- CAPITOLO 3 - Quella volta che...

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"Emotiva tragica, la killer silente della donna impazzita." Articolo in prima pagina, immaginate quanta popolarità avrei se capitasse. Lo psicologo ci dice sempre che abbiamo un problema con il controllo, Zena ogni volta annuisce ma vi assicuro che in realtà ancora non ha capito cosa intende. Va bene, siamo perfezioniste, va bene, io quando qualcosa va male sclero e insulto Zena. Emotiva invece, ovviamente, se ne sbatte delle regole e fa qualsiasi cosa le passi per la testa. Credo che il nostro problema/mia fonte di vita col controllo dipenda proprio da lei, quando riesce a tenere a bada Razionalità spesso ci ritroviamo a collaborare. Ad esempio una collaborazione che abbiamo ormai insieme da 5 anni è l'abbuffata: Emotiva fa abbuffare Zena e io la insulto perché non ha resistito alla tentazione del cibo. Per un periodo l'ho fatta anche vomitare ma stava riuscendo a dimagrire  e la cosa mi rendeva debole, così ho smesso; in più Razionalità si è messa in mezzo e ha detto che non doveva più farlo...ficcanaso anche lei. 

Ultimamente Razionalità è contro tutte ma sento che Emotiva le è segretamente fedele. Questa coalizione segreta, non so perché, mi provoca un senso di paura: mi esprimo attraverso Zena insinuandole ormai pensieri così esasperati che la mia tattica del "killer silente" viene a mancare. Sono in crisi, lo ammetto, nonostante io mi nutra dei suoi periodi peggiori, nonostante sia io il buio nel petto e il peso del mondo, Zena, quando vuole, quando è lei ad essere esasperata, riesce a spazzarmi via. 

Fino a qualche mese fa Razionalità aveva ingabbiato sia me che Emotiva e Zena aveva iniziato a vivere come se di punto in bianco avesse raggiunto la maturità di una cinquantenne. Era riuscita per la prima volta a riconoscere che un ragazzo la stava manipolando e addirittura a fare il suo stesso gioco. Si divertiva, beveva, fumava senza pensare che se avesse continuato così a lungo  sarebbe morta a cinquant'anni, altro che maturità. Poi, fortunatamente per me, ad Emotiva è bastata una falsa e banalissima dichiarazione d'amore per esplodere come una bomba nucleare, prendere il sopravvento e liberarmi. Lì si  che ci siamo divertite insieme, Zena tutta innamorata e io e Razionalità che le dicevamo rispettivamente "tu non meriti di essere amata" e "ti sta prendendo in giro". Che spasso quando non sapeva chi ascoltare e dava di matto con lui, ci credo che alla fine ha dovuto darci ragione. 

C'era un dolore dentro lei, però, che non era opera mia né di Emotiva né di Razionalità. Era lì da prima che arrivassimo noi, piccolo piccolo, ed ora invece una voragine che infossa il cuore fino a toccare la colonna vertebrale. Si allunga allo stomaco, putrefatto dalla vita e ingiallito dalle sigarette e rende Zena debole con il corpo e con la mente. Quel mostro nessuno sa cosa sia, non chiede nulla, non comanda; è lì, nel petto e nel sangue. Arriva al cervello e la fa stare a letto tutto il giorno, le preme lo stomaco causandole le coliche, le stringe la gola e il naso fino a farla piangere. Le tende il torace fino a farle mancare l'aria, scivola nei nervi e le fa tremare le mani; le irrita la pelle riempiendola di bolle. 

Quel mostro, è il motivo per cui ho suggerito a Zena di farla finita, a discapito di tutti noi, farla finita per davvero, perché me ne accorgo, sempre più spesso, che oltre ad essere esausta di noi, lo è anche del suo corpo. Un corpo invecchiato dall'interno, pieno di acciacchi precoci per la sua età, fatto di nervo sciatico infiammato e cervicale, sonnolenza e insonnia, mal di testa, tachicardia, asma, nevralgia. Ricordo di quella volta, quella in cui dovetti chiamare d'urgenza Razionalità, quella volta sulla stazione e il treno in arrivo a pochi minuti. Era tutto premeditato ma timidamente, non ebbe il coraggio di lasciare la lettera d'addio visibile forse perché riuscì, seppur in lontananza, a sentire le nostre voci. Ricordo il piede oltre la linea gialla, il battito accelerato e gli occhi lucidi, mancava solo un passo, squillò il telefono. Era il caos nella testa, nessuno aveva il controllo. Le avevo suggerito io di andare sui binari ma il corpo, quello no, quello si era mosso da solo. Qualcun altro, in Zena, voleva davvero farla finita. 

Storie di un' Emotiva TragicaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora