Erano sulla strada di ritorno verso casa.
Ormai era l'ennesimo consiglio che Mary dava al fratello nell'intento di migliorare la condizione attuale: «Sono due giorni che la duchessa ti evita, perché non provi a parlarle?».Jonathan stava per replicare, ma Edward lo anticipò: «Certo che potevi risparmiartelo quell'attacco improvviso di gelosia, l'altro giorno. Tenerla chiusa in camera per quasi mezz'ora... soltanto adesso ti rendi conto di essere suo marito?».
«Non ero geloso, a mio modo di vedere può andare con chi vuole, non m'importa di questo», dichiarò il più grande.
Edward lo guardò con aria maliziosa: «Sì, certo...», poi si voltò verso la sorella, «E Mary è la donna con più pretendenti della città».
Gli altri due rivolsero al fratello un'occhiata interrogativa: «Ma non è vero», contestarono insieme.
«Appunto», disse con tono compiaciuto, incrociando le braccia.
Mary atteggiò le labbra al sorriso: «Oh! Ora capisco! Be', Jonathan, per quanto Edward possa essere... “particolare”, ha ragione».
Il visconte parve distaccato all'argomento: «Sarei geloso solamente se provassi qualcosa di positivo nei suoi confronti».
Edward, ingenuamente, rispose: «Sono del parere che se lo aveste fatto, proveresti quel "qualcosa di positivo" per lei».
Jonathan lo folgorò con lo sguardo. Fu troppo tardi quando Edward si rese conto delle parole da lui stesso proferite, «Scusa, fratello...», aggiunse.
Il volto di Mary si dipinse di un colore terreo: «Hai mentito a nostra madre? Era chiaro! Bastava che facessi due più due quando Lady Duval mi confessò che non aveva dormito con te quella notte».
Jonathan divenne ancora più assorto di prima: «Mary, se dirai a qualcuno che...»
«Non dirò niente. Non sono stupida come lui», indicò il secondogenito.
Edward sgranò gli occhi: «Io non sono... be'... sì... forse un po'».
Una volta a casa, Jonathan fu costretto dalla sorella a riappacificare con Esmeralda. Quest'ultima era in camera, seduta sul bordo del letto, a leggere un libro.
Il visconte, dopo essere entrato nella stanza, si sedette vicino a lei: «Miss. Duval... cosa leggete?» domandò per spezzare il silenzio, superando quei primi momenti d'imbarazzo. La duchessa non aveva intenzione di rispondere, teneva lo sguardo incollato sul libro. «Se non vi va' di raccontarmi la trama, almeno ditemi il titolo», ironizzò, «L'unico libro che ho letto quest'anno è il registro delle contabilità», insistette nel proseguire. Esmeralda, a quest'ultima frase, accennò un sorriso, ma, appena se ne accorse, ritornò nuovamente a quell'espressione neutra. «Allora mi state ascoltando», notò lui, appagato per la piena rispondenza alle proprie aspettative.
La duchessa, finalmente, alzò gli occhi dal libro e li soffermò su quelli del visconte: «Sì, vi sto ascoltando.»
Parlò col suo solito tono di voce serio: «Vi prego di perdonarmi per l'altro ieri, non volevo...»
Lei si mostrò rivolta a provocare: «Non volevate cosa? Rinchiudermi qui dentro? Dovrei credere al fatto che non l'avete fatto di proposito?».
«Non intendevo dire questo».
«Allora, perché? Ditemi cosa vi ha fatto Frederick!»
«Lui niente, siete voi. Voi avete reso il mio rapporto con Lord Edevane impossibile.»
«Ma io cerco sempre di starvi lontana», affermò con spontaneità.
«E non è sufficiente! Non esiste un angolo sulla terra che sia abbastanza lontano da liberarmi da questo tormento. Mio padre mi ha insegnato l'onore, ma quell'onore è appeso a un filo che si fa sempre più sottile ogni minuto passato in vostra presenza. Voi siete la rovina della mia esistenza...», si soffermò, per poi avvicinarsi ancora di più a lei. Gravò l'indice leggermente sotto il mento di Esmeralda, accompagnandola ad alzare la testa, «...e l'oggetto di ogni mio desiderio», era ormai impercettibile la distanza che separava le loro bocche.
Lei lo guardò con occhi lucidi: «Io non ho mai voluto questo, la tortura di un simile sentimento... trasalire ogni volta che voi entrate nella stanza...», ammise con voce tremante.
«Quindi lo capite, è insopportabile.»
«È impossibile», concordò Esmeralda, nella convinzione di essere prossimi a baciarsi.
Ma, stavolta, ad evitare questo fu lui.
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The never exact
Romance"Tutto è lecito in guerra e in amore ma alcune battaglie non lasciano vincitori, solo una scia di cuori spezzati che ci fa chiedere se il prezzo che paghiamo valga davvero la pena di combattere."