Capter 5

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Ho appena comprato l'odissea in greco e italiano in un posto che si chiama Itaca ihih

«Tu lo sapevi» fu la prima cosa che disse Nico. Bianca dall'altra parte del vetro annuì. «E non hai mai pensato di dircelo?» chiese in un sussurro Hazel. Bianca di sporse in avanti finché il suo respiro appannò il vetro «Se ve l'avessi detto il piano di Giove non sarebbe andato bene. Nico non mi avrebbe quasi uccisa e tu, Hazel, gli avresti impedito di passare dalla nostra parte».
«Ti sembra una buona motivazione?» il tono di Nico era irritato.
«Artemide mi ha resa felice soprattutto quando mi ha cambiato il cognome».

«Artemide?» chiese Hazel.
Nico sospirò «É una che rapisce le ragazze e le trasforma in delle specie Vedove Nere, come quelle della Marvel».
Sul viso pallido del ragazzo si formarono varie chiazze rosse per la rabbia. Hazel gli mise una mano sulla gamba e lui instintivamente la strinse. «E io? Di me lo sapevi?» chiese il capo del Camp Half-Blood.
Bianca annuì lentamente «L'ho saputo poco prima di entrare al Campo».

«Andiamocene. Non otterremo niente da lei se non la voglia di spaccare qualcosa» Nico si alzò dalla sedia con uno sbuffo. Sua sorella minore si alzò con lui e guardò Bianca con uno sguardo di ghiaccio «Vaffanculo».

Frank si poggiò allo stipite della porta mentre Will bussava e si metteva gli occhiali da sole sugli occhi. Il moro cercò di scattargli una foto a tradimento peccato che avesse dimenticato il flash. Gliene scattò un'altra in cui Will gli faceva il terzo dito. «Queste vanno sul nostro gruppo» ridacchiò il ragazzo mentre inviava tutto al gruppo “Idioti salvatori del mondo”.
Nome rigorosamente scelto da Nico rivolto a Percy e Will.

La porta si aprì mostrando una donna sulla cinquantina, gli occhi blu come il cielo e dei ricci castani che le cadevano sulle spalle. Fece una faccia confusa poi chiese: «Posso aiutarvi?».
«Si salve, sono un agente dei servizi segreti canadesi. Lui é l'agente 7 della CIA. Lei é Naomi?» si presentò Frank. Will fece un rigido cenno del capo.

La donna li guardò mentre annuiva: un ragazzo molto sciolto, con probabili origini asiatiche, sorridente e vestito con una normalissima felpa. Al suo fianco un ragazzo rigido, occhiali da sole, giacca e cravatta. L'unica cosa che dimostrava che non era un vecchio di cinquant'anni erano i capelli spettinati e probabilmente indomabili.
Sapeva perfettamente perché erano lì quindi li lasciò entrare.

I due si misero sul divano del salotto mentre lei andava a riempire due bicchieri d'acqua. Quando tornò nella stanza trovò Frank che guardava le foto sul camino e Will, seduto, che guardava il telefono dicendo: «... -ste foto mi sfotteranno a vita». Quando la videro Frank si sedette mentre l'altro posava il cellulare e assumeva una postura rigida.

«Signora vorremmo farle alcune domande su suo marito» disse il biondo prendendo un piccolo sorso d'acqua mentre Naomi si sedeva sulla poltrona davanti a loro. Lei non ebbe neanche il tempo di annuire di nuovo che due bimbi corsero in salotto urlando e giocando. Quando si resero conto di avere ospiti si ammutolirono immediatamente.
«Mamma» disse la bimba «chi sono questi signori?».
«Sembrano quei tizi che fanno "pow pow pew puf" nei film» commentò il bimbo imitando le pistole. Naomi sorrise e guardò i due ragazzi «Questi sono i nostri figli: Dafne e Giacinto».

Frank li salutò facendogli la linguaccia, Will invece rimase nel suo costume da agente segreto rigido.
«Mamma. Il signore con gli occhiali può venire a giocare con noi?» chiese Dafne. Frank e Naomi guardarono Will che non sapeva assolutamente cosa fare.
«Tesoro, non credo che-» cominciò la donna, ma il biondo la fermò con un piccolo sorriso: «Nessun problema». I bimbi esultarono e lo trascinarono nella loro stanza afferrandogli le mani.

Frank sorrise poi si rivolse alla donna: «Dato che il mio amico é stato rapito le domande le dovrò fare io».
«Nessun problema» rispose. Il ragazzo prese un taccuino e una penna poi chiese: «Qual'é il vero nome di Apollo?».
«Lester Solace. Apollo é la sua divinità preferita».
Lui scosse la testa come per allontanare un pensiero.
«Da quanto tempo siete sposati?»
«Ventisei anni»
«Potrebbe dirmi un suo punto debole?»
«Apollo ama la sua famiglia sopra ogni altra cosa. Vuole finire questo problema e tornare. Siamo noi il suo punto debole» doveva fidarsi molto di Frank...
«Non vi faremo dal male, il massimo potrebbero essere delle minacce ma niente di più quindi si rilassi. Okay questa domanda é imbarazzante: quelli come Apollo sono famosi per sfruttare le donne quindi... É a conoscenza di donne che potrebbero darci informazioni? Oppure di figli che preferiamo controllare perché finiscono in brutte situazioni?»
La donna impallidì «In che senso brutte situazioni?». Frank sospirò «Un mio amico é figlio di uno dei più grandi "colleghi" di suo marito e ne ha passate di tutti i colori. Vogliamo evitare che succeda ad altri ragazzi».

Naomi guardò in direzione della stanza dei ragazzi preoccupata. «Donne non credo. Figli... Be' loro». Mentre Frank scriveva i nomi dei bambini, la donna si alzò e prese una cornice da sopra al camino. La porse al cino-canadese e lui la osservò. L'aveva vista poco prima: mostrava un bimbo con un cespuglio biondo in testa, gli occhi blu come quelli di Naomi e un sorriso che metteva in mostra le guancine tipiche dei bimbi. Probabilmente aveva tre anni.

«Ventitre anni fa, Lester si mise nei guai con quelli che oggi sono i suoi alleati. Non ti sto a spiegare tutta la storia, ma... Decise di organizzare un incidente in cui io e lui saremmo morti. Funzionò, allora tornammo a casa nostra di nascosto per riprendere questo bambino. Lo avevamo lasciato con la babysitter e avevamo organizzato l'incidente il giorno stesso: tornare a riprenderlo prima avrebbe fatto saltare la copertura. Ma quando arrivammo gli assistenti sociali l'avevano già preso... Aveva tre anni. Ne abbiamo perso le tracce quel giorno».

Frank inclinò leggermente la testa guardando la donna davanti a lui. Prima guardava lei poi la foto.
Guardò il soffitto rivolgendosi a chiunque ci fosse lassù “Senti amico, capisco che vuoi complicarmi al vita però così é eccessivo!».

«Hai preso questa storia con calma» commentò la donna sdrammatizzando.
Lui arricciò le labbra «Già... Il bambino ha ventisei anni vero?»
La donna fece un veloce calcolo poi annuì. «Fantastico» borbottò l'agente segreto.

«E come si chiama?» Frank si passò una mano sul viso.
Gli occhi di Naomi Solace inumidirono al ricordo ma un piccolo sorriso le spuntò sulle labbra: «William Andrew Solace».

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