-CAPITOLO 19- La guerra d'appartenenza

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Io: "E' andata bene anche questa settimana dai."

Emotiva Tragica: "Ma la bilancia non è d'accordo."

Io: "Non hai ceduto, non farlo ora, non ha importanza se il peso non scende. Sei tu più forte, tutto quello di cui hai voglia fa male alla salute!"

E.T.: "Perché le sigarette no, eh? Vorrei solo un dolcino, solo uno."

Io: "Sai che non sarà mai solo uno, smettila. Piuttosto interrogati sul perché lo vuoi."

E.T.: "Non penso a niente, ho solo voglia di dolce."

Io: "Se fosse così non staremmo litigando."

E.T.: "Lasciami in pace tu e ste tecniche del cazzo che ti insegna lo psicologo."

Io: "Ho saltato la colazione, forse è davvero solo una voglia...No, stavolta non mi inganni Emotiva Tragica, andiamo a scrivere."

Questo è il monologo che mi ritrovo a fare da due settimane ogni volta che Emotiva Tragica torna ad assillarmi per non farmi seguire la dieta. Mi tremano le mani pur di non cedere alle sue tentazioni, ho le palpitazioni e mi prude il corpo. Mi fa schifo sapere di avere gli stessi sintomi di un drogato, rendermi conto quanto il cibo abbia un'influenza sulla mia vita; mi fa rabbia non capire dove finisce il gusto e inizia l'emotività, dove finisce la voglia e inizia il compulsivo. Sto seguendo tutto perfettamente, al grammo e non vedere il peso scendere di almeno due chili mi ha mandato in tilt. Razionalmente so che il peso spesso oscilla, che quando si inizia a perdere grasso (a meno che non si faccia la chetogenica) il dimagrimento rallenta, che per un risultato più veloce bisognerebbe fare attività fisica; eppure nella mia testa continua a vagheggiare Emotiva Tragica per dirmi che sto fallendo e che devo mangiare meno o vomitare. Nonostante senta l'ansia del cibo attenuarsi, dentro me è ancora tutto agitato e in disordine e non appena mi rilasso una nuova preoccupazione spunta fuori. Sarà un'altra delle tecniche di Emotiva Tragica per farmi cedere? Non so più cosa pensare di me, a volte mi sento pazza, per quanto sappia che è sbagliato definirsi così, non so in che altro modo descrivere questo stato confusionario interiore. Ho così tante preoccupazioni da snodare che a volte vorrei ridurmi allo stato vegetale, spegnermi totalmente ed è in pensieri come questi che il buco nero della depressione si espande: quel voler spegnere sfocia nel voler farla finita. Dura meno quel pensiero ma ancora torna ed io lo temo così tanto da non riuscire a dirlo neanche allo psicologo; lo chiamo "pensieri brutti" perché dire ad alta voce che di nuovo ho pensato al suicidio, anche se solo per un istante, mi terrorizza a morte. All'inizio della terapia mi corrodeva l'idea di non avere una diagnosi oltre a quella dei test, temevo che il mio dolore fosse di serie B, che non avessi niente che non va e che, dunque, non c'era nessuna diagnosi da comunicare. Col tempo ho capito che sapere con precisione cosa frulla nella mia testa mi avrebbe solo fatto sentire più sbagliata ed inadatta, una pazza, per l'appunto. Magari non ho davvero niente, magari è davvero solo un po' di tristezza accumulata ma nel frattempo che vivo ogni pensiero più oscuro ha davvero fatto parte di me. E' questa purtroppo la depressione, una lotta piena di sangue, una guerra d'appartenenza, io sono solo l'involucro in quei momenti. Sono Emotiva e Razionalità contro Emotiva Tragica, la depressione e chi altro? Chi dentro me ho da scoprire che ancora mi fa perdere la battaglia della felicità?

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