-CAPITOLO 13 - La lotta

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Sono giorni di lotta per Zena, un'altra frequentazione, più duratura delle altre ed emotivamente intensa, è finita male. Ancora sentimenti non corrisposti, ancora messaggi senza risposta ma stavolta con la consapevolezza che non abbiamo colpe. Sono Emotiva e sto lottando sanguinosamente con Razionalità per restare al controllo e non lasciare che Zena cada di nuovo nell'apatia. Il dolore della voragine si espande ed è solo in questi momenti che parla e dice: "smetti di provare", "sostituisci", "il dolore per gli uomini non è consentito". Sto in alto con fatica, se nei primi giorni sono riuscita a far prevalere il senso di tristezza lasciandole sfogare la delusione per la perdita oggi Zena non ha cacciato una lacrima. Inizia ancora una volta a sentire quel senso di vuoto, studiare è di nuovo un'impresa, il bisogno dell'affetto un ricordo lontano. Cerco di farla sforzare, le grido che deve cacciare fuori tutto il dolore in onore delle belle parole che si è detta pochi giorni prima ma lo percepisco che non regge più il carico emotivo. Ha proprio una repulsione al dolore, ancor di più quando è causato da altre persone; è come se non accettasse l'idea che cose così banali, così poco importanti rispetto ad altre tragedie che ha dovuto sopportare nella vita, possano avere un impatto così importante nella sua vita. È stata davvero dura osservare in che modo la depressione la porta via da noi, stavolta sono riuscita a coglierla sul fatto: attende con pazienza l'attimo di dolore più acuto e le inizia a sussurrare le cose più orribili che si possano dire ad un essere umano, subito dopo, però, la obbliga a fregarsene. "Fregatene, mio pezzo di carne, fregatene" le dice "perché tu sei solo un ammasso di cellule e non devi provare niente." Così la mia povera umana asciuga il viso con occhi inespressivi, affoga ogni emozione e si limita ad esistere. Non so neanche perché la fine di questa frequentazione ci abbia fatto così male, la persona in questione non ci ha mai dato modo di illuderci, si è sempre fatta sentire poco ed è rimasta fisicamente distante da noi. Sapete quanto ammiri il lavoro che sta facendo lo psicologo con Zena ma sento insinuarsi Emotiva Tragica dentro me nell'idea che è stata anche un po' colpa del dottore se abbia scelto di vedere la sensibilità in un uomo, di vedere la debolezza ed il timore quando forse in realtà non c'erano. Emotiva tragica è incazzata nera e mentre vi racconto di questa nuova sofferenza sta cercando di prendere il mio posto per condannarmi la scelta di dare fiducia ad un ragazzo. "Gli uomini sono tutti insensibili, lo vuoi capire o no?!" Che estenuante lotta sta subendo Zena oggi, un alternarsi di emozioni con punti di vista differenti e reazioni contrastanti collegati tutti ad un unico vero e profondo sentimento: il dolore. Zena ha creduto ancora una volta che avrebbe potuto sciogliere un cuore di ghiaccio e io che con l'affetto e la pazienza avrei potuto aiutarla in questa impresa. Non ne siamo innamorate, niente di lontanamente paragonabile all'amore dei mesi passati per fortuna definitivamente superato, ma avevamo tanta voglia del nuovo che quel ragazzo ci stava regalando. Le uscite fuori città, gli sguardi, le mani che si sfiorano, il piacere, tutto; mi sarebbe bastata una carezza per convincerla ad insistere nonostante il suo silenzio. Quella carezza però non arriverà mai perché nonostante la nostra gentilezza, la nostra pazienza, nonostante per la prima volta siamo riuscite a non farci travolgere dalla paura di perderlo lui ci ha abbandonate senza spiegazioni, senza scuse, ci ha lasciate nel silenzio. Zena odia il silenzio, le ricorda le punizioni di sua madre quando la faceva arrabbiare ed è forse proprio per questo motivo, che sotto sotto, forse un po' condizionata dalla voragine, crede di aver sbagliato qualcosa, che, come sempre, è solo e soltanto colpa sua se qualcosa di bello non si avvererà neanche questa volta. Abbiamo parlato tanto della paura delle cose belle, ne abbiamo parlato sui social e ne abbiamo parlato così bene che anche a lui era piaciuta questa teoria. Mi ero convita che quel suo apprezzamento fosse un modo per farci sapere che aveva paura quanto noi di mostrarsi vulnerabile. Forse mi sbagliavo, forse neanche ha letto attentamente quello che Zena aveva scritto. Una cosa è certa in tutta questa storia:  il dubbio, l'incertezza. 

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