Capter 6

64 8 61
                                    

«É andata bene» commentò Nico. Hazel annuì «Meglio di quanto mi aspettassi». Videro Percy in lontananza già al posto del guidatore e lo raggiunsero. Nico saltò in macchina al posto del passeggero e salutò Hazel con un bacio sulla guancia.
Per la strada ci fu un silenzio tombale finché il ragazzo dagli occhi scuri chiese: «Com'é andata?»
«Male»
«Perché?»
«Ho avuto una notizia che volevo avere ma come sospettavo non é per niente bella. Non vi riguarda: me ne occuperò io» Nico capì che non avrebbe detto altro.

Percy accostò a un marciapiede e bussò un paio di volte finché una coppia di ragazzi non si girò. Uno era tutto imbacuccato l'altra era Calipso. Quando li riconobbe guidò il suo amico verso di loro.
«Quindi é lui quello con cui ci trasisci» scherzò Nico. Calipso gli diede uno scappellotto sulla nuca e si sedette sul sedile posteriore.
Festus si rivolse a Nico: «É solo la seconda volta che ci vediamo».
«Basta che non le fai niente poi okay» Percy gli sorrise cercando di mostrarsi di buonumore.
Si salutarono con le mani poi la macchina partì in direzione dell'hotel.

«Come si chiama?» chiese occhi-verdi scendendo dall'auto. Calipso scrollò le spalle sbattendo la portiera «Mi ha detto di chiamarlo Festus».
«Cal, fai attenzione» l'avvisò Nico. La ragazza annuì per tranquillizzarli «Non sa quasi niente di me. Sa che mi chiamo Calipso, che ho perso il mio ragazzo, che lavoro all'hotel e che voi siete i miei migliori amici». Percy le mise un braccio attorno alle spalle «Hai sentito Nicholas? Siamo i suoi migliori amici».
«Signorina ti sei messa in un mare di guai. Significa che ora potremo comportarci da fratelli maggiori rompipalle» le fece l'occhiolino.

La risata di un bambino risuonò per tutta la casa. Frank andò a recuperare il suo amico e lo trovò a fare il solletico alla bambina con la giacca poggiata a terra, le maniche della camicia tirate fino al gomito, gli occhiali da sole in testa a Dafne e la cravatta al collo di Giacinto. Il piccolo di mise tra i due come per salvare la sorella, allora Will cominciò a fare il solletico anche a lui. Completamente ignaro del fatto che Naomi e Frank lo stessero osservando, si mise seduto e i bambini lo imitarono.
«Ma tu sei un poliziotto?» gli chiese Giacinto.
«Noooo! Io faccio cose molto più fighe!» rispose.
«Uccidi gli alieni?» chiese Dafne. «E usi quel bastoncino per fare "puffff" alla memoria delle persone?».
Will si mise le mani sui fianchi «Non siete un po' piccoli per vedere Men In Black?».
«No» dissero in coro.
«Ah, okay».

Giacinto notò Naomi e Frank sulla soglia della porta e sorrise alla mamma, poi si rivolse a Will: «Lo sai che la mia mamma ha tenuto me e la mia sorellina nel pancione contemporaneamente?».
«Uaoooo!» commentò il biondo. «La tua mamma é proprio forte!».
«Anche la tua mamma é così forte?».

Will fece fatica a continuare a sorridere. «Si...» la vista si offuscò leggermente. «La mia mamma era proprio forte...».

Dafne gli asciugò le lacrime e Giacinto si acciambellò tra le sue gambe per coccolarlo come se fosse un cagnolino. Frank gli mise una mano sulla spalla e lui alzò il viso per guardarlo.
«Andiamo» Will annuí. Si asciugò le guance e fece spostare i marmocchi per alzarsi. Rubò gli occhiali e la cravatta ai due bambini, raccolse la giacca e strinse la mano alla signora Solace.
«Mi dispiace che abbia visto il mio viso: se qualcuno dovesse scoprirlo potrebbe farle qualcosa visti quanti nemici mi sono fatto. Si guardi le spalle anche se la CIA la inserirà comunque nel programma di protezione».
Frank annuì «Si certo, anche il CSIS farà il possibile».

Lei sorrise a entrambi «Grazie di tutto. Per favore: riportate a casa Lester». Will fece una faccia malinconica e Naomi si preoccupò.
«Ho detto qualcosa di sbagliato?»
«No, no» la tranquillizzò. «Lester era il nome di mio padre».

Jason si buttò sul letto completamente sfinito. Calipso sorrise da dietro lo schermo del computer. «Che fai?» chiese il biondo.
«Ricerche» rispose senza staccare gli occhi dallo schermo.
Jason si buttò accanto a lei sul letto «Su cosa?».
Era l'elenco di tutti gli agenti segreti del CHB e alcune loro missioni più importanti.
«Un tipo che conosco ha detto di aver fatto parte di un'agenzia segreta e dato che ho intenzione di continuare a frequentarlo sto cercando di capire chi sia, perché non ho mai visto il suo viso e non so neanche il suo vero nome. Però c'è qualcosa dentro di me che mi spinge a fidarmi: una stretta al cuore e alla bocca dello stomaco».

«Quella cosa allo stomaco é tipica dell'istinto da spia» le mostrò come restringere il campo ai giovani uomini. «Potrebbe non essere del CHB» le fece notare.
«Si lo so, infatti quando tornano devo parlare con Will e Frank». Calipso si voltò verso Jason «Puzzi di cipolla: vatti a fare una doccia».
«Sissignora».

«Ehi» Percy rivolse lo sguardo all'amico poggiato allo stipite della porta. «Ti va di parlarne?».
Scosse la testa mentre Nico si stendeva sul letto accanto. «Va bene, allora non parliamone».
Rimasero stesi sui letti in silenzio per circa dieci minuti, poi Percy disse: «Ho fame».
«Tu hai sempre fame».
«Lo so. Andiamo a mangiare?».
Nico scrollò le spalle: era italiano quindi il cibo era la sua passione.

Leo strinse i pugni «PERCHÉ?».
«Li distrarresti dalla missione» rispose in tutta calma Chirone.
«Sono i miei amici! Voglio aiutarli!»
«Li hai già aiutati disinstallando l'antifurto di Ares per permettergli di oltrepassare i laser e li hai aiutati anche col biglietto anonimo».
«Nico e Hazel sono distrutti a causa mia!».
«Si riprenderanno».
Leo era fumante di rabbia «E Will?». Chirone esitò, poi disse: «É un ragazzo forte».

Il ragazzo batté le mani sulla scrivania «Io so dov'è la madre di Percy. Perché non posso liberarla?».
«Perché lui non l'ha ancora detto a nessuna agenzia segreta».
Strinse i denti «Voglio andare da loro».
«A missione finita potrai farlo».

La calma di Chirone lo irritava. Aveva la sensazione che stesse dando ai suoi amici tutte le notizie insieme così avrebbero dovuto posticipare la fine della missione a causa dei tempi di riflessione. Così lui ci avrebbe messo più tempo per andare da loro...

Uscì dall'ufficio come una furia, salì in macchina e guidò da Long Island a Manhattan.

Against OlympusDove le storie prendono vita. Scoprilo ora