti, hanno stretto un'amicizia che è durata nel tempo, hanno approfondito i loro studi nel campo della moda insieme e ora si occupano di due dei marchi più affermati nel settore. La competizione la percepiscono a fior di pelle, ma il loro rapporto va oltre questo; così io e lei abbiamo avuto modo di conoscerci e di stare insieme, stringendo un'amicizia fraterna, viscerale.
A volte addirittura opprimente, anche se non si direbbe.

È da un po' che non la vedo in giro a causa del suo impiego come modella nelle agenzie finanziate dal padre, ma è l'unica qui che per il momento riesco a considerare del mio livello. Anzi, è sempre stato così.

Il suo lavoro l'ha portata ad allontanarsi dall'Italia, dalla sua famiglia, dal suo ex fidanzato, ma soprattutto da me.
Io, che ero il suo unico amico.

Almeno, ha ancora buon gusto.
Certo, fatta eccezione per quel foulard... che errore da principiante.

"Ciao piacere, io sono Thomas!", si presenta quel ragazzo con un ampio sorriso, salutando con la mano. È carino il fatto che riesca ad essere allegro nonostante si ritrovi quei capelli raccapriccianti. "Siamo in classe insieme!".

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