Capter 10

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I'm Back

A pranzo non dovevano fare niente quindi si misero a un tavolo e ordinarono le cose più semplici dato che avevano solo due ore di spacco. Jason era in giro per chissà dove.

«Dobbiamo entrare nella stanza, ho visto Efesto e Ares portarci dentro qualcosa di molto sospetto» sussurrò Frank. Percy annuí «Hai già visto qualche sistema di sicurezza?». Il moro annuì «Ho visto poco ma ci sono telecamera ovunque: alcune visibili altre no».
«Quindi ci dovremo coprire il viso» constatò Nico.
Will annuí concorde «Si, ma perché portare qui l'Arma? Ovunque sia non lo sappiamo quindi sarebbe molto più al sicuro».
«Magari pensano che noi non siamo qui» ipotizzò Calipso, ma scossero tutti la testa. Percy le spiegò: «Quando qualcuno fa qualcosa di altamente illegale oppure commette crimini che sono fuori dalla portata dei semplici poliziotti, devono intervenire le società segrete come la CIA, il CSIS e il Campo. Ma il ricercato sa sempre di essere tenuto sotto controllo perché é una cosa abbastanza scontata».

«Sanno che siamo qui, ma dato che siamo brave spie non sanno chi siamo» completò Nico. Calipso annuì poi domandò a Will: «E tu sei hai tanti nemici perché dici a tutti il tuo vero nome e non ti nascondi mai?». Will fece un piccolo sorriso «Il posto perfetto per nascondere qualcosa é proprio il punto sotto gli occhi di quelli che la cercano. Durante le visite a casa della gente, come per esempio con la moglie di Apollo, mi nascondo perché non voglio che mi colleghino a quelle persone, che queste siano innocenti o no. E poi dico il mio nome quando non sanno che sono una spia».

«Quando Naomi ha visto il suo volto lui si é scusato» raccontò Frank.
Tutti si girarono verso Will nella muta domanda del perché si fosse tolto il travestimento.
«I bambini mi avevano rapito!» esclamò difendendosi. Percy e Nico si guardarono, poi il primo sospirò «I bambini adorano rapire la gente».

Non si accorse di star piangendo finché una lacrima non gli bagnò la mano cadendo dal viso. Si asciugò le guance e tirò col naso.
«Mi manchi, lo sai? Mi sei sempre mancato. Ti ho perso per cinque anni, ti ho ritrovato per poche ore e poi ti ho perso per sempre. Fantastico...». Prese un respiro tremante fissando la foto incastrata nel marmo.

«Calipso sta bene. La stiamo proteggendo il più possibile. Ha conosciuto un ragazzo sai? In realtà non l'ha esattamente conosciuto, ma si trova bene con lui.
Frank anche sembra stare bene. So che non avete avuto un bel rapporto, però sareste stati ottimi amici. Credo.
Anche Will dovrebbe stare bene. Fisicamente si è decisamente ripreso, ma sembra esserci qualcosa nella sua testa che non va. E non parlo solo del fatto che sia pazzo» fece una mezza risata.
«Nico ha affrontato la questione delle sorelle e di Ade. Credo che si stia già riprendendo. Probabilmente é perché ha Will al suo fianco.
Percy sembra arrabbiato per qualcosa, ma forse é solo una mia impressione. Stamattina sembrava normale, nei limiti della normalità di Percy».

Sistemò meglio i fiori. Sentì la suoneria del gruppo con gli altri ragazzi e aprì subito il messaggio. Diceva che stavano organizzando la bozza di un piano per attaccare la stanza 11. Pensavano di farlo quella sera stessa, quando meno se lo aspettavano.

Frank: La birra é nel frigo 11
Nico: stasera ce la scoliamo
Percy: stiamo cercando un modo per non farci sgamare
Will: ma perché non ho fatto il medico in ospedale...?
Calipso: zitto che siamo fantastici

Jason posò il cellulare.
Continuava a fissare l'incisione "1994-2020".
La sua attenzione cadde sulla frase incisa sotto e fece un piccolo sorriso. Leo aveva detto quella frase poco prima che iniziasse la missione contro Giove.

La prima missione contro Giove.

Tanta morte, eh? Personalmente, sto cercando di evitare molte morti, ma voi ragazzi divertitevi!

Piper gli aveva dato uno scappellotto sulla nuca.

Sentì qualcuno mettersi al suo fianco e si asciugò velocemente le guance spostandosi di lato per fargli più spazio. Era un tizio tutto imbacuccato quindi non riusciva a vedere il suo viso e se avesse parlato la voce sarebbe stata modificata dalla sciarpa.

«Ciao».
«Ehilà».
Rimasero completamente il silenzio per qualche secondo finché lo sconosciuto disse: «Tu sei un amico di Calipso, giusto? Will?».
«Jason» lo corresse. «Will é l'altro biondo».
«Biondi, occhi azzurri, fratelli maggiori di Calipso. Identici».
Jason aggrottò le sopracciglia «Decisamente no». Lo sconosciuto ridacchiò.

«Avete una cosa che vi differenzia: tu hai due cicatrici. Una sul labbro e una al lato della testa».
«I capelli non riescono più a ricrescere in quel punto» sospirò Jason in modo teatrale.
«Come te la sei fatta?» dal tono del ragazzo, Jason ebbe la sensazione che la risposta la sapesse.

«Ero con Leo» il biondo fissò la lapide. «Eravamo a un negozio di caramelle. C'è stata una rapina e il tipo ha preso me come ostaggio. Mi puntò la pistola alla testa e sparò, giusto per far vedere che non scherzava».
«Leo si buttò su Scirone e lo placcò, gli fecero un applauso e arrivò la polizia» concluse lo sconosciuto.

Jason sgranò gli occhi e lo guardò. «Come fai a saperlo?».
«C'ero mentre succedeva».
Il biondo tornò a guardare la lapide del suo migliore amico. Continuava a guardare quella frase, quelle date, quella foto.
Gli sembrò di sentire la voce di Leo dire quella frase. Poi la sentì di nuovo. E poi di nuovo.

Si alzò di scatto e puntò la pistola sullo sconosciuto con un'espressione di puro terrore sul viso. Nel frattempo il ragazzo si era tolto il cappello e si stava srotolando la sciarpa.
«Jas, posa quell'arma» si passò una mano sullo scuro cespuglio riccio. Quando si mise in piedi aveva le mani alzate in tutta tranquillità.

«TU SEI UN FANTASMA!» Jason era bianco come un fazzoletto. Leo alzò un sopracciglio «Davvero? Non lo sapevo». Il biondo lo guardò malissimo «Senti, togliti il travestimento oppure torna nell'aldilà, insomma sparisci!».

Leo arricciò le labbra «Sarebbe fighissimo andare nell'aldilà e tornare tipo Dante Alighieri, ma non sono morto. E comunque sono io, Leo Superfigaccione Deluxe Valdez». La pistola di Jason tremava come una foglia al vento, respirava velocemente come se stesse per avere un attacco di panico, gli occhi erano sgranati e la pelle era talmente bianca che la cicatrice sul labbro era praticamente invisibile.

«Leo é morto. É morto tra le mie braccia. Sono stato al suo funerale».
«Si e Chirone mi ha curato, sono stato in coma per due anni e ora eccomi qui. Jason deve rimanere un segreto, ma ho delle informazioni da darti. Potrebbero salvare la vita a te e al resto della squadra. Ora ascoltami».

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