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Se ero convinta che dopo Silverstone i problemi sarebbero finiti, allora posso dire che mi sbagliavo di grosso. Sono a Monza per il sedicesimo round nel mondiale ignara di quello che mi aspetta.

Adoro l'Italia, adoro i suoi colori e le persone che ci vivono; in fondo mi sento un po' Italiana anche io e tornare qui ogni anno non fa altro che riempirmi il cuore di gioia.
«Adoro essere in Italia!»
Dico euforica sbattendo le mani tra di loro.

«Peccato che lei non mi ami come un tempo l'amavo anche io»
Mi dice Max seduto al mio fianco mentre raggiungiamo l'hotel.

«Come mai?»
«Primo, l'anno scorso su tre gran premi corsi in Italia mi sono ritirato a tutti e tre e secondo, mio padre mi lasciò solo in una stazione di servizio nel sud Italia quando avevo solo quindici anni! Non ho bei ricordi»

Rimango forse più sorpresa dal modo in cui Max mi dice queste cose che dall'accaduto stesso, delle volte riesce veramente a sorprendermi e penso che forse questo è semplicemente il suo modo di fare per affrontare tutto quello che ha dovuto passare.
«Quest'anno però ad Imola hai vinto» gli sottolineo cercando di deviare il discorso.
«Culo Alyx, si chiama culo»
Rido e dopo poco scendiamo dall'auto, siamo infatti arrivati nel nostro hotel, lo stesso in cui anche Charles starà per il weekend.

Lo vedo infatti subito dopo con la sua solita polo rossa e i suoi jeans che ogni volta che vedo mi vengono i brividi per quanto sono brutti.
«C'è mio fratello, cercate di non scannarvi ok?»
«È lui quello piccolo, dillo a lui»
Gli do uno spintone e corro a salutare Charles.

«Alyx, anche voi siete qui con l'hotel?»
«Sfortunatamente» sento sospirare da dietro. «Max..» dico esasperata.

«Verstappen.»
«Leclerc.»

Si guardano come se avessero appena visto satana, hanno gli occhi serrati e non si sfiorano nemmeno per sbaglio.
«Va bene ho capito, la pace la prossima volta. Va bene bambini?»
Dico mettendomi tra di loro.

Loro però iniziano a ridere come due pazzi e dopo essersi ricomposti si avviano verso la hall dell'hotel, come se non si fossero mai odiati, come se fossero amici da una vita.

Diverse ore dopo siamo in pista, siamo nel tempio della velocità e nonostante sia solo giovedì, il parco intorno è pieno di persone vestite di rosso: i tifosi.
Loro credo siano la dimostrazione che nonostante tutto, nonostante le difficoltà poi riscattate con le rivincite, la loro fede rimane sempre una, ovvero quella per la Ferrari e per i loro piloti; in Italia, ma non solo, piloti come mio fratello vengono infatti venerati mentre altri come proprio Max, letteralmente odiati.
Per cui durante questi tre giorni, sarò tra due veri fuochi con la speranza di non rimanerci troppo scottata.

Come Silverstone poi anche Monza prevede il formato con la sprint, il che significa ancora più ansia. Spero solo che questo weekend si concluda nel migliore dei modi anche perché non appena torneremo a Monaco mi aspetta una cena importante.
Sto parlando della cena con la famiglia di Max, dove fortunatamente non ci sarà solo il padre ma anche la madre e sua sorella Victoria, che finalmente potrò conoscere, insieme al suo compagno.

Sabato mattina dopo essere rimasta nel letto con Max, sforando l'orario previsto di ben venti minuti, ci siamo recati in pista ma questa volta in macchina non eravamo soli, infatti ero seduta sul sedile posteriore perché ebbene sì lo yin e lo yang avevano deciso di essere amici.

Indosso il mio solito pass al collo e vado nei box Redbull, dove seguirò la sprint race e poi domani la gara.

Bandiera verde e la sprint inizia, senza troppi colpi di scena tranne l'escursione di Pierre che rompe l'alettone e il team radio di Charles che chiede se sta bene, procede tutto liscio tanto è vero che Max domani partirà primo nonostante si sia qualificato secondo, grazie ad una penalità sul primo.

DESTROY ME // max verstappenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora