III.

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Il pomeriggio seguente, la duchessa trascorse il tempo con la famiglia Heinrich, poiché Jonathan mancava in casa da tutta la giornata.

«Siete così simpatica, non vi definirei parente del visconte», confessò Esmeralda.

«Non siete la prima a dirmelo. Mio fratello adorava celiare, lui e la serietà erano due cose ben distinte... questo prima della necrosi di nostro padre», ammise Mary.

La duchessa non volle entrare nei dettagli della morte del padre, ergo si concentrò sull'altra parte del discorso: «Ogniqualvolta che fa per scherzare, si prende gioco di me».

«Non lo fa con cattiveria...», lo giustificò la sorella.

«Mi ha costretta a dormire sul pavimento.»

«Oh... questo sì, questo l'ha fatto con estrema cattiveria», le sorrise.

Edward sedeva sul divano vicino loro e, dando a credere di star leggendo un libro ma non potendo farne a meno di ascoltare la conversazione, si intromise: «È stata la vostra prima notte di nozze e vi ha fatto dormire a terra, Lady Duval?».

«Be', ecco...», cercò la duchessa di trovare una scusa, ma invano fu il tentativo.

«A proposito, come vi è parso copulare per la prima volta?», continuò a domandare.

«È stato...», a salvare Esmeralda, fu il rientro in casa del visconte: «Perdonate la mia assenza, sono stato impegnato», comunicò.

«So io per cosa, fratello», Edward conosceva il motivo per cui suo fratello si fosse allontanato così a lungo da casa.

«Certamente, per lavoro», disse Jonathan usando questa frase come sua difensiva.

A distogliere l'attenzione dal visconte fu Margaret, con una comunicazione da fare alla famiglia: «Vedo che ho il piacere di avervi tutti qui. Ho un annuncio da darvi: avremo un ospite, il duca Frederick Edevane!», esclamò con fierezza.

«Perché?», chiese Jonathan, ma notando la maniera schietta con la quale aveva posto la domanda, si corresse: «Intendo dire, potrei sapere il movente di tale decisione, madre?».

«Che domande, figlio mio! Per cos'altro se non per conoscere di persona Lady Duval?», rispose.

«Dite sul serio, Lady Heinrich? Il duca di Avignone vuole conoscermi?», domandò frenetica Esmeralda.

«Ovviamente, Lady Duval!», confermò Margaret gioiosa. «Non ne sei giulivo anche tu, Jonathan?», chiese.

«Senz'altro, madre», non si percepiva alcuna emozione né dal volto e né dalla voce del visconte, ma quantunque fosse molta la freddezza, riuscì a convincere della risposta la madre, che ammiccò un sorriso.

È la sera stessa che il duca si presentò nella villa della famiglia più gettonata d'Inghilterra: «Quale onore ho di avere difronte a me la duchessa Lady Duval!», esclamò, lasciando poi un bacio sulla mano di Esmeralda. Lei arrossì.

«È anche viscontessa, ora», la risposta impulsiva di Jonathan ebbe come richiamo un'occhiata da parte della madre, che fece rimettere in riga il figlio.

«Ne sono onorata quanto voi nel conoscervi, Lord Edevane», disse la duchessa, senza badare all'intromissione di Jonathan nella conversazione. Lady Duval non staccò un secondo lo sguardo dal duca francese, come avrebbe potuto accorgersene delle parole del visconte? Le avevano parlato talmente bene di Lord Edevane che ai suoi occhi parve come un ideale.

«La cena è servita», comunicò una cameriera.

«Avete sentito, Lady Duval? La cena è...»   a troncare la frase di Jonathan, fu Frederick: «Hanno annunciato che è ora di cena... prego, dopo di lei», fece ad Esmeralda cenno di recarsi verso la sala da pranzo.

«Grazie, Lord Edevane, siete proprio un gentiluomo», disse in risposta la duchessa.

«My Lord e voi che gentiluomo siete? Non mi lasciate andare avanti per primo?», copiò Edward il tono di voce di Lady Duval, riferendosi a Jonathan.

«Giusto, Edward, perdonami, prima le signore.»

«Non ho più voglia di scherzare», disse con aria offesa.

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