16

2K 91 6
                                    


Gli ultimi giorni sono stati i peggiori.

So di portare in grembo una creaturina nata dalla passione di una notte tra me e Max e io non so come dirlo a quest'ultimo.

Non voglio abortire, voglio portare avanti la gravidanza e anche se sarò sola non mi interesserà.
Farò nascere questo bambino.

Resto seduta sul divano, con una tazza di tè caldo in mano e lo sguardo fisso nel vuoto quando sento il campanello della porta bussare.

Mi alzo per andare ad aprire ma vengo preceduta da Elijah.

«Oh Alyx lascia stare, prima di salire c'erano dei tizi della pubblicità sotto il palazzo.»
Dice indicandomi nuovamente il divano.

Così torno a sedermi ma questa volta oltre al campanello sento dei forti colpi battere contro la porta.

«Sei sicuro che sono i tizi della pubblicità?»
Chiedo spaventata.

Elijah annuisce e torna a sorseggiare il suo tè come se dall'altra parte dell'appartamento non ci siano dei pazzi che vogliono scardinare la porta d'ingresso.

Torno a bere anche io il mio tè e mentre i suoni intorno a me si affievoliscono sempre di più sento la sua voce.

Non le do retta.
Forse sto sognando e il mio subconscio mi sta facendo degli scherzi eppure è così reale, sento la sua voce sempre più vicina, sempre più roca, più stanca.

«Max?»
Mi alzo di scatto e forzata da un impulso mi incammino verso la porta.
È la sua voce.

«Alyx ti ho detto di non aprire!»
«Shhh»
«I tizi delle pubblicità, insomma non mi fido di loro! Lascia stare»

Elijah balbetta ma io non gli do retta, quella è la sua voce ne sono sicura.

Abbasso la maniglia e vengo investita da un'ondata di familiarità.

I suoi occhi guizzano nei miei, il celeste si fonde con il verde.
I suoi capelli dorati brillano sotto il palmo della mia mano.

«Max...» dico con la voce strozzata.
Lui mi abbraccia appena, poi lo faccio entrare e senza dire niente a Elijah che nel frattempo continua a fissarlo in cagnesco, ci chiudiamo in camera mia.

Chiudo la porta, nel frattempo Max si siede sul bordo del letto e io faccio altrettanto ma dall'altra parte.

Non possiamo stare vicini, non più.
Questa sera sarà l'ultima fermata; gli dirò come stanno le cose e poi ognuno si prenderà le proprie responsabilità.

«Perché sei qui?»

Chiedo titubante.

Sono felice di vederlo, come non potrei esserlo...è solo che non funzioniamo insieme e la cosa non fa che rattristirmi ogni volta che lo vedo.

«Cos'è questo?»

Dice freddo senza neanche guardarmi in faccia e mostrandomi quel pezzo di carta che gli ho scritto poche settimane fa.

Già...poche settimane fa.
Devo dirgli del bambino.

«Max lo sai che le cose non hanno funzionato e io dovevo tornare qui, non potevo andarmene però senza dire niente. Non sono una codarda»
Sospiro.

«Non sei codarda? Se non sei codarda non te ne saresti andata!»

«Avevo un motivo per restare?»
Sbotto ferita.

Max fa per parlare ma tace.
Abbassa lo sguardo e si chiude in se stesso.

«Lo so di aver mandato tutto a puttane, non serve ricordarmelo ogni volta ok? Però lì c'è la tua famiglia!»

DESTROY ME // max verstappenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora