Atto di dolore.
Padre nostro.
Ave Maria.
Credo.Perché sì, mi è rimasto solo credere. Ma poi credere a chi? A colui che qui mi ci ha portato? Ad urlare dal dolore per un proiettile alla spalla? Spalla sinistra. Ha sfiorato il cuore. Ha sfiorato Yoongi e poi ha preso me. Pam. In pieno. Il sangue non smette di sgorgare. Io guardo in alto, l'unica soluzione è quella di pregare, pregare e ancora pregare. Tuttavia, dentro di me, confido solo nella fortuna, perché al Signore ormai, per quanto possano essere belle le sue favolette, qui non gli crede più nessuno.
Ce l'hanno tutti con Lui.
Io anche.
Io soprattutto. È Lui la causa. Lui. Solo ed esclusivamente Lui."Ok Layla, adesso fai un bel respiro profondo." Disse Taehyung, prima di sollevarla da terra.
"Portiamola al sicuro." Rispose Giada.
Eppure io vedevo la morte di fronte a me, con le sue porte spalancate ed Ade che mi attendeva impaziente, mentre controllava le lancette scorrere sul quadrante del suo orologio a penzoloni dalle catene tenebrose. Vedevo già Nathan e l'espressione che avrebbe fatto una volta arrivata lì, finalmente insieme, felici, come avremmo dovuto essere.
"Layla, non ti azzardare a chiudere quei cazzo di occhi! Non fin quando non te lo ordino io." Jimin cercava di tenerla il più in vita e cosciente possibile, ma lei sembrava voler a tutti costi lasciarsi morire. Forse perché non stava aspettando altro. Forse perché le sembrava la cosa più facile in quel momento.
"Vuoi morire così?" La voce del ragazzo si fece più quiete, e dolce, e fragile. "Vuoi morire come loro?"
Lei spalancò gli occhi. Alternava al dolore, la lucidità del ricordo. Fece tremare il collo per negare. Non voleva morire come loro, non voleva finirla lì, perché persino lei sapeva benissimo che la vita le avrebbe potuto regalare tante cose belle. Solo che era stanca di aspettare. Ma sembrava che non era l'unica ad aspettarsi qualcosa. Sembrava che, intorno a lei, c'erano moltissime altre persone che attendevano la felicità, e nel mentre ne assaporavano piccoli pezzetti, uno ad uno, prima in miniatura, poi sempre più grandi.
Per arrivare all'utopica felicità eterna, però, doveva superare quel dolore atroce. Quello dell'estrazione del proiettile.
"Aspettate. Fermi. Non abbiamo degli anestetici?" Chiese Jungkook.
"Finiti." Disse Jin.
"Antidolorifici?"
"Anche."
Il più giovane sospirò e si avvicinò a Layla, serio da metter spavento.
"Farà male."
La ragazza annuì con il capo, socchiudendo le palpebre, come per non voler vedere ciò che stava per accadere.
"Vado." Disse Taehyung, incidendo un taglio a freddo dove vi era il foro d'accesso del proiettile.
Un grido di dolore si protrasse per le tonsille di Layla, ma fuoriuscì debole per non mostrarsi fragile. Non doveva perdere il controllo. Vigile. Ferma. Fredda. Ecco come doveva essere, come doveva apparire. Ecco come era sempre stata.
Ma subito Jimin se ne accorse e non potè stare a guardare una scena tanto raccapricciante. Ordinò a tutti di uscire, eccetto a Taehyung. Poi con una mano, afferrò la sua, e con l'altra...
"Mordimi la mano."
Lei tremava dal dolore. Piangeva. Si contorceva. Ma non cedeva.
"Non vuoi urlare, allora mordimi la mano."
Taehyung ricominciò, calmo e attento sul suo lavoro.
E lei pregava una morte istantanea, sul momento, lì. Boom. Una bomba. Qualsiasi cosa, seppur di cessare quello strazio tragico che la uccideva di dolore, ma non la uccideva del tutto.
E lui, vedendola ancora testarda, continuò."Tanto non ci vedremo più. Con una ferita così ti rimanderanno a casa. Chissà se noi sopravviveremo o se ci uccideranno domani. Oggi fatti salvare, domani morirai per colpa di qualcun altro. Ok?"
Lentamente le avvicinò la mano venosa vicino alle labbra. Lei la afferrò debolmente e la strinse nel palato. Con gli occhi lo guardava e gli chiedeva scusa. E più dolore sentiva, più dolore provocava. E più dolore provocava al ragazzo, più lui sorrideva e diceva che stava bene, che non faceva nulla e che era stata brava.
E lei, come una scema, scambiava i suoi occhi con quelli di Nathan, la sua voce e il suo sguardo. Sembrava che stesse in Paradiso, ma era ancora lì e di certo non grazie a Nathan, ma grazie a Jimin. Chiuse gli occhi, sfinita da un bisturi freddo che le aveva tagliato la carne, e quando si risvegliò, si ritrovò in una bella stanza di ospedale, una di quelle di lusso, nei reparti più segreti e inaccessibili, dove solo gli addetti potevano entrare.
E la prima cosa che pensò fu che schifo la guerra.E invece, chi era ancora in guerra, a combattere con le armi, si guardava incessantemente la mano.
Possibile che non ho cicatrici per il mio lavoro, ma per un morso?
Poi sorrise e tornò a guardare il cielo.
Se stava parlando con il fratello, con Nathan, con Mike o con Layla, solo lui lo sapeva.
Ma forse dedicò una frase a tutti e quattro.
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𝐋𝐚 𝐝𝐢𝐟𝐟𝐞𝐫𝐞𝐧𝐳𝐚 𝐭𝐫𝐚 𝐦𝐞 𝐞 𝐭𝐞 |𝐏𝐚𝐫𝐤 𝐉𝐢𝐦𝐢𝐧|
Fanfiction24 febbraio 2022. Sette giovani ragazzi speciali si ritrovano a combattere per la patria di qualcun altro. Ma cosa accadrebbe se la mente di uno fosse offuscata dalla paura di perdere una cara conoscenza di trincea?