X.

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La scrivania era piena di fogli riguardanti l'economia della famiglia. A duplicare gli stessi furono quelli di Mary. «Queste sono le carte che dovete firmare per il debutto di vostra sorella, My Lord», disse un maggiordomo, lasciando cadere i fogli sullo scrittoio, per poi avere il consenso di abbandonare la stanza. Jonathan era ridotto all'estremo delle forze, poiché stava trascorrendo la notte a leggere e firmare quelle carte.

D'un tratto, dalla porta, che si aprì con lentezza, entrò Thomas: «Fratello...».

Il visconte alzò lo sguardo dalla scrivania, indirizzandolo al fratello minore: «Thomas, dovresti essere a letto».

«Non riesco a dormire», gli confessò, avanzando di un passo.

«C'è qualcosa che non va?», chiese.

«Il mio insegnante di latino mi ha urlato contro, pensa che io sia stupido», credette che, probabilmente, a suo fratello questo appariva ininfluente, forse riteneva sciocche le sue parole, «Mi dispiace per averti disturbato...», aggiunse quindi, facendo per andarsene.

«Thomas, aspetta...», Jonathan si alzò dalla sedia, poggiando le mani sullo scrittoio e tenendo ambo le braccia in maniera retta, «avvicinati», lo incitò, «Non pensa che tu sia stupido, ha solo paura di me. Pretendo troppo sia da lui che da te», si soffermò, «Da tutti voi, in realtà...», riflettè, chinando la testa.

Il più piccolo si limitò a guardarlo, in segno di comprensione, poi, voltandosi, osservò il quadro posizionato al centro del muro: «Gli assomiglio almeno un po'? O lui era più simile a te?», si riferiva al ritratto del padre.

Fu, per lui, impensata la domanda del fratello, era vago il ricordo di quando Jonathan parlò a Thomas di loro padre: «Era...», si fermò, sembrava avesse qualcosa in gola che gli vietava di proseguire, ma chiuse gli occhi per un millesimo di secondo, come se volesse rassicurare il suo io interiore, «Era come entrambi. Era serio come me, probabilmente, e gli piaceva scherzare, come te», continuò, raggiungendo Thomas, che ancora osservava il quadro.

«Davvero?», lo guardò con occhi sognanti.

Jonathan annuì sorridendo: «Una volta mise la colla nelle scarpe di Edward.»

«Mi sarebbe piaciuto fargli uno scherzo.»

«Anche a me», accarezzò la spalla di Thomas, avvolgendolo in un semi abbraccio, quest'ultimo ricambiò portando la testa al petto di Jonathan, «Non parliamo abbastanza di lui, vero?», domandò il più grande, retoricamente.

«Non so quasi niente di lui.»

«Perché sono stato troppo assente, per questa e altre cose, per troppo tempo. Era l'uomo migliore che abbia mai conosciuto. Amava ridere, certo, ma... era coraggioso e non aveva mai paura di lottare. Non solo per la famiglia... ma anche per tutto il resto.» Thomas si strinse ancora di più al visconte.

La giornata a seguire, definita da Mary "estenuante", si presentò tale per tutti i fratelli:

Mary, per via del debutto, aveva, finalmente o sfortunatamente, molti corteggiatori che cercavano di conquistarla tramite frasi romantiche, soldi o raccontando le varie avventure da loro intraprese, vantandosene;

Jonathan, a causa delle contabilità, del debutto della sorella e dei vecchi ricordi, aveva passato la notte in bianco;

Thomas era stanco per lo studio costante fatto il pomeriggio;

Ad Edward fu stato chiesto se fosse nato prima l'uovo o la gallina, la domanda lo devastò.

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