Nun m pozz annammurà

Domande d'innocenza

Finalmente trovo la forza di salire sulla macchina e di tornare a casa, già sapendo cosa sarebbe accaduto.

Apro la porta e corro in bagno, chiudendomi a chiave
N<oh amò, tutto bene?>
M<mhm>
N<ma dove sei stata?>non riuscivo a rispondergli, a tratti tiravo su le lacrime che minacciavano di scendere anche se lo sforzo provocava un g3mito di dolore.

Mi sciacquo il sangue sia fresco che secco, un po' incrostato giustamente asciutto.
Una volta fatto cio, mi medico le ferite.
Sul viso non erano troppe, giusto una sul sopracciglio (tipo edo), una che attraversava il labbro superiore e quello inferiore e una sullo zigomo destro.

Una volta restaurata la situazione, esco a prendere i vestiti per cambiarmi, ma sotto l'arco della porta del bagno c'era Nicola, che sbianca vedendomi in quel modo
N<oh, ma c' cazz e cumbinat?!>
M<niente sono caduta>
N<no vien ca, c cazz e fatt>mi ritiro il braccio che aveva preso tra le mani dal dolore, e continuo a fare ciò che stavo facendo
N<Maria, chi è stat?>mi squadrava, ogni livido e ogni segno di violenza
M<niente Nicola, sono caduta dalle scale>dicevo con la voce soffusa per cercare di convincerlo.
Mm<Marí, ma che fatt..>
M<mamma niente, basta, sono caduta!>
Mm<e comm e fatt>
M<eh..era buio e non mi sono accorta che c'erano delle scale>
Mm<e te fatt stu poc?>
M<eh si>scappo dai due che continuavano a farmi domande come dei giudici, e raggiungo la cucina, trovando Ezio.
Ez<oh, ma che cumbinat?>
M<so carut>
Ez<t'agg semp itt statt accort>
M<eh>
Nn<we marí->
M<prima che me lo chiedi, sono caduta, ecco perché>prendo la colazione e mi reco in terrazza da sola, sotto il sole caldo di quella giornata.

proprio 20 minuti dopo, mi si affianca Nicola, che continuava a guardarmi e accarezzarmi
N<oh, mi dici dove sei stata stanotte?>
M<sono andare a farmi un giro, dovevo schiarirmi le idee>
N<e pke nun me avvisat?>
M<stiv rummen>
N<eh vabbuo, pero ij m'agg scetat e nun stiv rind o liett, m'agg spaventat>